Capire la crisi: domande e risposte / 2



Perché dopo tanti aiuti finanziari dati alla Grecia, oggi sembra che la si voglia far uscire  dall’Euro?
La situazione economica della Grecia è irreversibile e nel 2010 fu sottovalutata dalla stessa Germania. Si è intervenuti con ritardo e la criticità si è acuita. Oggi la Grecia è di fatto già persa - a prescindere se resterà nell’euro o meno. Negli ultimi giorni ci sono stati numerosi commenti che non escludevano più l’uscita dall’Euro della Grecia. Anche il noto economista Hans-Werner Sinn, presidente dell’IFO, ha esplicitamente affermato che è meglio, per le casse tedesche, che la Grecia esca dell’eurozona. In realtà, ci si è resi conto solo nelle ultime settimane che la Grecia di oggi non può rispettare gli accordi presi nei mesi scorsi. C’è, comunque, da registrare l’impegno della Banca Centrale Europea per una difesa dell’Euro e dell’Europa che comprenda anche al Grecia.

Potrebbe uscire dall’Euro anche la Spagna?
È uno scenario remoto, ma possibile. La crisi della Spagna è dovuta al fatto che ha investito molto nel periodo del boom, ma ha dovuto attingere al risparmio estero per mancanza di fondi interni. Gli investimenti sono finiti nella bolla immobiliare. Al contrario dell’Italia che ha investito poco, la Spagna, avendo investito molto, si è anche indebitata molto. Con la crisi economico-finanziaria mondiale la Spagna si è ritrovata con le casse vuote. Il tanto osannato miracolo spagnolo, per assurdo, sembra non sia mai esistito. Era un misto di bolla immobiliare e comunicazione politica. L’economia spagnola è stata sempre sovrastimata ed i risultati sono davanti agli occhi di tutti. La Spagna, oggi, è il paese più a rischio, ma c’è, comunque, da registrare che con gli ultimi provvedimenti del consiglio europeo di fine giugno, è, almeno per il momento, salva. Per quanto tempo, è difficile dirlo.

Cosa rischia l’Italia?
L’Italia, al momento, rischia poco. O meglio: l’Italia ha rischiato moltissimo negli ultimi mesi dello scorso anno, ma i sacrifici imposti dal governo Monti, hanno reso più solida la nostra situazione. Senza le riforme realizzate dal governo l’Italia oggi starebbe nella situazione della Spagna. Per fortuna, al contrario, l’Italia è più stabile, come dimostrano anche le ultime dichiarazioni del Ministro tedesco Schäuble e del Segretario al Tesoro, l’americano Timothy Geithner che hanno elogiato il nostro paese. L’asta dei titoli italiani di questa settimana, inoltre, è andata bene e le borse hanno reagito di conseguenza. Resta, però, il fatto che lo spread non cala in modo significativo, la crescita è ferma e il debito pubblico è alto. I fondamentali dell’Italia sono buoni, ma c’è ancora molto da fare e restiamo un malato grave dell’Eurozona.
È, infine, interesse della Germania e della Francia che l’Italia resti nell’euro. Se è, ipotizzabile, un Euro senza la Grecia (e sarebbe comunque una grave sconfitta) è difficile pensare una moneta unica senza l’Italia. Se così dovesse essere vuol dire che non esisterebbe più l’Euro, ma ne esisterebbero due: un Euro del nord e un Euro del sud. Uno scenario da brividi che rappresenterebbe la fine dell’Europa.

Come uscirne?
Nessuno ha la bacchetta magica né ricette risolutive. La crisi è grave e durerà ancora a lungo, sicuramente per tutto il 2013 e, probabilmente, anche oltre. In realtà, insieme a tutte le riforme che sono state imposte ai singoli Stati europei, e che servono per mettere fine, giustamente, ad un’economia basata sul debito, all’Europa serve anche una riforma politica. Una delle cause della mancata fine della crisi è stata, infatti, l’incapacità della classe governativa europea di prendere decisioni in tempi rapidi. Soprattutto la coppia Merkel-Sarkozy è stata troppo a lungo alla rincorsa del consenso politico all’interno del proprio paese ed ha temporeggiato fin troppo. Ricordiamo che Angela Merkel si gioca il suo futuro politico alle elezioni del settembre del 2013, in Italia si voterà nella primavera dello stesso anno, in Francia, in Grecia ed in Spagna si è votato quest’anno. Ovunque, in Europa, si è (o si era) in campagna elettorale. Questo elemento non aiuta ma complica ed aggrava la crisi, perché nessuno ha voglia di prendere decisioni troppo impopolari.
Allora come uscirne? All’Europa, oltre a misure economiche che rimettano in moto la crescita e rilanciare l’economia reale, serve una missione. L’Europa deve capire, prima di tutto, cos’è e cosa vuole essere. Un’identità culturale europea non è mai esistita e non esisterà mai, i confini dell’Europa sono liquidi e mai definiti, lo dice la storia. Ma l’Europa è la culla della democrazia, dei diritti civili e della libertà. È su questi principi che si deve dare vita ad una struttura politico-istituzionale, una federazione di stati, con un governo possibilmente eletto dai cittadini europei e con poteri reali. Finché non capiremo che l’Europa non è il problema ma la soluzione, l’uscita dalla crisi non ci sarà.

twitter @uvillanilubelli

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