Non serve più Europa, ma un'altra Europa
Le
riflessioni sull'Europa ed il suo impianto non solo economico, ma anche
politico e culturale, sono
ormai quotidiane ed investono gran parte dei paesi dell'area Euro. Oltre ai dati
sempre meno confortanti riguardo la tenuta economica di Eurolandia, il cui Pil
secondo Bruxelles
calerà nel 2012 dello 0,2%, negli ultimi tempi a far tremare il terreno sotto
il grattacelo Europa
sono i sentimenti di avversione che cominciano a serpeggiare tra i popoli: gli elettori dei paesi
membri. E' successo in Grecia quando la crisi colpì senza pietà l'economia
reale ellenica, con
intere città in rivolta contro i sacrifici “imposti” dalle direttive europee,
necessari per mantenere in piedi
l'Euro. Poi è stata la volta dell'Italia, in cui tuttora spopolano movimenti
anti-europeisti e i grandi
partiti alternano dichiarazioni di sfida alle istituzioni comunitarie con
manifestazioni di lealtà alla
causa europeista. Insomma, Berlusconi afferma che la fine della moneta unica
non è proprio impossibile,
per poi riaffermare che il suo partito sostiene l'azione di governo in difesa
dell'Euro. A sinistra,
intanto, si afferma che la strada intrapresa con dalla zona Euro è a senso
unico e non si può tornare
indietro, ma non si nasconde una certa allergia a certe manovre impopolari per
il proprio elettorato,
votate a malincuore per evitare di schierarsi apertamente tra gli
euro-scettici. Così continua
a serpeggiare, anche se di nascosto, l'idea che l'unione monetaria possa
crollare. Uno slogan
elettorale che potrebbe determinare gli equilibri alle urne e fa gola a molti
partiti. La
Germania non fa eccezione.
Nel paese guida dell'Europa negli ultimi giorni sono
sempre più frequenti
le esternazioni di politici che criticano le scelte della Cancelliera, cui
rimproverano di aver ceduto
troppo sugli aiuti ai paesi in difficoltà o bacchettano questi ultimi di vivere
a carico dei contribuenti
tedeschi. L'opinione pubblica, infatti, è fortemente convinta che la colpa del
(lieve) calo
dell'economia nazionale sia proprio causa dell'instabilità dei paesi del sud,
un fardello cui i tedeschi
si sentono legati dalla moneta unica. Il Pil di Berlino, in effetti, nel
periodo Marzo-Giugno ha
rallentato a causa del calo della domanda e della crisi che ha investito
l'Euro. Nonostante la crescita
nel 2012 rimanga dello 0,7% (non male, considerando il -1,9% dell'Italia), in
Germania si cominciano
a considerare inconsistenti le riforme attuate dai paesi in recessione. Due
economisti di Monaco,
Hans-Werner Sinn e Friedrich Sell, affermano che i salvataggi dell'euro sono
una “partita di poker
sui patrimoni da cui la Germania uscirà sconfitta”. Cominciano a sorgere
dubbi anche sui vantaggi
che l'euro avrebbe portato: il governatore della Sassonia, Georg
Milbradt (CDU), afferma
che il vero problema è stato creare “senza ragione un'unione monetaria con
Paesi che non stanno
bene insieme”, economicamente parlando. Insomma, Angela Merkel è circondata da
un gruppo di
critici che sembra crescere, per cui la proposta di “più Europa per uscire
dalla crisi” sembra
cadere nel vuoto.
Non è
solo l'Euro, quindi, ad essere a rischio ma l'intero assetto europeo. In
diverse modalità e più o meno
diffusamente, in molti paesi il vento che tira verso il ritorno alle monete nazionali sembra
cominciare a soffiare con forza. E se la condivisione su scala europea degli
strumenti economici,
degli ideali politici e culturali sono un obiettivo cui non si può rinunciare, occorre riflettere
su errori politici e mancanze che hanno portato ad una unione economica senza
una base culturale
salda che permettesse di sentirsi Europa non solo quando il Pil cresce, ma
anche in periodi di crisi.
Una moneta unica è troppo poco per sentirsi Stato o federazione o cos'altro
intendesse diventare
l'Ue. Non serve più Europa, ma un'altra Europa. Solidale, capace di trovare una
sintesi culturale
e che non abbia come centro gravitazionale solo i fatti economici. Senza questo
cambio di visione, non
ci si può stupire delle voci che in Germania cominciano a diventare sempre più
vive e che
chiedono un'Euro a due velocità, l'uscita delle economie deboli per preservare
quelle forti e meno
soldi dei contribuenti tedeschi ai fondi salva stati.
Giuseppe De Lorenzo
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