Dialogo, memoria e ambientalismo: dOCUMENTA (13)!
Dialogo, memoria e ambientalismo.
Sono questi i temi della tredicesima edizione di dOCUMENTA (13), la più grande
e importante esposizione di arte contemporanea al mondo. Un evento che si
svolge ogni cinque anni e che porta a Kassel, nel cuore della Germania, non
solo le più significative tendenze dell’arte contemporanea ma anche, e
soprattutto, migliaia di visitatori da tutto il mondo. Per tre mesi, la piccola
ed amena Kassel, diviene il centro del mondo dell’arte contemporanea. L’intera
città si trasforma, appunto, in dOCUMENTA ed è così dal 1955, anno della prima
edizione. Mai come in quest’occasione l’esposizione si svolge ed è dislocata
ovunque tanto da essere, per certi versi, anche un po’ dispersiva. Non solo i
luoghi classici come il bellissimo Fridericianum, la documenta-Halle, la Neue
Gallerie o l’Orangerie, ma anche la stazione ferroviaria, il parco Karlsaue,
hotels, centri commerciali, angoli e palazzi della città abbandonati al degrado
e addirittura un Bunker. A Kassel quasi ogni luogo della città, dal 9 giungo al
16 settembre 2012, ha il suo piccolo o grande spazio dedicato a dOCUMENTA (13).
Carolyn Christov-Bagarkiev |
La tredicesima edizione
dell’esposizione più famosa del mondo è curata dalla italo-bulgara, ma nata
negli Stati Uniti, Carolyn Christov-Bagarkiev. Una carismatica, vivace e
prosperosa signora dai capelli ricci e biondi, occhiali di cellulosa alla moda
(di colori sempre diversi) e con le idee molto chiare. Al suo fianco c’è sempre
il suo barboncino bianco, quello che CCB - come viene simpaticamente chiamata
la curatrice - ha già definito il cane più famoso del mondo. In passato ha
curato eventi importanti come Castello di Rivoli e la biennale di Sidney. Come
ogni edizione di dOCUMENTA c’è una sola curatrice (o curatore) che è una sorta
di “piccolo dittatore”. L’intera esposizione, in effetti, risente in modo
decisivo lo stile, le idee e le convinzioni di chi l’organizza. È, da sempre,
una delle caratteristiche di dOCUMENTA tanto da renderla un evento unico al
mondo.
Come al solito
l’organizzazione complessiva è al limite della perfezione, perché siamo in
Germania, dove nulla è lasciato al caso e all’improvvisazione, ed anche perché
siamo ad un evento dalla struttura efficiente ed ampiamente collaudata nel
tempo. A Kassel, durante lo svolgimento di dOCUMENTA (13), ovunque sarete,
avrete informazioni, depliant, assistenti, bagni, bar, guardaroba e altro
ancora per godervi la mostra al meglio. Un meccanismo perfetto che rende la
visita un’esperienza non soltanto culturale ed artistica, ma un piacere di
vita. Il simbolo più evidente di questo sistema è la visita del parco di
Karlsaue: chi si aspetterebbe di visitare per una giornata intera (e vi
assicuriamo che avrete bisogno di almeno sei-sette ore) una mostra di arte
contemporanea in bicicletta? Magari avendo la possibilità di riposarsi su
comodissime sedie a sdraio sulla riva di un lago (con accanto un cigno, uno
scoiattolo o un paperella) bevendo una birra, un bicchiere di vino, un
Apfelschorle o un Hugo, l’ultima bevanda di tendenza in Germania? A dOCUMENTA
(13) tutto questo è realtà.
Kultur-Bahnhof, Kassel |
Come detto è tutta la
città ad essere in mostra e per poter visitare veramente tutto (e bene) avrete
bisogno di almeno quattro-cinque giorni. Ma, forse, il senso di rendere la
mostra così estesa e ramificata per l’intera città sottintende l’idea che più
che soffermarsi su tutte le singole opere, è necessario cogliere lo spirito
della mostra ed il significato del progetto che c’è dietro cercando di
comprendere il messaggio artistico, sociale e politico. Sì, anche politico,
perché mai come quest’anno la mostra ha una serie di chiari e netti messaggi
politici da voler comunicare. dOCUMENTA (13) non vuole essere una semplice
esposizione artistica e museale. La stessa scelta dei luoghi (estremamente
accurata e di notevole impatto estetico-visivo) ne è una dimostrazione. Dalla
stazione ferroviaria, al Bunker, dalle case abbandonate ai centri commerciali
ogni luogo era parte dell’opera d’arte stessa. Del resto a Kassel, la
principale stazione ferroviaria è stata trasformata in una stabile stazione
culturale (Kultur-Bahnhof) tanto che ne hanno costruita un’altra (Wilehlmshöhe),
più decentrata, dove far passare la maggior parte dei treni, soprattutto quelli
a lunga percorrenza. L’intento, dunque, è di far uscire l’arte dai musei per
portarla tra la gente, nella vita quotidiana delle persone. E così, si può
curiosare nel reparto bambini di un noto centro commerciale tedesco e,
improvvisamente, entrando in un corridoio (apparentemente un’uscita di
sicurezza), ci si ritrova all’intero di un installazione musicale in un’enorme
spazio vuoto.
dOCUMENTA (13) vuole
essere un luogo dove una serie di sensibilità si trovano, insieme, intorno a
qualcosa che li accomuna, che li lega. Come più volte spiegato dalla curatrice,
dOCUMENTA (13) è uno spazio aperto, perché una delle idee alla base di
quest’edizione è il dialogo, la convivenza. Ed è per questo che i protagonisti
di questa tredicesima edizione non sono solo artisti, ma anche filosofi,
sociologi, antropologi e psicologi. Parallelamente alle opere in esposizione,
infatti, ogni giorno si svolgono incontri, dibattiti, conferenze, confronti,
lezioni, seminari caratterizzati da un approccio interdisciplinare. A questo si
aggiungano le proiezioni di film open air e al Gloria Theater. Un programma
impressionante per quantità e qualità, che permette ad ogni visitatore, ogni
giorno, di trovare l’evento più congeniale ai propri interessi. Secondo la
curatrice, in questo modo, non si intendono snaturare le caratteristiche dei
singoli protagonisti, ma dare la possibilità ad ognuno di mantenere le proprie
specificità nel confronto e nel dialogo. Alcuni esempi: Donna Haraway, in un
piccolo ufficio all’interno del parco Karlsaue ha riprodotto un archivio
creativo con le opere che hanno a che fare con l’interazione tra le specie.
Perché il dialogo e il rispetto dell’altro passano anche dall’importanza del
riconoscimento delle specie diverse.
William Kentridge, The Refusal of Time |
Ed ancora: Qui s’inserisce anche l’opera
di William Kentridge, The Refusal of Time, probabilmente la più bella di dOCUMENTA
(13). The Refusal of Time rappresenta, in una stanza buia, un polmone artificiale in
legno al centro e, su cinque pareti, diversi momenti di uno stesso video sul
tempo e la vita. Oltre a offrire un effetto visivo e acustico, quasi, ipnotico,
l’opera ha, evidente, molteplici significati. Da una parte l’inesorabile
destino segnato dal tempo che non possiamo, in nessun modo, veramente
controllare, dall’altro, l’artista ha voluto esprimere, attraverso quelle
cinque pareti, anche l’assenza di un unico punto di osservazione. Proprio nel
dialogo, del resto, riconoscere la prospettiva dell’altro diventa un fattore
fondamentale.
Altra opera da non
perdere assolutamente e che si inserisce proprio in questo primo tema della
mostra è la visita della stazione culturale di Kassel con un iPod. Si tratta di
un video che ti guida per una visita virtuale (ma che sembra tremendamente
reale) nella stazione. Ciò che viene proiettato nel video corrisponde a ciò che
si vede nella realtà, ma con alcune differenze perché i protagonisti del video
(viaggiatori, poliziotti, barboni, dipendenti della Deutsche Bahn, operai ecc.)
non ci sono nel tuo percorso reale. Questo effetto estraniante tra realtà e
finzione destabilizza, completamente, l’angolo visuale del visitatore.
Il secondo tema di
dOCUMENTA (13) è la memoria. Ora, la scelta degli artisti che sono stati
inviatati all’esposizione di Kassel non è, ovviamente, casuale. Carolyn
Christov-Bagarkiev ha voluto invitare anche artisti che oggi vivono in paesi
con condizioni simili alla Germania del dopoguerra, ovvero in una fase di
ricostruzione fisica, morale e intellettuale. È quindi massiccia la presenza di
autori afghani, libanesi e cambogiani, tutti provenienti da paesi in cui si
vive in condizioni politiche e sociali drammatiche. L’esposizione avrà anche
una sezione a Kabul (21 giungo-19 luglio), a Alessandria-Kairo (1-8 luglio) e
Banff (2-15 agosto).
Kader Attia, The Repair from Occident to Extra-Occidental Cultures |
Ricordiamo che la prima
edizione di dOCUMENTA, nel 1955, si svolse proprio in questo clima di
ricostruzione della Germania post-seconda guerra mondiale. Proprio l’idea della
memoria e della ricostruzione sono temi ricorrenti in numerose opere
dell’intera esposizione, in particolare, nel Fridericianum e nell’ex Elisabeth
Krankenhaus. Da ricordare le opere di Kader Attia, The Repair from Occident
to Extra-Occidental Cultures, che ha raccolto, durante i suoi viaggi in Algeria e Kongo,
oggetti che sono stati riparati mettendo però in evidenza la riparazione
operata. Da segnalare, inoltre, l’opera di Michael Rakowitz, What Dust Will
Rise?,
che ricostruito attraverso materiali dall’Afghanistan e dall’Italia la
biblioteca del Fridericianum distrutta dal bombardamento alleato durante la
seconda guerra mondiale.
Proprio in questo tema
della memoria e della ricostruzione s’inserisce, inoltre, un altro progetto parallelo
a dOCUMENTA (13). Nel 1933 a Kassel, durante la dittatura nazista, ci fu un
rogo di libri a Friedrichsplatz. Per questo la curatrice ha voluto pubblicare
durante i cinque anni di preparazione della mostra i cosiddetti 100 quaderni
che non sono altro che brevi pubblicazioni, cento pensieri differenti, di
diversi artisti.
AndAndAnd |
dOCUMENTA (13) non ha un
titolo o un motto che la riassuma. Come ha spiegato in una recente intervista
Carolyn Christov-Bagarkiev a Repubblica: “il capitalismo si basa sulla diffusione
di concetti cognitivi. E io sciopero. Non elaboro concetti. Semmai la mia
mostra ha una sua atmosfera.” Proprio la critica al capitalismo è, tra l’altro,
un dei tratti di questa mostra che ha nel progetto AndAndAnd e nei suoi chioschi
biologici una delle manifestazioni più evidenti. Del resto la curatrice,
femminista di vecchia data, non ha mai nascosto che l’arte è politica. Siamo
così arrivati al terzo tema: l’ambientalismo. Una parola chiave di questa
mostra tanto da essere, probabilmente, il filo conduttore principale
dell’intera esposizione. Si tratta del resto di un tema, che in un certo senso,
può anche riassumere o inglobare i primi due perché il tema del rispetto per la
natura, l’ambiente e l’ecologia sono inteso in senso lato come appunto il rispetto,
la convivenza (anche con le specie diverse) e la ricostruzione dello stato
primordiale e naturale. Il tema dell’ambientalismo ha, comunque, nel parco e
nell’Ottoneum i luoghi di maggior rappresentazione. Due luoghi, ovviamente, non
casuali: il parco simbolo della natura e l’Ottoneum dove c’è, stabilmente, un
museo di scienze naturali. Da segnalare, qui, l’opera di Maria Thereza Alves
che ha ricostruito la storia della scomparsa del lago Chalco in Messico e sulle
catastrofiche conseguenze naturali che ha comportato. La sua opera, costituita,
da diversi momenti e rappresentazioni, prevede anche un acquario con quattro
esemplari di una specie di pesce rimasto ad uno stato quasi primordiale che
ormai si sta estinguendo: l’Axolotl. Vi consigliamo, inoltre, l’opera di Mark
Dion che ha riprodotto la memoria della terra in forma di libri costituiti
interamente da settori di tronchi d’albero.
Occupy Kassel |
dOCUMENTA (13) vuole
essere un luogo, creare un’atmosfera ed in questo, non ci sono dubbi che la
mostra sia un evidente successo. A dOCUMENTA (13) non si va soltanto a vedere
opere d’arte, ma anche a vivere una Stimmung, dal movimento Occupy
Kassel con le tende nel parco davanti al Fridericianum, alle feste notturne in
alcuni luoghi della mostra organizzate dai tanti ragazzi dello staff della
mostra. Tutto questo, pur con tutte le sue contraddizioni, rende la visita a
dOCUMENTA (13) un’esperienza unica, irriproducibile e che vi consigliamo di non
mancare.
Ubaldo Villani-Lubelli
Commenti
Posta un commento