Ritalin e prestazioni intellettuali: il caso degli studenti tedeschi, primi ad ogni costo

Una notizia delle ultime ore preoccupa la patria del “tutto funziona per il meglio”. Pare proprio che, quando la parole d’ordine è profitto (non solo economico, ma anche scolastico) basta poco affinchè si trasformi in un imperativo categorico. Secondo la commissione sanità del Bundestag, quasi uno scolaro su quattro ha utilizzato psicofarmaci per aumentare le proprie prestazioni intellettuali. È gia allarme “doping” e, questa volta, parlare di allarme potrebbe non essere del tutto sbagliato. La percentuale risulta davvero preoccupante, soprattutto considerando l’età media degli studenti che abuserebbero di questi “aiutini”. Il medicinale più utilizzato è il Ritalin, a base di metilfenidato. Si tratta di una vera e propria droga con effetti praticamente uguali a quelli della cocaina o delle anfitamine. 
Usi ed effetti sono molteplici ed il meccanismo d’azione tuttora poco conosciuto. Avendo un effetto calmante, è maggiormente utilizzato per trattare i disturbi dell’iperattività ma è conosciuto tra i ragazzi come stimolante del sistema nervoso centrale. "Dobbiamo assolutamente fare crescere nell’opinione pubblica la consapevolezza che i farmaci non vanno presi per fare aumentare le prestazioni intellettuali" ha dichiarato la deputata Stefanie Vogelsang della Cdu. A preoccupare il Parlamento, infatti, oltre all’assenza di adeguati controlli (le vendite sono cresciute dai 35 chilogrammi nel 1993 alle 1,7 tonnellate nel 2009) è la mentalità altamente competitiva e poco consapevole dei rischi e delle conseguenze, diffusa non solo tra i ragazzini ma, evidentemente, anche tra genitori ed adulti. E pensare che, proprio la Germania potrebbe guardare al proprio futuro con meno preoccupazione rispetto ad altre nazioni europee. Il disincanto e la rassegnazione degli studenti italiani, ad esempio, non riguarda i loro coetanei tedeschi, indirizzati, fin dal decimo anno di vita, alla definizione precoce delle proprie abilità e, di conseguenza, del percorso educativo e della carriera lavorativa. Che il sistema scolastico tedesco sia tra i migliori d’Europa è un dato assodato che non ci coglie di sorpresa, ma forse ribadirlo ha incrementato una preoccupante “ansia da prestazione” tra i banchi di scuola. Essere i primi è una grossa responsabilità. Ci resta da chiederci: primi a che prezzo?
Paola Damiano

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