Mario Monti era (ed è) il premier giusto per negoziare in Europa
Vi ripropongo un mio articolo del 10 novembre 2011 sulla nascita del governo Monti. Dopo i recenti successi in Europa ed a distanza di otto mesi dalla pubblicazione su L'Occidentale, possiamo dire con certezza che avevo visto giusto: Monti era ed è il premier giusto per negoziare con Francia e Germania.
Dopo anni in cui ci eravamo abituati a governi solo politici, si è
materializzato il fantasma di un altro esecutivo tecnico e molto simile
ai governi Ciampi, Amato e Dini degli anni novanta. Oggi il nome di gran
moda è quello di Mario Monti.
La sua improvvisa e sorprendente nomina a senatore a vita da parte di
Giorgio Napolitano sembra rafforzare l’ipotesi che sarà proprio il
presidente della Bocconi a ricevere l’incarico di formare l’esecutivo
tecnico di “salvezza nazionale”. La visita di Monti a Napolitano di ieri
non è figlia soltanto della prassi, ma indica anche un possibile
scenario nell’immediato futuro.
Mario Monti è una personalità dall’indiscutibile competenza ed
esperienza internazionale. Ha il “physique du rôle” per guidare il paese
e per confrontarsi con il nuovo direttorio franco-tedesco in Europa. Ha
anche un curriculum bipartisan: sia Berlusconi sia D’Alema, in passato,
l’hanno indicato come commissario europeo. È un uomo di potere, è una
personalità che conta nei giri che contano: in Italia, come in Europa.
Non si sottoporrà mai al giudizio degli elettori perché non è nella sua
natura fare politica.
È un tecnico, un economista che sembra avere nel taschino la ricetta
per salvare l’Italia. In realtà, però, quello di cui ha bisogno l’Italia
lo decide l’Unione Europea, non Monti. Se quest’ultimo dovesse
veramente riuscire a formare il governo (sarei ancora molto cauto), farà
esattamente quello che l’Unione Europea gli dirà di fare. Ora, le
democrazie non funzionano esattamente così. In democrazia governa chi ha
i voti ed il consenso. Mario Monti ha solo il consenso
dell’establishment politico-economico-finanziario.
Alla luce di tutto ciò, dovremmo augurarci che si vada, quanto prima,
ad elezioni. Ma questa soluzione non è possibile. Sarebbe
controproducente per un paese come l’Italia che è, di fatto,
commissariato dall’Unione Europea e tenuto sotto scacco dai mercati.
Negli ultimi anni, la politica non ha saputo prevedere e governare
questa crisi economico-finanziaria. Le ricette del governo si sono
rivelate se non sbagliate, comunque, insufficienti.
Adesso il tempo è ormai scaduto e la politica non ha più tempo per
recuperare. Non ora. L’Italia vive, purtroppo, una crisi politica ed
economica di cui gran parte dei cittadini e della classe politica,
forse, non ne hanno percepito esattamente l’entità. L’Italia è diventata
fonte di contagio in Europa.
In questa fase storica, in questo contesto storico, all’Italia serve
solo un governo tecnico con un’ampia, ampissima maggioranza che governi
ancora per un anno, che rassicuri i mercati e l’Europa, che narcotizzi
una politica fin troppo (inutilmente) rissosa, che ci porti a nuove
elezioni ed ad una nuova fase politica della storia di questo paese.
Il governo tecnico è oggi una medicina amara, forse indigesta, ma
necessaria affinché il paese possa superare questa fase di paralisi in
cui si trova. È l’eccezionalità della situazione a giustificare, oggi,
il governo tecnico.
Ubaldo Villani-Lubelli
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