Niente Giamaica. La Germania si scopre instabile

Che le ultime elezioni tedesche erano state storiche lo si era capito da subito. A distanza di due mesi la portata di quel risultato acquisisce connotati ancora più rilevanti. La Repubblica federale si trova davanti a una delle più complesse fasi politiche della sua storia.
La formazione di una coalizione di governo Giamaica (dai colori dei partiti che l'avrebbero dovuta comporre) è fallita. Angela Merkel non è riuscita a mettere insieme un'alleanza che all'inizio sembrava possibile ma che con il passare delle settimane si era capito fosse difficile da mettere in piedi. Se dopo quasi due mesi di consultazioni esplorative non si è riusciti a trovare un accordo di massima per l'inizio di una vera e propria trattativa per la formazione di un governo, è chiaro che la coalizione era comunque un azzardo per una Repubblica che ha fatto della stabilità la sua caratteristica principale.
Il fallimento del progetto-Giamaica ci dice due cose apparentemente contraddittorie. Da una parte ci consegna una Germania sorprendente instabile e con un futuro politico incerto a cui non eravamo mai stati abituati. Dall'altra parte, proprio il fallimento di una coalizione che sarebbe stata di per sé fragile e conflittuale - tanto che non sono bastate, appunto, cinque settimane di trattative a trovare una piattaforma programmatica comune - dimostra che nel sistema politico tedesco non c'è spazio per esperimenti e percorsi avventurosi. Una dimostrazione della necessità di stabilità che il sistema politico richiede anche in tempi particolarmente difficili.
Certo è che ora la democrazia tedesca nata nel 1949 è davanti alla più grande prova della sua storia. In un contesto internazionale fortemente instabile, la Repubblica Federale è stata per anni il faro della stabilità e ancora oggi la Germania ha delle performance economiche straordinarie(+2.8 nel terzo trimestre del 2017).
La responsabilità del mancato accordo è da attribuire interamente ai liberali di Christian Lindner, particolarmente aggressivi e consapevoli della propria forza dopo il buon risultato elettorale del 24 settembre scorso e totalmente concentrati sul proprio partito piuttosto che sul bene del Paese nel suo insieme.
Se Unione (Cdu/Csu) e Verdi hanno fatto di tutto per superare gli ostacoli e trovare un accordo con non poche difficoltà, la Fdp ha capito che di questi tempi governare non conviene a nessuno, soprattutto a un partito medio-piccolo. L'unica garanzia del successo elettorale è l'opposizione e la campagna elettorale permanente.
Nessuno più della Cancelliera aveva bisogno di questa insolita coalizione a quattro (Cdu, Csu, Verdi e Fdp) e Lindner deve averlo capito molto bene in queste cinque settimane tanto che ha voluto mettere la cancelliera nell'angolo e sorprendere tutti (anche i Verdi) proprio nel momento in cui si pensava che l'accordo fosse a un passo.
Angela Merkel e i Verdi si sono lasciati illudere dalla Fdp che aveva pianificato nei dettagli l'uscita di scena. Avrebbero dovuto intuirlo e anticipare la mossa dei liberali già nella notte tra giovedì e venerdì quando la prima deadline non aveva portato ad alcun risultato e dopo la quale in un video su twitter la leader dei Verdi Kathrin Göring Eckhardt si dichiarava disponibile a continuare a trattare anche se le divergenze erano tali da rendere difficile un accordo.

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