Bassa Sassonia, in Germania si torna al voto. Ma si guarda a Berlino

L'attuale Bundesrat
In Germania è già tempo di nuove elezioni. Domenica si vota in Bassa Sassonia, uno dei Länder più importanti: il secondo per estensione e il quarto per popolazione dell'intera Repubblica Federale. La vicinanza con le elezioni del 24 settembre rende il test elettorale un secondo round delle politiche, con l'Unione (CDU/CSU) e l'SPD che hanno l'obbligo di riscattarsi dopo il deludente risultato di tre settimane fa.

In Bassa Sassonia si sarebbe dovuto votare nel gennaio del 2018 ma ai primi di agosto la parlamentare regionale Elke Twesten è stata protagonista del più classico dei cambi di casacca passando dai Verdi alla CDU e facendo così cadere il governo di socialdemocratici e ambientalisti guidato di Stephen Weil (SPD) che aveva una maggioranza di un solo seggio. Nel 2013, infatti, in occasione delle ultime elezioni regionali ci fu una clamorosa vittoria del centro-sinistra. La CDU di David McAllister, uno dei pezzi da novanta del partito e Presidente uscente del Land, nonostante arrivò primo con il 36 per cento dei voti (contro il 32 della SPD) perse le elezioni in quanto i Verdi ottennero un ottimo 13.7 per cento e i liberali, al contrario, si fermarono al 9.9. Nella ripartizione dei seggi, l'alleanza rosso-verde (SPD-Verdi) poteva contare su una maggioranza di appunto un solo parlamentare ma utile, tuttavia, per poter formare il nuovo governo.
Oggi i sondaggi danno CDU e SPD sostanzialmente alla pari (con l'SPD in leggero vantaggio). Ancora una volta sarà molto importante la corsa al terzo posto, così come alle elezioni politiche. Ed è qui che la faccenda si fa ancora più interessante. Sia i Verdi sia i Liberali (FDP) sono dati alla pari, intorno al 10 per cento. Più distaccati, invece, i due partiti estremi Alternative für Deutschland (AfD) e Die Linke (sinistra), rispettivamente al 7 e al 5. Per entrambi ci potrebbe essere la possibilità di essere rappresentati nel Parlamento regionale (attualmente non lo sono).
La sfida resta dunque molto aperta. Come accaduto il 24 settembre scorso, se dovessero essere ben sei i partiti a superare lo sbarramento del 5 per cento, potrebbe essere necessaria una coalizione a tre. In questo caso le opzioni sarebbero una coalizione-Giamaica, così come si tenterà di fare a Berlino (anche se i Verdi in Bassa Sassonia sono poco inclini a questa ipotesi) oppure la cosiddetta coalizione-Semaforo tra SPD, Verdi e Liberali.
Anche se le elezioni in Bassa Sassonia hanno, di fatto, rimandato l'inizio delle consultazioni per il nuovo governo per paura degli effetti di un'insolita coalizione Giamaica tra Unione, liberali e Verdi sull'elettorato nella regione, le conseguenze concrete e reali sulla trattativa del governo centrale saranno molto poche. Del resto, sono già state fissate le consultazioni per la settimana prossima.
La vittoria dell'una o dell'altra coalizione avrà degli effetti sugli equilibri politici nella Camera delle regioni (Bundesrat) dove, attualmente, un governo nazionale con una coalizione Giamaica non ha la maggioranza. In realtà, non l'avrebbe (per un solo voto) anche in caso di vittoria della CDU, ma è evidente che una sconfitta dei cristiano-democratici potrebbe complicare ulteriormente il futuro lavoro del governo. Del resto, gli equilibri nel Bundesrat non verranno ulteriormente modificati, almeno in modo sostanziale, prima della fine del 2019, quando, dopo le elezioni europee, si voterà in Sassonia, Turingia e Brandeburgo. Prima di queste elezioni si voterà soltanto in Baviera (dove la vittoria della CSU è scontata) e in Assia dove la CDU non dovrebbe avere problemi a continuare a governare. Non si altererebbero, dunque, gli attuali rapporti di forza.
I risultati delle elezioni in Bassa Sassonia avranno più un effetto mediatico-simbolico che sostanziale. Ma mai come in questa fase Angela Merkel ha bisogno esattamente di questo.

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