Il ritorno dei liberali tedeschi. Chi sono e cosa vogliono

Tra i grandi vincitori delle elezioni di domenica scorsa in Germania ci sono i liberali. Quattro anni fa, con il 4.8 per cento, la Fdp mancò per la prima volta nella storia l'ingresso nel Bundestag. Oggi, con il 10.7 per cento avrà ottanta parlamentari ed è indispensabile per la formazione del quarto governo Merkel. Il leader liberale Christian Lindner ha preso il partito nel momento più basso della sua storia e in quattro anni è riuscito a riportarlo ai fasti di un tempo.
La Fdp è stata protagonista indiscussa della storia politica della Repubblica Federale tedesca. Dopo la Cdu è il partito che ha governato per più anni, sfruttando la necessità, dal dopoguerra fino agli anni Novanta, di Spd e Unione, di avere un alleato per poter governare. E così la Fdp è stata al governo con Konrad Adenauer (Cdu) dal 1949 al 1956, con Ludwig Erhard(Cdu) dal 1961 al 1966, poi ininterrottamente dal 1969 al 1998 con i cancellieri socialdemocratici Willy Brandt e Helmut Schmidt ed, ancora, con il cristiano-democratico Helmut Kohl. L'ultima esperienza di governo dei liberali è con il secondo governo Merkel (2009-2013). Per la disinvoltura con cui hanno governato con i conservatori e i socialdemocratici, sono spesso oggetto di ironie e critiche.
Il profilo dei liberali è spesso controverso, almeno a un osservatore esterno. Uniscono il liberismo economico e il liberalismo politico con un approccio libertario sui temi dei diritti civili (per esempio sono sempre stati favorevoli ai matrimoni gay). Negli anni in cui ha governato, la Fdp ha plasmato come nessun altro partito la politica estera tedesca. Hans-Dietrich Genscher è stato il più autorevole e importante Ministro degli Esteri (dal 1974 al 1992!) dell'intera storia della Repubblica Federale. Fu protagonista indiscusso delle caduta del Muro di Berlino, della riunificazione tedesca e dell'apertura dei confini ai rifugiati dei Paesi del blocco sovietico verso la Germania in un famoso annuncio dal balcone dell'ambasciata tedesca a Praga il 30 settembre 1989.
Nella campagna elettorale da poco conclusasi, però, Christian Lindner ha annunciato una svolta rispetto a questa tradizione affermando che in caso di partecipazione dei liberali a un governo Merkel, la loro richiesta principale sarà di avere la poltrona di ministro delle Finanze, attualmente occupata dal potente Wolfgang Schäuble che però dovrebbe diventare il prossimo presidente del Bundestag.
Le ragioni della pretesa dei liberali di volere il ministero delle finanze vanno ricercate nell'ultima esperienza di governo della Fdp con Angel Merkel, dalla quale il partito uscì molto male, non riuscendo a mantenere pressoché nessuna delle promesse elettorali fatte in campagna elettorale, in primis la riduzione delle tasse e le liberalizzazioni. Non volendo commettere lo stesso errore, questa volta la Fdp vorrà il ministero di maggior peso in considerazione anche che le casse tedesche hanno ora a disposizione un vero e proprio tesoretto (circa diciotto miliardi di euro, forse anche di più) che saranno destinati alla riduzione delle tasse.
C'è però anche un'altra ragione per cui i liberali aspirano alla poltrona più importante. Il motivo è l'Europa. Negli ultimi anni il ministro delle Finanze tedesco è diventato, in realtà, una delle figure che maggiormente hanno influenzato la politica economica europea. I liberali non hanno mai nascosto di essere contrari a un ministro delle Finanze europeo e a un Fondo Monetario Europeo oltreché a forme di condivisione del debito. L'Europa a due velocità che viene spesso citata nel programma del partito sembra esattamente un'Europa a misura di Germania. Se Schäuble era considerato Mister-Austerità, per le aspettative dei Paesi mediterranei, un ministro liberale potrebbe essere ancora più intransigente.
Se è abbastanza chiaro ciò che intendono fare i liberali una volta divenuti custodi dei conti tedeschi, meno chiaro è il nome che intendono proporre. Essendoci stato un radicale cambio generazionale negli ultimi anni, la classe dirigente della Fdp è spesso molto giovane, con poca o nessuna esperienza di responsabilità di governo.
Ad aspirare a un ruolo così importante sembrano essere in tre, tutti pressoché sconosciuti al pubblico italiano. In pole position c'è Werner Hoyer, presidente della Banca Europea per gli Investimenti, grande esperienza come parlamentare e viceministro degli Esteri durante l'ultima coalizione tra liberali, cristiano-democratici e cristiano sociali (2009-2013). Europeista convinto, rappresenta forse la maggiore continuità con Schäuble, ma c'è il problema che è stato appena confermato alla Presidenza della BEI lo scorso luglio.
D'altra parte, però, se la Germania lasciasse libera la presidenza della Banca Europea per gli Investimenti a qualche altro stato membro dell'Unione Europea, avrebbe la strada libera per la presidenza della Banca Centrale Europea a Jens Weidmann. Anche Carl-Ludwig Thiele potrebbe succedere all'attuale ministro delle Finanze tedesco. Politico di lungo corso, fa parte del direttorio della Bundesbank. Autorevole e competente tanto quanto Hoyer, ha un profilo meno internazionale ed è più legato alle convinzioni economiche della Bundesbank.
Il terzo è Otto Solms, che rappresenta l'incognita maggiore. Tesoriere del Partito, a lungo parlamentare e vicepresidente del Bundestag (1998-2013).
Il ritorno della Fdp nel Parlamento tedesco, in realtà, è stata una normalizzazione del sistema partitico tedesco e tradizionalmente la classe dirigente liberale si è sempre distinta per un sano e concreto pragmatismo politico di cui anche l'Europa ne farà esperienza nei prossimi anni. Almeno si spera sarà così.

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