Cambio di passo per l’Europa: l’appello degli intellettuali tedeschi
Un economista,
uno storico ed un filosofo tedeschi firmano un appello per un cambio di passo
in Europa. Non è l’inizio di una barzelletta. Si tratta di un serissimo appello-manifesto di Peter
Bofinger, Jürgen Habermas e Julian Nida-Rümelin perché “in Europa si
intraprenda una cambio di strategia, altrimenti la moneta unica non vivrà a
lungo. È necessario definire il ruolo dell’Europa nel contesto della politica
mondiale.” Come già ricordato nei nostri precedenti articoli su “Capire lacrisi” (1 e 2), uno dei motivi della crisi europea è la marginalità del Vecchio
Continente. Si legge infatti nell’appello:
La crisi dell’Euro riflette il
fallimento di una politica priva di prospettive. Al governo tedesco manca il
coraggio di superare lo status quo. È
questo il motivo per cui dopo enormi programmi di salvataggio e numerosi
vertici la situazione dell’Eurozona, negli ultimi due anni, è continuamente
peggiorata.” È questo il primo attacco (e rimprovero) degli autori del testo
uscito sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung del 3 agosto alla Cancelliera
Angela Merkel. Continuando a
leggere l’appello, i tre intellettuali, scrivono che il peggioramento di questa
destabilizzazione è da far risalire alle strategie fino ad ora intraprese che
non hanno rafforzato le Istituzioni europee. Il fatto che la crisi, negli
ultimi anni, sia peggiorata è la dimostrazione di una mancanza di forza
politica da parte delle Istituzioni Europee: “Una grande potenza economia come
l’Unione Europea (quantomeno l’Eurozona) potrebbe acquisire una funzione di
avanguardia.” Ed ancora: soltanto attraverso una maggiore integrazione è
possibile una moneta comune senza che ci sia una catena infinita di misure di
aiuti finanziari che potrebbero mettere a rischio la solidarietà dei componenti
dell’Unione europea.
“Un trasferimento di sovranità alle istituzioni europee è un processo inevitabile per realizzare una disciplina fiscale e per garantire, inoltre, un sistema finanziario. Al contempo è necessario un coordinamento più forte tra politiche di finanza, economiche e socialpolitiche dei paesi membri con l’obiettivo di appianare le disparità strutturali nell’area della moneta comune.”
“Un trasferimento di sovranità alle istituzioni europee è un processo inevitabile per realizzare una disciplina fiscale e per garantire, inoltre, un sistema finanziario. Al contempo è necessario un coordinamento più forte tra politiche di finanza, economiche e socialpolitiche dei paesi membri con l’obiettivo di appianare le disparità strutturali nell’area della moneta comune.”
“Il
peggioramento della crisi indica che la strategia del governo tedesco in Europa
si basa su una diagnosi sbagliata. La crisi attuale non è, propriamente, una crisi dell'Euro. L’euro si è dimostrato una moneta stabile.
L’attuale crisi non è neanche un crisi del debito degli stati europei. In
confronto alle aree economiche dell’America e del Giappone, l’Unione Europea,
sia intesa come Eurozona sia come singoli stati, hanno debiti minori. Si tratta
di una crisi del ri-finanziamento dei singoli stati dell’Eurozona che è da
addebitare ad una insufficiente messa in sicurezza della moneta unica.”
“L’escalation
della crisi rende evidente che le soluzioni fino ad ora intraprese sono
insufficienti.” I tre intellettuali si augurano, dunque, un cambio di strategia
che presupponga un’analisi delle reali cause della crisi.
Per Peter
Bofinger, Jürgen Habermas e Julian Nida-Rümelin esistono solo due strategie per
uscire dalla crisi attuale: o il ritorno alle monete nazionali, che potrebbero essere
facili vittime della speculazione, oppure la messa in sicurezza istituzionale
di una comune politica fiscale, economica e socialpolitica nell’Eurozona con l’obiettivo
ulteriore di ridare capacità di azione alla politica contro gli imperativi dei
mercati finanziari.
Chi desidera
rimanere nella moneta unica, deve appoggiare una responsabilità comune, deve
superare il deficit istituzionale nell’Eurozona. ... Sarebbe conseguente
rendere comune il debito all’intero dei criteri di Maastricht, ovvero per una
quota del 60 per cento.
Gli autori, infine, concludono: I popoli europei devono imparare che il modello sociale e la varietà
degli stati nazionali posso affermarsi solo insieme. Devono unire le forze se
voglio avere influenza sull’agenda politica mondiale e se vogliono partecipare
alle soluzioni dei problemi globali. La rinuncia all’Unione Europea sarebbe
un distacco dalla storia universale.
L'appelo è possibile leggerlo online qui
twitter
@uvillanilubelli
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