Il successo di Alternative für Deutschland era scritto negli eventi degli ultimi due anni segnati dalla crisi migratoria e dal terrorismo. Un partito che nell'estate del 2015 era dato per morto e alla prese con una profonda divisione interna è stato risuscitato dalla scelta umanitaria di Merkel. Un rischio prevedibile ma forse non del tutto calcolato. A due anni di distanza la Cancelliera paga la sua politica dell'accoglienza. Le immagini di festa dei rifugiati accolti a Francoforte e Monaco sono oramai un pallido ricordo. Tra quella generosa accoglienza e il risultato elettorale di ieri ci sono attentati terroristici a Parigi, Berlino e Londra, i gravi fatti del Capodanno di Colonia, altri attentati in Germaniala Brexit e la vittoria di Trump. Nel disordine mondiale attuale non potevano non esserci conseguenze anche in Germania e per una Cancelliera che più di ogni altro ha lottato per i diritti umani, per l'accoglienza e che si è presentata al mondo come l'anti-Trump. È qui che va inserito il successo di Afd. Non è un partito neonazista. Al suo interno ha più anime: quella liberal-nazionale, ultraconservatrice ma anche una terrificante parte razzista e di estrema destra. Il paradosso di Afd è che la candidata al Cancellierato, Alice Weidel, è una ricca signora che preferisce la residenza in Svizzera piuttosto che in Germania, che ha lavorato in una delle più grandi banche d'affari del mondo, Goldman Sachs, che, omosessuale, ha una compagna originaria dello Sri Lanka, ma che riesce a farsi interprete e rappresentante di un partito nazionalista, antieuropeo e xenofobo.
Afd non ha vinto perché la Germania sta male. Tutt'altro. Circa l'85 per cento dei tedeschi è soddisfatto o molto soddisfatto della propria condizione economica e sociale e sono la criminalità, la presenza dell'Islam e degli stranieri. La Germania è un paese che cresce e che ha una bassa disoccupazione. Le ragioni del successo di Afd va cercato altrove. La lacerazione della società tedesca è culturale e si è radicalizzata in questi due anni con la crisi dei flussi migratori. In particolare nelle regioni dell'Est e, più in generale, nella provincia tedesca non si fa distinzione tra terroristi e rifugiati con la conseguenza che il cittadino medio si sente profondamente insicuro. Del resto, non è un caso che Afd abbia avuto i migliori successi nell'Est, dove è riuscita addirittura a vincere in tre colleghi uninominali al confine con la Repubblica Ceca e la Polonia. Frauke Petry, Karsten Hilse e Tino Chrupalla hanno battuto tre politici di lungo corso della Cdu. Del resto, proprio in Sassonia, la AfD, alle ultime elezioni regionali del 2016 aveva ottenuto il suo miglior risultato con oltre il 24 per cento. Che AfD sia diventato il secondo partito in alcune delle regioni della ex Germania Est dimostra anche come abbia superato la Linke nella capacità di penetrazione in quelle regioni.
È l'olandese Geert Wilders, leader del Partito per la libertà e antesignano del nazionalismo anti-Islam. Per quanto riguarda la strategia comunicativa in rete, invece, è Donald Trump il modello. Afd si è infatti affidata alla stessa agenzia di comunicazione, Harris Media, del Presidente Usa. Nelle ultime settimane di campagna elettorale la destra ha portato avanti una sistematica e martellante opera di delegittimazione della Cancelliera (accusata di essere responsabile di tutti gli attentati terroristici a Berlino, Londra e addirittura in Russia) che ha avuto successo.
Il vero dilemma della politica tedesca è quale atteggiamento avrà Afd nel Bundestag. Vorrà continuare con "la caccia alla cancelliera" come ha annunciato Alexander Gauland subito dopo il voto, oppure vorrà contribuire a risolvere i problemi del paese? Intanto, la nuova destra tedesca deve fare i conti con un problema del tutto inaspettato. La Presidente Frauke Petry ha annunciato che non farà parte del gruppo parlamentare di Afd perché in disaccordo con la linea estremista intrapresa dal partito. La vera questione è ora capire quanti parlamentari potrà portare con sé Frau Petry fuori dall'Afd.
Nel 1983 il leader dei cristiano-sociali bavaresi Franz-Josef Strauß ammoniva il suo partito: non deve nascere un partito alla destra della Csu. Allora erano i Repubblicani a rappresentare una possibile alternativa all'Unione (Cdu/Csu) sul fronte destro dell'arco costituzionale. La storia andò diversamente. I Repubblicani non si sono mai veramente radicati e i cristiano-sociali e democratici non hanno mai dovuto confrontarsi con un vero partito alla loro destra. Nel frattempo sono nati prima i Verdi, alla fine degli anni ottanta, e poi la Linke, negli anni duemila. Ma sempre dalla parte sinistra.
Con Alternative für Deutschlandpartito fondato nell'aprile del 2013 all'Hotel InterContinental di Berlino, il detto di Strauß è diventato un nudo teorema. Oggi la politica tedesca ha visto nascere un partito ultra-conservatore e nazionalista, euroscettico e xenofobo alla destra dell'Unione.

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