Italiani e tedeschi: luoghi comuni e verità

Nel 2009 uno dei corrispondenti della Frankfurter Allgemeine Zeitung in Italia annunciava il suo ritorno in Germania. In un lungo articolo ripercorreva, ironicamente, le disavventure di dieci anni trascorsi a Venezia ed arrivava alla cinica conclusione che è impossibile, per un tedesco, potersi sentire veramente a casa nel nostro paese.
Leggendo Italiani e tedeschi. Aspetti di comunicazione interculturale, di Donatella Brogelli Hafer e Cora Gengaroli-Bauer, Carocci 2011, non può che venire in mente l’esperienza raccontata da Dirk Schümer sulla FAZ: una testimonianza di un contatto tra culture diverse, proprio ciò che le due studiose hanno indagato in profondità nel loro libro.
Italiani e tedeschi, nonostante la loro antropologica diversità, vivono, da sempre, un strano e contrastante gioco di seduzione, ma, al contempo, una reciproca avversione. Per i tedeschi l’Italia ha rappresentato, a lungo, la meta turistica preferita (almeno fino a quando, nel 2003, l’ex Cancelliere Gerhard Schröder annunciò di non scegliere più la Toscana come meta delle proprie vacanze) ed è indiscutibile la forza di seduzione che l’Italia ancora esercita sui tedeschi per il mare, le bellezze artistiche e culturali, il carattere aperto e spontaneo degli italiani, l’armoniosità e la melodia della nostra lingua. Ma, al contempo, gli italiani sono considerati dai tedeschi come poco affidabili, caotici, al limite tra la legalità e l’illegalità, sempre sull’orlo del baratro e mai presi veramente sul serio. Gli italiani, dalla loro, apprezzano l’efficienza ed organizzazione dei tedeschi, ma non amano la Germania. Guardano con una certa distanza e diffidenza alla cultura ed alla civiltà nord e mitteleuropea: troppo fredda, silenziosa, distaccata, noiosa, grigia e perfetta. Tra i due popoli esistono (o quantomeno sono esistiti) anche stima e rispetto reciproco, ma negli ultimi anni non sono mancati momenti di tensione: se la Fiat non è riuscita ad acquistare Opel è forse anche perché, in fondo, il governo tedesco non ha mai avuto totale fiducia nell’affidabilità dell’impresa italiana. L’attentato della ‘Ndrangheta a Duisburg del 2007, non ha fatto altro che rafforzare il luogo comune per cui uno dei tratti distintivi della società italiana è la criminalità organizzata, che ora si è diffusa anche in Germania. Ed ancora: la crisi del debito che ha colpito l’Italia negli ultimi anni non ha fatto che confermare l’inaffidabilità degli italiani, incapaci di risolvere, con serietà, i problemi di casa propria.
Ora, tutte queste differenze interculturali, molto spesso, non sono altro che cliché, semplificazioni figlie della superficialità e dell’ignoranza. Ogni società è complessa e varia al suo interno e non riducibile ad unum. D’altronde anche l’ex Cancelliere Helmut Schmidt, nel 2004, nell’ambito di una serie di interviste della Zeit dal titolo Leben in Deutschland (Vivere in Germania), alla domanda: cosa considera tipicamente tedesco?, rispose: nulla! È, però, indubbio che anche nelle descrizioni generalizzanti ci sia qualcosa di profondamente vero. Ed è proprio qui che si inserisce lo studio di Brogelli Hafer e Gengaroli-Bauer. Le due autrici analizzano in modo sistematico tutti gli aspetti della vita quotidiana dei tedeschi e degli italiani alla ricerca di differenze e similitudini (a dire il vero poche) tra i due popoli. L’obiettivo dichiarato è di offrire “una buona competenza interculturale per permettere di eliminare o spiegare, e quindi superare, le occasioni di incomprensione non voluta” (Introduzione, pag. 12).
L’analisi si divide in tre sezioni che trattano i valori di fondo, la comunicazione non verbale ed, infine, la comunicazione verbale. In ogni parte vengono analizzate in modo schematico, ad esempio, la percezione del tempo per gli italiani ed i tedeschi: “in Italia il ritardo non è sentito come un’offesa personale. I tedeschi tendono a prendere in modo personale ritardi di un quarto d’ora” (pag. 15)  Ed ancora: in Italia un luogo di ritrovo è il bar. Si tratta di una colazione veloce consumata al bancone. Un tedesco, abituato a fare una lauta colazione da seduto, non riesce ad apprezzare in pieno l’abitudine italiana di prendere solo un cornetto e un cappuccino in piedi ed in pochi minuti” (pag. 42) Ed anche: in Italia per dimostrare gentilezza e disponibilità esiste l’invito generico. Si tratta di un invito spontaneo, senza troppe riflessioni e nell’entusiasmo del momento, ma che non presuppone il voler prendere subito un impegno preciso. In Germania, al contrario, non esistono inviti generici, i tedeschi li scambiano per inviti veri e propri. Perciò, quando a un invito (generico) di un italiano non seguono dei fatti, i tedeschi rimangono delusi e quasi offesi (pag. 114). Inoltre: In Germania, nelle birrerie, nei ristoranti o nei caffé, si usa che ognuno paghi per sé, calcolando esattamente solo le cose che lui stesso ha mangiato o bevuto. In Italia si paga “alla romana”. Questa abitudine risulta ai tedeschi poco corretta, in quanto c’è chi si ritrova a spendere più di quanto avrebbe voluto o dovuto, e così chiedono spesso un conto separato. Mettendo in crisi il cameriere di turno e dando l’impressione di essere anche un po’ tirchi (pag. 118). Infine: In Germania, per una forte coscienza ecologica, si ritiene necessario risparmiare il più possibile l’acqua e utilizzare poco detersivo nel lavaggio dei piatti. Molti tedeschi riempiono una vasca del lavello con acqua saponata, in cui poi lavano i piatti, i quali vengono, poi, semplicemente asciugati con una buona parte del detersivo ancora sul piatto. Per gli italiani questo non corrisponde proprio al concetto di sciacquare i piatti, perciò hanno l’impressione che i tedeschi utilizzino, per mangiare, piatti ancora insaponati (pag. 51).
Alla luce di questi esempi Italia e Germania sembrano essere due mondi molto diversi, in cui ci sono due modi di vivere incompatibili. Espressione di due Weltanschauungen, si direbbe in tedesco. Eppure si tratta di due popoli opposti che tendono, molto spesso, ad attrarsi. Il Viaggio in Italia di Goethe o, in tempi più recenti, i libri sulla Toscana di Robert Gernhardt hanno garantito all’Italia milioni di turisti nel corso degli anni, spetta ora alle nuove generazioni riuscire a ricostruire un proficuo rapporto di collaborazione tra i due paesi. Il libro Italiani e tedeschi. Aspetti di comunicazione interculturale, anche se è scritto con un stile troppo asettico e freddo, contribuirà sicuramente ad un migliore comprensione delle due culture. (Pubblicato su Paradoxa, VI, I)
twitter @uvillanilubelli

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