La Germania dimostri di volere l'Euro: rischia di perdere la tripla A
Un leggero colpo alla linea
politica per l’Europa di Angela Merkel, questa volta, non arriva da un politico
qualsiasi di uno dei paesi in difficoltà dell’area Euro, ma da uno dei “Fünf
Wirtschaftsweisen”, cioè uno dei “saggi” membri del Consiglio economico
indipendente del governo tedesco. Sarebbe “un’illusione”, infatti, per
Peter Bofinger, che la politica di sola austerity sostenuta con forza dalla
Cancelliera possa portare alla soluzione dei problemi dell’area Euro. In
un’intervista allo Spiegel, sembra,
quasi, voler aizzare gli oppositori esterni ed interni alle scelte del governo
tedesco. Certo, lo studioso in questione è l’unico esponente all’interno del consiglio
a sostenere le teorie neo-keynesiane, il che significa una certa simpatia per
eventuali interventi o del governo, con politiche fiscali, o della banca
centrale, con politiche monetarie, per stabilizzare i mercati. Da questo,
forse, deriva in parte la bocciatura delle scelte della Cancelliera, ancorata
sulle posizioni contro Eurobonds e modifica dello statuto della Banca Centrale Europea.
E proprio sul problema dei
debiti sovrani, Bofinger rilancia con forza l’idea tedesca dell’European
Redemption Fund, contrapposta agli
Eurobonds tanto desiderati dai paesi più fragili dell’Eurozona. Ma perchè la
Germania si oppone alla condivisione del debito e propone, invece, un
sistema meno comunitario? L’ERF è un fondo in cui i paesi il cui rapporto
debito/pil supera la soglia del 60%, stabilita dal Fiscal Compact, dovrebbero trasferire il debito eccedente, finanziarlo
per pagarne gli interessi e fare in modo che in 20-25 anni si estingua. I
titoli comunitari invece, sostituendosi a quelli dei vari stati e garantiti
dalle economie dei paesi “forti”, ridurrebbero il rischio di insolvenza dei
paesi in difficoltà. Ma, oltre che alle ulteriori cessioni di sovranità in
favore dell’UE, i tedeschi hanno paura di dover pagare per tutti. Per questo Angela
Merkel non si è mossa di un dito dalle trincee dell’austerità e del
risanamento, condizioni considerate necessarie anche per devolvere gli aiuti
dei vari fondi europei. Così, in serata la Cancelliera ha respinto, inun’intervista alla seconda rete tedesca, ZDF, ogni ipotesi che la Germania
possa essere “solidale ma senza controllare nulla, senza alcuna contropartita”.
Sostiene infatti la Cancelliera: “se si ha una moneta comune, questo significa,
naturalmente, che oltre ai vantaggi ci sono degli obblighi e che le decisioni
politiche di ogni singolo membro hanno effetto sugli altri Paesi”. Altra grana
per il governo tedesco, poi, viene dall’attesa per la sentenza della Corte
Costituzionale tedesca, chiamata ad esprimersi sulla costituzionalità della partecipazione
della Germania ai fondi salva stati, in particolare l’Esm. La decisione è stata
rinviata a settembre.
Così, mentre parte
dell’Europa, Italia in testa, accelera per giungere ad una maggiore solidarietà
tra i paesi dell’Eurozona, in territorio tedesco si cerca di tirare il freno
quanto più possibile e di ottenere le maggiori garanzie possibili prima di
aiutare altre economie. Se, poi, anche lo stesso Bofinger ammette che, almeno
per l’Italia, gli alti tassi sui suoi bond “non sono giustificati” e che la
ricetta tedesca è sbagliata, la risposta di Berlino rimane una: Nein, Danke.
Prima garanzie, cioè stabilità finanziaria, e poi se ne parlerà. Ma Boginger
avverte: anche chi risparmia rischia di fallire.
Proprio su Il Sole 24 Ore diieri, d’altronde, Antonella Olivieri metteva in guardia dall’ipotesi che anche
Berlino possa perdere la tripla A. Non è un aspetto del tutto nuovo, già nei
mesi scorsi, se n’era parlato. Ma oggi il rischio sembra essere più concreto,
tanto che ci si aspetta da Berlino una risposta decisa: costruire una casa
comune in Europa dove condividere oneri e onori. La Germania dimostri di
volerlo.
Giuseppe De Lorenzo
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