Il paradosso dello spread: Italia e Spagna finanziano la crescita tedesca
Enel e Rwe sono due società energetiche. Hanno gli stessi identici
rating da parte di Standard & Poor's (BBB+) e Fitch (A-). Solo che
la prima è italiana, mentre la seconda è tedesca: per questo semplice
motivo, Enel è costretta a pagare spread sui suoi finanziamenti quasi
nove volte più elevati della concorrente. I tassi d'interesse dei
prestiti obbligazionari che i due colossi dell'elettricità hanno sul
mercato parlano chiaro: il bond di Enel con scadenza nel 2018 ieri
quotava con un rendimento pari a 390 punti base sopra il tasso swap,
mentre il titolo Rwe con scadenza nel 2017 si limitava a uno spread di
45 punti base.
A questo handicap dello spread, poi, si sommano i sospetti di
concorrenza sleale in senso più stretto. È di pochi giorni fa la
denuncia di Sergio Marchionne, numero uno della Fiat, che accusa
Volkswagen per una politica commerciale che rappresenta – a suo dire –
un bagno di sangue per tutti gli altri. La casa tedesca lo nega, ma il
problema resta: l'industria in Germania vive in un tale stato di grazia,
che può praticare prezzi troppo competitivi e inarrivabili per tutti
gli altri. La concorrenza tra imprese italiane e tedesche (ma anche
finlandesi, austriache, olandesi) è come una gara tra una moto e una
bicicletta: il vincitore è ovvio.
Per non parlare dei casi di UniCredit e Deutsche Bank. Un mese fa la
Bafin (l'autorità di controllo tedesca) ha cercato di impedire a
UniCredit di raccogliere fondi attraverso la sua controllata tedesca Hvb
(quindi a tassi più contenuti): l'autorità temeva che questo potesse
mettere a repentaglio la sicurezza del risparmio tedesco. Per fortuna ha
incontrato la resistenza della Banca d'Italia. Nel frattempo però
Deutsche Bank – come già denunciato dal Sole 24 Ore – usava le filiali
in Italia e Spagna per ottenere i finanziamenti agevolati dalla Bce
senza dare nell'occhio. Anche in questi casi sia Bafin sia Deutsche Bank
si sono giustificate. Ma questo non cambia il paradosso: mentre Spagna e
Italia chiedono alla Germania aiuti anti-spread, nella realtà dei fatti
è la Germania che sta ricevendo aiuti da Italia e Spagna. Perché loro
pagano, di fatto, il benessere tedesco.
Rischio di rifinanziamento. Ma la concorrenza sleale è solo l'ultimo dei problemi. Per le imprese e
le banche italiane si presenterà presto il nodo di rifinanziare il
debito in scadenza. Perché da un lato le banche faticano a erogare
credito: gli ultimi dati della Bce dimostrano una contrazione in tutta
Europa. Dall'altro in Italia poche imprese hanno dimensioni sufficienti
per emettere obbligazioni. E anche per queste non sarà facile accedere
ai mercati. «Se le attuali condizioni persistessero – scriveva Moody's
qualche giorno fa – sarà difficile raccogliere i capitali necessari sul
fronte obbligazionario».
Ma anche in questo caso le difficoltà non sono per tutti. Mentre le
imprese italiane o spagnole sono in gran parte tagliate fuori dai
mercati obbligazionari, le altre raccolgono fondi allegramente. Secondo i
calcoli di Citigroup, le emissioni di corporate bond in Europa tra
gennaio e luglio hanno infatti raggiunto il record di volumi degli
ultimi dieci anni. Segno, anche qui, che la crisi non è per tutti.
Segno, dunque, che un intervento della Bce per calmare lo spread è
indispensabile: altrimenti metà Europa sarà condannata all'oblio. (Tratto da Il Sole 24 Ore, 29 luglio 2012, leggi l'articolo originale qui)
Morya Longo
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