Alla ricerca degli Stati Uniti d'Europa
Vi propongo un interessante articolo di Danilo Taino, ex corrispondete del Corriere della Sera da Berlino e attento e lucido osservatore della crisi dell'Euro e delle posizioni della Germania.
Un presidente europeo eletto direttamente dai cittadini. Oppure dal Parlamento di Strasburgo assieme al
Consiglio europeo. Un ministro delle Finanze dell’Eurozona che presieda il
Consiglio dei ministri finanziari nazionali, con poteri di veto sul bilancio
(entrate e uscite) di ogni singolo governo. Un’Unione bancaria fondata su una
garanzia europea ai depositanti, un controllo centralizzato degli istituti di
credito e un meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie (procedura
fallimentare). Una tassa europea comune per alimentare un vero bilancio
comunitario. Misure impensabili fino a un mese fa sono oggi il cuore del
dibattito in tutte le capitali europee: vanno sotto il titolo di “misure di
medio e lungo termine per salvare l’euro”. Per esprimere più chiaramente il
concetto: passi del genere sarebbero di fatto una Unione politica; o forse il
Superstato europeo, amato da qualcuno, temuto da altri.
Già, siamo al momento delle
grandi scelte. L’architettura europea va rifatta. Se al pilastro
dell’Unione monetaria non si affiancano anche quelli di una Unione di bilancio
e di una Unione bancaria, crollerà anche ciò che esiste. Cioè la moneta comune.
La cosa interessante è che il salto – in alto o nel vuoto – va fatto ora, per
rispondere al drammatizzarsi della crisi: ormai lo sostengono un po’ tutti a
Bruxelles e nelle capitali del Vecchio Continente. Sarà un’operazione
gigantesca, che dovrà superare ostacoli nazionali, politici, ideologici,
istituzionali formidabili. E non è scritto da nessuna parte che abbia successo.
Ma sembra non avere alternative. Tanto che in tutta Europa fioriscono idee e
proposte e, soprattutto, una supercommissione è al lavoro per preparare una
possibile road-map all’Unione politica: è composta da Mario Draghi, presidente
della Banca centrale europea (Bce), da José Manuel Barroso, presidente della
Commissione Ue, da Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e da
Jean-Claude Juncker, numero uno dell’Eurogruppo (il comitato dei ministri
economici dell’Eurozona).
Le prime indiscrezioni. Il
contenuto delle proposte che avanzerà la Commissione dei Quattro per ora è del
tutto riservato, anche perché l’elaborazione è ancora in corso. A fine mese, in
occasione del Consiglio europeo, dovrebbe essere pronto una sorta di manifesto
politico con alcune indicazioni però già precisate. Eccone alcune, provenienti
da indiscrezioni che circolano a Bruxelles e a Berlino. Prima di tutto, la
creazione di un ministro delle Finanze europeo: una figura stabile, non a
rotazione, che dovrebbe presiedere e dare continuità a un Consiglio dei
ministri finanziari dell’Eurozona dotato di poteri eccezionali, cioè incaricato
di autorizzare o vietare a un Paese dell’euro di fare debiti. In concreto, ogni
governo nazionale potrebbe spendere solo ciò che ha raccolto attraverso le
tasse, non di più. Solo in casi eccezionali il Consiglio finanziario europeo
potrebbe autorizzarlo a indebitarsi sui mercati. Ciò farebbe contenti la
cancelliera Angela Merkel e il suo ministro Wolfgang Schäuble. Una variante in
discussione, che forse gradirebbero meno, prevede di consentire ai governi
nazionali di indebitarsi senza autorizzazione fino al tre per cento del
Prodotto interno lordo.
Qualcosa del genere, soprattutto
nella versione più rigorista, avrebbe una grande portata: spingerebbe verso il
pareggio di bilancio Paesi che da decenni registrano deficit. Non facile da
accettare per tutti. Inoltre, solleverà le proteste dei federalisti europei, i
quali vorrebbero che queste funzioni fossero riservate al Parlamento di
Strasburgo e a un organo esecutivo da esso espresso (e non ai governi
nazionali). Farà discutere parecchio, insomma.
Una volta instaurato il governo
centralizzato dei bilanci, in teoria anche la Germania dovrebbe essere disposta
a introdurre i famosi Eurobond, cioè strumenti del debito pubblico condivisi da
tutti i membri dell’Eurozona. Nelle intenzioni della Commissione dei Quattro,
ci sarebbe però una limitazione non da poco: gli Eurobond sarebbero emessi solo
sul nuovo debito contratto, cioè su quello autorizzato centralmente, non sullo
stock di quello vecchio, il quale dovrebbe essere ripagato da ogni singolo
Paese. Berlino, inoltre, sta considerando l’idea di una tassa europea, per
creare un vero e proprio bilancio dell’Eurozona.
Fondo centralizzato. La
supercommissione sembrerebbe poi intenzionata a proporre la creazione di un
fondo europeo centralizzato, da finanziare attraverso contribuiti delle banche,
per garantire i depositi bancari su scala continentale. E, in parallelo,
un’autorità unica di controllo della stabilità degli istituti di credito, che
potrebbe essere la stessa Bce. “Un’unione monetaria con tali unioni di bilancio
e bancaria potrebbe raggiungere quel tipo di coerenza ed efficienza economica
che è mancata all’area euro finora, e quindi sembra altamente desiderabile –
hanno scritto di recente Jean Pisani-Ferry, André Sapir e Guntram Wolff del
think-tank Brugel –. Implicherebbe inoltre che l’area euro diventa di fatto
un’unione politica, con grandi parti di politica economica trasferite dal
livello nazionale all’area euro”.
Infatti, a proposito di politica,
l’altra idea sulla quale dovrà esprimersi la Commissione dei Quattro è quella
di un presidente europeo. L’autunno scorso l’idea era già stata avanzata dal
congresso della Cdu tedesca, il partito di Frau Merkel, che ne ipotizzava
l’elezione diretta da parte dei cittadini. Su questo punto, le divisioni saranno
forti: una figura del genere avrebbe enormi poteri sovranazionali, e non molti
saranno disposti ad accettarlo. La commissaria europea alla Giustizia, la
lussemburghese Viviane Reding, per parte sua propone un piano in cinque punti
che prevede la fusione della presidenza della Commissione Ue con la presidenza
del Consiglio europeo, cioè dei posti di Barroso e Van Rompuy. Un presidente
che lei vorrebbe eletto nel 2014 e che dovrebbe convocare subito «una
convention per elaborare un Trattato sulla Unione politica europea (Upe oppure
Epu, ndr) con lo scopo di fare del Parlamento europeo una vera legislatura
europea con il diritto di iniziativa legislativa e il diritto esclusivo di
eleggere la Commissione». Un’impostazione fortemente federalista. Particolare
non secondario: dal momento che si andrebbe a ridisegnare gli Stati
dell’Eurozona – qualcuno parla di Stati Uniti d’Europa – ai cittadini andrà
ovviamente dato il diritto di approvare o rigettare. Molte costituzioni
nazionali andranno emendate. E molti referendum si faranno. La signora Reding
propone di tenere referendum nazionali tra il 2016 e il 2019: il nuovo Trattato
che istituisce l’Upe entrerebbe in vigore se e quando due terzi dei Paesi membri
dell’Eurozona lo accettassero. Se e quando. (Tratto da Sette/Il Corriere della Sera, 21 giugno 2012)
Danilo Taino
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