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Germania 2018, tante incognite e una sola certezza

Il 2018 della Germania è pieno di incognite politiche. Dopo oltre tre mesi dalle ultime elezioni il Paese è ancora senza un governo e  soltanto il 12 gennaio si saprà  se alle consultazioni tra cristiano democratici, cristiano sociali e socialdemocratici seguirà una vera e propria trattativa per la formazione del nuovo governo. Ci sarà comunque l'ostacolo della votazione degli iscritti della Spd il 21 gennaio, nel caso di esito positivo si avrà il disco verde per la terza Große Koalition negli ultimi dodici anni. Una Grande Coalizione in versione  minor  in quanto avrà solo 45 seggi di maggioranza nel Bundestag - erano ben 89 nella scorsa legislatura. Le incognite politiche restano tante a cui si aggiungono i malumori nei due partiti politici principali (Unione e Spd) che al loro interno sono divisi su molte tematiche e sulla stessa opportunità di dar vita a una nuova  Große Koalition . Non sono mancate, tuttavia, dichiarazioni di apertura sui temi più divisivi tra Unione e Sp

La Germania e l'occasione del Spd

Il destino della Germania dipende dall'Spd. Eppure la terza Grande Coalizione sembra essere più una condanna che un'opzione politica per i socialdemocratici. L'alleanza con l'Unione di Merkel è considerata negli ambienti dell'Spd una delle principali cause della crisi del partito e durante il congresso dei giorni scorsi non sono mancate le voci apertamente contrarie. Non è un caso che Martin Schulz, leader debole prima e ancor di più dopo la sconfitta nelle ultime elezioni, si fosse subito  affrettato ad affermare  in più occasioni la sua contrarietà ad una nuova  Große Koalition . Era un messaggio più al partito che ad Angela Merkel e all'intera Germania. Schulz voleva tranquillizzare una base sempre più inquieta e depressa dopo la disfatta elettorale (20.5 per cento e minimo storico). L'81 per cento con cui  Schulz è stato confermato  alla guida del partito venerdì scorso è un buon risultato, ma non si può dimenticare che appena  a marzo scorso  aveva

Merkel e l’indispensabile passo di indietro

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Angela Merkel dovrebbe dimettersi. Il fallimento delle trattative per la formazione di un nuovo governo tedesco è una sua sconfitta. Pur riconoscendo l’onore delle armi a una cancelliera che ci ha provato per due mesi  a mettere insieme ciò che insieme non poteva andare, ovvero cristiano-sociali, cristiano-democratici, ambientalisti e liberali. Era l’unica strada che aveva davanti a sé e questo è stato il suo punto debole . Non è bastata la sua nota capacità di mediazione. Ora però è giusto riconoscere una realtà nella quale Angela Merkel non ha più niente da offrire al proprio partito e, probabilmente, all’intero Paese. Per questo motivo, il modo più onorevole per uscire di scena è farsi da parte. 

Niente Giamaica. La Germania si scopre instabile

Che le  ultime elezioni tedesche  erano state storiche lo si era capito da subito. A distanza di due mesi  la portata di quel risultato  acquisisce connotati ancora più rilevanti. La Repubblica federale si trova davanti a una delle più complesse fasi politiche della sua storia. La formazione di una coalizione di governo Giamaica (dai colori dei partiti che l'avrebbero dovuta comporre)  è fallita . Angela Merkel non è riuscita a mettere insieme un'alleanza che all'inizio sembrava possibile ma che con il passare delle settimane si era capito fosse difficile da mettere in piedi. Se dopo quasi due mesi di consultazioni esplorative non si è riusciti a trovare un accordo di massima per l'inizio di una vera e propria trattativa per la formazione di un governo, è chiaro che la coalizione era comunque un azzardo per una Repubblica che ha fatto della stabilità la sua caratteristica principale. Il fallimento del progetto-Giamaica ci dice due cose apparentemente contraddittori

L'Africa è una sfida urgente per l’Europa

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Una delle sfide più urgenti dell’Unione Europea è l’Africa. Può sembrare un paradosso per un’Unione che viene dalla più grande crisi economica dal secondo dopoguerra e che ha problemi politici e istituzionali da risolvere. Eppure l’Africa, come ha affermato Emmanuel Macron nel suo celebre discorso sull’Europa alla Sorbona, è un partner strategico con il quale affrontare le sfide del domani: l’impiego dei giovani, la mobilità, la lotta contro il cambiamento climatico e le rivoluzioni tecnologiche: “Vorrei che ci impegnassimo tutti a rilanciare l’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Africa.” Una presa di posizione forte perché una partnership con l’Africa, secondo Macron , “deve condurci a fondare un vasto progetto di investimenti incrociati in istruzione, sanità e energia” (26 settembre 2017).

Sassonia, verso le elezioni anticipate?

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Le sorprese dopo le elezioni politiche tedesche continuano. Il Governatore della Sassonia Stanislaw Tillich dei cristiano-democratici ha annunciato le sue dimissioni. Nel Land più a Est, al confine con la Polonia e la Repubblica Ceca, governa attualmente una Grande Coalizione tra CDU e SPD. Alle elezioni del 2014, infatti, i conservatori si posizionarono al primo posto con il 39 per cento, seguiti dalla sinistra (Die Linke) al 18.9, poi dai socialdemocratici (SPD) con il 12.4. A seguire  AfD (9.7) e Verdi (5.7). 

Le lezione triste di Sebastian Kurz, l’anti-Merkel

Sebastian Kurz è un ragazzo prodigio. A 24 anni segretario di Stato, a 27 ministro degli Esteri e a 31 sarà Cancelliere austriaco. È una storia di successo che, forse, è solo all'inizio. Il  successo di Kurz  non è casuale, ma programmato nei minimi dettagli da molto tempo. Ha avuto la forza di farsi interprete di un profondo cambio generazionale nel suo partito prima e nell'intero Paese poi (l'età media dei candidati dell'ÖVP è di appena 45 anni) e proprio per questo è spesso citato come un modello dall'ala conservatrice dei cristiano-democratici tedeschi per criticare l'eterna Merkel. Con la vittoria appena conquistata Kurz diventa il principale, e sicuramente il più promettente, esponente del nuovo conservatorismo in Europa e, pur non avendo alcun interesse a contrapporsi duramente alla Cancelliera tedesca, diventa l'Anti-Merkel per eccellenza e si presenterà alla famiglia popolare europea come l'alternativa alla linea moderata e illuminata di An

Bassa Sassonia, verso una coalizione Semaforo a guida Spd

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Che le elezioni in Bassa Sassonia non sarebbero passate inosservate era chiaro sin da quando si è deciso di farle svolgere tre settimane dopo le elezioni federali. In un’estate tormentata dal Dieselgate , nel Land della Volkswagen ci ha pensato Elke Twesten , un’anonima e poco conosciuta parlamentare regionale, a complicare ulteriormente la situazione politica. Twesten ha abbandonato il proprio partito, i Verdi, e si è accasata nella Cdu, facendo così cadere il governo in carica, guidato dalla SPD e dai Verdi, che aveva un solo seggio in più. Così le elezioni che si sarebbero dovute svolgere a gennaio del 2018, si sono svolte ieri. E le sorprese non sono mancate. Se ancora ad agosto la CDU era data in largo vantaggio, ieri il partito di Angela Merkel ha subito una brutta sconfitta. La SPD , con il 37,1 per cento, è largamente il primo partito. A seguire i cristiano-democratici con il 33.7. Non sono mancate le sorprese anche nell’apertissima lotta per il terzo posto. Verdi e li

Bassa Sassonia, in Germania si torna al voto. Ma si guarda a Berlino

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L'attuale Bundesrat In Germania è già tempo di nuove elezioni. Domenica si vota in Bassa Sassonia, uno dei Länder più importanti: il secondo per estensione e il quarto per popolazione dell'intera Repubblica Federale. La vicinanza con le elezioni del 24 settembre rende il test elettorale un secondo round delle politiche, con l'Unione (CDU/CSU) e l'SPD che hanno l'obbligo di riscattarsi dopo il deludente risultato di tre settimane fa .

Il ritorno dei liberali tedeschi. Chi sono e cosa vogliono

Tra i grandi vincitori delle  elezioni di domenica scorsa in Germania  ci sono i liberali. Quattro anni fa, con il 4.8 per cento, la Fdp mancò per la prima volta nella storia l'ingresso nel Bundestag. Oggi, con il 10.7 per cento avrà ottanta parlamentari ed  è indispensabile per la formazione del quarto governo Merkel . Il leader liberale Christian Lindner ha preso il partito nel momento più basso della sua storia e in quattro anni è riuscito a riportarlo ai fasti di un tempo. La Fdp è stata protagonista indiscussa della storia politica della Repubblica Federale tedesca. Dopo la Cdu è il partito che ha governato per più anni, sfruttando la necessità, dal dopoguerra fino agli anni Novanta, di Spd e Unione, di avere un alleato per poter governare. E così la Fdp è stata al governo con Konrad Adenauer (Cdu) dal 1949 al 1956, con  Ludwig Erhard (Cdu) dal 1961 al 1966, poi ininterrottamente dal 1969 al 1998 con i cancellieri socialdemocratici Willy Brandt e Helmut Schmidt ed, ancora,
Il successo di  Alternative für Deutschland  era scritto negli eventi degli ultimi due anni segnati dalla crisi migratoria e dal terrorismo. Un partito che nell'estate del 2015 era dato per morto e alla prese con una profonda divisione interna è stato risuscitato dalla scelta umanitaria di Merkel. Un rischio prevedibile ma forse non del tutto calcolato. A due anni di distanza la Cancelliera paga la sua politica dell'accoglienza. Le immagini di festa dei  rifugiati accolti a Francoforte e Monaco  sono oramai un pallido ricordo. Tra quella generosa accoglienza e  il risultato elettorale di ieri  ci sono attentati terroristici a Parigi, Berlino e Londra, i gravi fatti del  Capodanno di Colonia , altri  attentati in Germania ,  la Brexit  e la  vittoria di Trump . Nel disordine mondiale attuale non potevano non esserci conseguenze anche in Germania e per una Cancelliera che più di ogni altro ha lottato per i diritti umani, per l'accoglienza e che si è presentata al mondo come 

Merkel vince ma non sorride. La Grande Coalizione è finita

Angela Merkel governerà ancora per quattro anni e avrà il suo quarto mandato. Ma con il 33.2 per cento dei consensi ottiene il peggiore risultato del 1949 (31 per cento) dell'Unione (CDU/CSU). Se una perdita di consensi rispetto al 2013 (41.5) era ampiamente prevista, non lo era  un risultato così negativo . Anche i socialdemocratici devono fare i conti per una clamorosa disfatta. Il 20.8 per cento è il nuovo minimo storico. Martin Schulz ha già annunciato che  la SPD non è disponibile ad una nuova Grande Coalizione . La SPD torna all'opposizione. Sono state poi confermate le impressioni delle ultime settimane. La crescita di  Alternative für Deutschland , grazie ad una estrema radicalizzazione della campagna elettorale e ad un sistematico disturbo organizzato ai comizi della Cancelliera Merkel, ha raggiunto l'obiettivo: il 13.2 per cento è il miglior risultato che poteva aspettarsi la nuova destra tedesca. Con questo risultato AfD vince nettamente la corsa al terzo po

Elezioni tedesche: l’Europa, il mondo e il dilemma dell’alleanza

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Le elezioni tedesche sono considerate per diversi motivi il punto di svolta dell’intera politica europea . Lì dove si sono condizionati, nel bene come nel male, molti dei processi politici dell' Unione , ovvero a Berlino , si deciderà anche il corso della politica europea nell'immediato futuro. Non è certo un caso che nella campagna elettorale tedesca la politica estera abbia avuto un’insolita centralità. Tra crisi migratoria, relazioni con la Turchia , terrorismo , relazioni con Trump , crisi con la Corea del Nord e futuro dell'Unione, il dibattito politico non poteva che essere condizionato dalle controversie internazionali in corso. Tutti temi che si legano al dibattito relativo al ruolo che la Germania intende svolgere  come attore politico globale .

La Germania arriva al voto da paese lacerato

La Germania del 2017 è un paese in un cui si vive bene e volentieri, come dice  lo slogan elettorale di Angela Merkel . La crescita economica è stabile intorno al 2 per cento e l'occupazione è ai minimi storici dalla riunificazione (5.7 nell'ultimo mese). L'export ha raggiunto la cifra record di 1400 miliardi di Euro nel 2016 e il Prodotto interno lordo quella di 3.000 miliardi di Euro. Nell'era Merkel la Repubblica Federale ha visto aumentare la sua influenza internazionale e ha elaborato una politica estera autonoma, ha rafforzato i rapporti economici con la Cina e la Russia e ha ritrovato un protagonismo economico internazionale. In Europa, la Repubblica Federale è il paese politicamente più influente e, come ha ricordato in un recente libro Angelo Bolaffi ( Germania/Europa. Due punti di vista sulle opportunità e i rischi dell'egemonia tedesca , Donzelli ) è diventata "il baricentro di stabilità geopolitico, ma anche il paese leader". La Germania ha