Capire la crisi: domande e risposte / 1


Perché la crisi dell’Euro non finisce mai?
La crisi dell’Euro non è solo la crisi di una moneta. È la crisi del sistema economico e politico dell’Unione Europea. L’UE, così come è stata pensata, è un’incompiuta perché è stata creata una moneta unica, ma non un’unione politica. Si sono messi insieme economie e sistemi politici molto diversi e con esigenze molto differenti tra loro senza dotarli di una forte e solida struttura di base. I padri dell’Europa hanno creato un’Unione pensando che ci fosse (o che fosse facilmente raggiungibile) una omogeneità sociale ed economica di fondo tra i diversi stati. Non potevano naturalmente prevedere la crisi dei titoli subprime negli Stati Uniti che è alla radice della crisi europea e non potevano prevedere che l’Europa sarebbe diventata un continente “marginale” rispetto alle nuove economie emergenti, quali, ad esempio i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), ma potevano prendere in considerazione che prima o poi una crisi, economica e politica, arriva. La storia non ha un percorso sempre lineare.

La classe dirigente europea di oggi si trova a gestire un colosso burocratico (l’Unione Europea), ma un nano politico ed economico. L’Unione Europea di oggi ha un ruolo, quasi, marginale negli assetti geopolitici internazionali. Ed ancora: Se nel 2010 la partecipazione del prodotto interno lordo europeo a quello mondiale era al 34 per cento, nel 2050, le previsioni la danno al 18 per cento. L’Europa è un continente sempre più povero dal punto di vista economico e più debole dal punto di vista politico. A questo si aggiunga il deficit di partecipazione politica. C’è troppa distanza tra le istituzioni europee, fondamentalmente prive, tra l’altro, di grande potere politico, ed i cittadini. L’altra grande anomalia dell’Europa è la Banca Centrale Europea che non ha gli stessi poteri delle altre banche centrali del mondo e questo complica ulteriormente le cose. Finché non verrà data alla BCE il potere che spetta ad una reale banca centrale, la crisi dell’Europa sarà lontana da essere risolta. Le ultime mosse di Mario Draghi, con positivi effetti sulle borse, dimostrano che quando la Banca Centrale Europea agisce ne beneficia l’intera eurozona.
Infine: l’Europa sembra pagare la troppa distanza culturale tra i paesi che la compongono. Se la moneta unica, ovvero l’Euro, ha fatto sì che ci fosse una maggiore facilità e possibilità di interazione e di contatto tra i popoli europei, la crisi ha messo in risalto le differenze culturali e sociali. Questo fattore si è, purtroppo, acuito negli ultimi mesi. La sfida è di superare le differenze e i pregiudizi reciproci per un interesse superiore rappresentato dall’Euro.

Cosa vuole la Germania?
In Germania è stato reso noto che l’indice IFO sul clima di fiducia delle imprese tedesche relativo al mese di luglio si è attestato a 103,3 punti, inferiore alle attese degli analisti che si aspettavano un valore pari a 104,7 punti. L’agenzia di rating Moody’s ha rivisto al ribasso le prospettive sulla Germania, tanto che la Repubblica Federale Tedesca potrebbe presto perdere la tripla A. Nonostante queste notizie negative, la Germania resta la più solida tra le principali economie dell’Eurozona. Resta il paese guida. Dall’alto della propria solidità sono due anni che la Germania pretende dai cugini europei riforme che mettano in ordine i conti pubblici e che eliminino gli sprechi. La Germania è consapevole di avere il miglior modello economico-sociale in Europa, ma non vuole necessariamente imporlo. Ricordiamo, infatti, che i tedeschi, per una questione culturale, sono in imbarazzo ad essere un modello. I tedeschi pretendono, però, che i conti degli stati che si sono dimostrati poco virtuosi vengano monitorati e tenuti sotto controllo da organismi terzi. In questo pretendono una cessione di quote di sovranità. La Germania vuole anche la riforma dei Trattati ed un riforma politica che faccia dell’Europa uno stato federale.
Si è spesso accusato la Germania di scarso senso di solidarietà, ma il recente voto del Bundestag a favore delle banche spagnole dimostra esattamente il contrario. La Germania vuole salvare l’Euro e l’Europa, ma numerosi esponenti dell’establishment politico-economico tedesco non escludono che ci possano essere dei cambiamenti rispetto alla moneta attuale, come, ad esempio, un Euro senza la Grecia e, chissà, forse anche senza la Spagna. Le ultime mosse di Angela Merkel e le recenti dichiarazioni del Ministro Schäuble dimostrano però che la Germania resta un paese europeista e che farà di tutto per salvare l’Euro con tutti i componenti attuali.

Cosa non vuole la Germania?
La Germania (ed in particolare Angela Merkel) non vuole gli Eurobonds. Sono più possibilisti i socialdemocratici, tanto che molti analisti pensano, infatti, che se alle elezioni politiche del 2013 dovessero vincere i socialdemocratici ed i Verdi, si aprirebbero concrete possibilità per l’introduzione degli Eurobonds. La Germania non vuole, inoltre, aiuti a perdere. Pretende che gli aiuti siano accompagnati da controlli. La Germania non vuole, infine, la fine dell’Euro. La Germania ha guadagnato dall’introduzione dell’Euro e ne sono consapevoli numerosi economisti e politici tedeschi. L’Euro viene considerato una risorsa e un patrimonio da tutelare, proteggere e valorizzare. (1. continua)
twitter @uvillanilubelli

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