L'errore dell'Spd

Dopo aver governato con Gerhard Schröder dal 1998 al 2005, i socialdemocratici sono stati partner di minoranza delle due grandi coalizioni guidate da Angela Merkel dal 2005 al 2009 e dal 2013 al 2017. Esclusa la parentesi dal 2009 al 2013, governano ininterrottamente la Germania dal 1998 e hanno realizzato una delle riforme sociali più ambiziose della storia della Repubblica Federale tedesca, l'Agenda 2010. Dalla fine degli anni Novanta la Germania è diventato un paese più moderno e aperto al mondo, economicamente più forte, apprezzato in Europa e nel mondo, la cultura e la lingua tedesca sono diventate (addirittura) di moda, eppure la Spd continua a non godere dei dividendi politici di questo straordinario brand internazionale di nome "Germania".

Le previsioni per il 24 settembre sono nere. La Spd rischia di ritrovarsi lì dove stava nel 2009, al 23 per cento, che ha rappresentato il suo minimo storico. I sondaggi più recenti la danno addirittura al 20 per cento. La distanza dalla Cdu è da anni siderale: 10.8 punti percentuale nel 2009, 15.8 nel 2013 e rischiano di essere non meno di almeno 12-13 il prossimo 24 settembre. In Germania addirittura si mette in discussione se la Spd possa essere considerata ancora a tutti gli effetti un partito di massa (Volkpartei).
I motivi della crisi dei socialdemocratici sono tanti. Certamente hanno pagato il prezzo politico dell'Agenda 2010 a cui è seguita la nascita di un partito a sinistra della Spd, la Linke, che è stabilmente intorno al 10 per cento e con il quale la cooperazione politica è sempre molto difficile. Inoltre, l'Agenda 2010 ha allontano la Spd dal suo elettorato tradizionale di sinistra. È pur vero, tuttavia, che l'Agenda 2010 è stato un fattore di sviluppo importante per l'intero paese e che ancora nel 2005, quando il conflitto sociale sulla riforma erano intenso, la Spd ottenne un ottimo risultato elettorale: 34.2 per cento. Non bisogna dunque sopravvalutare l'effetto Agenda 2010 sulle difficoltà dei socialdemocratici tedeschi.
Un altro motivo della crisi della Spd è la partecipazione alle Grandi Coalizioni. Le alleanze con Angela Merkel sono state un abbraccio mortale. La Cancelliera ha occupato molti spazi politici di quella che un tempo era la sinistra tedesca: dal salario minimo all'abbandono dell'energia nucleare, dall'eliminazione del servizio militare obbligatorio ai matrimoni gay. Ma anche attribuire tutte le responsabilità all'alleanza con i conservatori è una lettura di comodo. La Spd è stata all'opposizione anche dal 2009 al 2013 e l'effetto non è stato, a dire il vero, molto salutare: 25.7 per cento e meno 15.8 punti percentuali dall'Unione. Insomma, anche la partecipazione alle grandi coalizioni non devono essere sopravvalutate.
In realtà, l'errore più grave della Spd è probabilmente un altro. Inaspettato e nascosto. Impensabile e paradossale. Considerato che la Spd governa il paese praticamente dal 1998 e che in questi anni la Germania è cresciuta molto (non solo economicamente ma anche culturalmente) e che è diventata uno dei paesi dove una buona parte della popolazione europea (e non solo) vorrebbe vivere, invece di appropriarsi di questo patrimonio, la Spd sembra volersene staccare, rimarcando continuamente una necessaria discontinuità rispetto al recente passato. La Spd è l'artefice principale della nuova Germania, ha contribuito in maniera decisiva all'elaborazione di un politica estera autonoma, al rinnovamento culturale e sociale, ad un mutamento antropologico della società tedesca, eppure l'immagine simbolo di questa Germania resta sempre e solo Angela Merkel. Alcuni commentatori hanno affermato provocatoriamente che la leader della Cdu è la cancelliera socialdemocratica di maggior successo nella storia della Repubblica Federale. Nel 2015, l'allora presidente socialdemocratico dello Schleswig Holstein, Torsten Albig, disse, addirittura, che la Spd non aveva bisogno di un candidato alla cancelliera perché Merkel faceva benissimo il proprio lavoro.
L'errore della Spd è di non essersi appropriata (e di continuare a non farlo) dei successi della Germania di oggi e dell'immagine vincete della Germania del ventunesimo secolo. Invece di mettere in evidenza ciò che va male, la Spd dovrebbe togliere a Merkel l'esclusiva nel rappresentare la nuova Germania. Ma forse è troppo tardi.

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