Gli intellettuali tedeschi ci dicano quale Europa vogliono
Ma dove sono finiti gli intellettuali tedeschi? Perché non hanno
nulla da dire sulle traballanti sorti dell’Ue? Certo, l’ultimo pamphlet
di Hans Magnuns Enzensberger si occupava del «mite mostro» Bruxelles.
Günter Grass, dopo la sua poesia sulla politica aggressiva di Israele,
ne ha scritta un’altra, «La vergogna dell’Europa», in cui attaccava la
miopia della politica europea nei confronti della Grecia. ...
Molto più interventisti, appaiono oggi invece gli economisti.
Divisisi in due fazioni ben distinte, sono attualmente i veri
protagonisti del dibattito sul futuro europeo, come testimonia anche il
caso più recente. Un paio di settimane fa, un gruppo di quasi duecento
economisti, capeggiato da Hans-Werner Sinn, direttore dell’istituto di
ricerche economiche di Monaco, Ifo, ha pubblicato una lettera aperta,
con la quale si voleva mettere in guardia i cittadini riguardo alle
decisioni prese nell’ultimo vertice di Bruxelles. ...
Un’iniziativa che ha creato scalpore nel Paese e non solo,
e alla quale è seguita prontamente la replica di un altro gruppo di
esperti (non solo tedeschi però), guidati da Peter Bofinger, membro del
comitato dei saggi che affianca il governo federale in questioni
economico-finanziarie. Questi hanno perorato la causa di un’Europa sì
virtuosa, ma molto più solidale. E ancora, un’accelerazione dei tempi,
per rendere esecutive le decisioni prese a Bruxelles. Bofinger e alcuni
suoi colleghi tedeschi poi, si sono detti molto allarmati dai toni
nazionalistici della lettera aperta di Sinn e Co. In Germania, dunque,
si dibatte, a volte anche con toni molto accesi, su come risolvere la
crisi dell’eurozona. Ma il dibattito è quasi esclusivamente economico. ...
Lo scorso dicembre, per esempio, un quadrumvirato di alta caratura,
composto dagli scrittori tedeschi Peter Schneider e Hans-Christoph Buch
e dai due filosofi francesi André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy,
pubblicava un «Manifesto contro il provincialismo europeo». ... Secondo i quattro firmatari, l’Europa però non è finita,
anzi, è all’inizio di un processo di unificazione, che non è a
disposizione di politici che ragionano giusto in termini di campagna
elettorale. ... La vera Unione può riuscire solo se non viene governata dalla
miopia, ma dal coraggio dei padri fondatori che avevano tratto le
giuste conclusione dalle due guerre mondiali». Di tono simile è anche un
altro appello, pubblicato un paio di mesi fa dal settimanale Zeit e
sottoscritto da un centinaio di intellettuali di tutta Europa (tra
questi Claudio Magris, Doris Dörrie, Anthony Giddens, Imre Kertész, Adam
Michnik, Rem Koolhaas, Petros Markaris, Peter Esterházy). Sotto il
titolo «Siamo noi l’Europa» si leggeva: «Nessuno dei grandi pensatori,
da Jean-Jacques Rousseu a Jürgen Habermas, ha mai auspicato una
democrazia che si esaurisse in un susseguirsi frenetico di vertici. La
crisi del debito che sta dividendo l’Europa non è solo una crisi
economica, ma è politica. E per risolverla abbiamo bisogno di una
società civile europea e delle visioni di una generazione più giovane». ...
«Un giorno ci si chiederà dove erano gli intellettuali, quando l’Europa andava in frantumi» scriveva lo scorso novembre Thomas Assheuer sul settimanale Zeit.
E in effetti, anche se gli appelli poi sono venuti, manca il dibattito. ...
E così Assheuer si chiedeva, come mai l’Europa fosse diventata la cenerentola dell’elite intellettuale tedesca? Il sociologo Ulrich Beck in un articolo sul mensile di politica e attualità tedesco, Cicero,
aveva provato ad avanzare anche un’ipotesi. Perché dopo la caduta del
Muro nel 1989, si è assistito a un processo di «rinazionalizzazione» e
di riappropriazione del proprio paese divenuto di nuovo un tutt’uno. Ma
anche quel cammino nel frattempo si è chiuso. Perché allora nessuno dei
vari Grass, Walser e via dicendo se la sente di riprendere
quell’affermazione di Helmut Kohl: «La Germania è la nostra patria,
l’Europa è il futuro», così come le domande che ci si era posti
nell’ormai lontano 1988 a Berlino, per avviare un dibattito, che
coinvolga veramente i cittadini. Un dibattito su come ci si immagina
concretamente questa Europa, di cui l’attuale ha disperatamente bisogno? (Estratto tratto da www.linkiesta.it. Per leggere l'intero articolo, clicca qui)
Andrea Affaticati
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