dOCUMENTA (13), sollecitazione dei sensi

Fridericianum, Kassel
Kassel non è solo la città di Ludwig Spohr, ma anche dei fratelli Grimm, di cui si avverte purtroppo a mala pena la presenza, spazzata via, come in altre città della Germania, dalla guerra. Solo un cartellone pubblicitario di un musical in corso intitolato Rapunzel ci avverte che siamo in una città fatata.
Siamo alloggiati in uno scantinato. Già proprio così: una signora molto teutonica ha trasformato la sua cantina in una specie di ostello con due camere e una cucina. Il bagno è di sopra e si accede per una ripida scala a chiocciola. E' tutto molto spartano, ma lindo e pulito (lindo non in senso spagnolo). La nostra stanza è piena di libri, asciugamani bianchi e rossi, la finestra da sul giardino. E' tutto talmente in ordine da essere inquietante. La prima sera ho avuto un incubo che poteva essere la pessima sceneggiatura di un film dell'orrore di serie B. La vecchia signora teutonica era in realtà la capa di una setta che si dedica alla tortura sistematica di malcapitati a Kassel, che rinchiude nello scantinato per anni e alla fine li fa morire per scuoiamento (un film del genere esiste, ed è di un francese. Si chiama Martyres).
Tutto è arte e tutto è politica. Critica del logocentrismo, idea vecchia, ma benissimo rappresentata. Scetticismo come stile di vita. Nulla è vero, tutto è rappresentazione. Non c'è Arte, ma tante piccole o grandi rappresentazioni artistiche. Vita è teatro. Multidisciplinarietà, moltiplicazione dei piani e delle prospettive.
Sleeping Sickness, Pratchaya Phinthong
Sollecitazioni dei sensi, tutti. Non riproducibilità dell'opera (che penso sia il senso delle performances o installazioni, che funzionano appunto soltanto nel momento e nel luogo in cui vengono realizzate). Certo è difficile mettere sullo stesso piano le due api a pancia in su di un tizio di cui non ricordo il nome e le installazioni (stupende) di William Kentridge
The Refusal of Time, William Kentridge
Ma se si accetta l'idea che sostiene tutto l'impianto di dOCUMENTA (13) allora non ha senso voler fare paragoni, e giudicare sulla base di un criterio che la curatrice della mostra ritiene non esistente, cosa è Arte e cosa non lo è. La questione però è: dire che tutto è arte coincide con la morte dell'arte. Se ciò che distingue un'espressione artistica da un'espressione del quotidiano è semplicemente una targhetta che ci informa del nome dell'autore, dei materiali utilizzati e del titolo (spesso più bello ed evocativo dell'opera stessa) allora tutto si spettacolarizza o all'inverso si banalizza. Una specie di democratizzazione dell'arte che è l'altro lato paradossale dell'estrema concettualità dell'arte stessa. La merda rimane merda anche se d'artista (Piero Manzoni docet)?
Idee di Pietra, Giuseppe Penone

Tra le altre cose è stato presentato in un bunker della seconda guerra mondiale un video girato da una specialista di strumenti preistorici, che suonava un flauto di 35.000 anni fa, il più antico strumento musicale, scoperto proprio in Germania. In questo caso di artistico c'era semmai la performance della studiosa, al limite della ricostruzione filologica, e però era affascinante immaginare i suoni dell'homo sapiens, avvertire l'urgenza che in qualche modo doveva provare, se accanto ai bisogni primari, ha sentito l'esigenza di soddisfare anche quelli secondari. O forse sono primari anche loro.

Sandrina Lamotte

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