13. agosto 1961 - un muro divide Berlino



Oggi è l'anniversario della costruzione del Muro di Berlino, per l'occasione vi propongo un mio articolo di un anno scritto per L'Occidentale. Buona lettura! 


Inizialmente non era un vero e proprio muro, ma un fitto filo spinato attraverso il quale molti cittadini dell’Est cercarono, ed in molti casi trovarono, la fuga verso il democratico Occidente. Iniziato ad essere costruito il 13 agosto del 1961, alla fine, il Muro di Berlino era costituito da 45mila blocchi di cemento armato, lungo ben 160 km ed alto 3,5 metri. A formarlo, in realtà, erano due muri a breve distanza uno dall’altro con in mezzo la famosa erba di Stalin, un “prato” di spine.

Il Muro di Berlino divise famiglie, amicizie, parenti, lavoratori, un’intera città e un unico popolo. Furono chiuse finestre, portoni, porte. Strade e vicoli furono interrotti improvvisamente. 
In alcuni casi la gente che lavorava nell’altra parte di Berlino, perse anche il lavoro. I parenti divisi tra Est ed Ovest, da un giorno all’altro, si potevano sentire solo (ma non sempre) per telefono e non più vedere ed incontrare. “Du bist so nah und doch so fern” (Tu sei così vicino eppure così lontano), cantano i Kraftwerk in “Der Telefon Anruf”, canzone dedicata al Muro di Berlino.
Molti berlinesi pensavano e speravano che non sarebbe durata a lungo, che si trattasse solo di una misura di emergenza o di una prova di forza del regime comunista. L’emergenza durò ben 28 anni e il Muro divise Berlino fino al 9 novembre del 1989. Dietro la sua costruzione c’è soprattutto un nome, quello di Walter Ulbricht, il Presidente della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e segretario generale della SED, il partito egemonico della Germania dell’Est nato dall’unione del Partito Socialdemocratico Tedesco e da quello Comunista che si trovavano nella Germania occupata dai sovietici. Fu lui il principale artefice, in quella folle notte tra il 12 ed il 13 agosto, dell’inizio della costruzione del muro.
Al tempo era un vecchio signore di 68 anni che eseguì un compito affidatogli da Eric Honecker, allora segretario della sicurezza del Comitato Centrale della SED. L’ordine arrivava, però, dall’alto, direttamente da Mosca su indicazione di Nikita Kruscev. Uno dei motivi (forse il principale) della costruzione del muro era la costante emorragia di cittadini dall’Est all’Ovest. Solo fino al 1962 se ne contano due milioni e mezzo. Successivamente, fino al 1989, anno della caduta del Muro, circa 5mila. La DDR perdeva troppi cittadini e la produttività diminuiva rispetto all’Ovest. Secondo Walter Ulbricht, infatti, i due sistemi si contendevano la forza lavoro. Le statistiche, successivamente, scriveranno, però, un’altra storia. Dopo la costruzione del Muro la produttività nella Germania dell’Est, come ha recentemente scritto la Zeit, diminuì di circa il 25% rispetto alla Germania Occidentale.
In realtà il Muro di Berlino fu la manifestazione simbolica e materiale della divisione tra Ovest ed Est, tra il mondo libero e democratico e la dittatura ed il comunismo dall’altra. Non separava solo l’Occidente dal blocco comunista e non divideva la Germania al suo interno, ma tagliava in due una città, Berlino appunto, nel cuore della Repubblica democratica tedesca (DDR), che di democratico, però, aveva ben poco. Berlino, che alla fine della seconda guerra mondiale fu divisa in quattro settori (russo, inglese, americano e francese), era un’isola all’interno della DDR. Il vero confine tra Est ed Ovest si trovava a qualche centinaia di chilometri da Berlino, nel piccolo paese di Hötensleben.
Non che non ci fossero rapporti tra le due Germanie. Secondo alcuni documenti pubblicati recentemente dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung vi era, ad esempio, un fiorente commercio di esseri umani, più precisamente di detenuti politici della DDR. Dal 1963 al 1989 la Repubblica Federale Tedesca ha pagato complessivamente circa tre miliardi di marchi per la liberazione dei detenuti.  L’eccezionalità e la complessità della condizione di Berlino si percepì, però, già prima della costruzione del Muro. Dal 24 giugno 1948 fino al maggio del 1949 la città fu bloccata per le vie terrestri e fluviali al fine di impedire il trasporto di persone e merci e fu necessario il famoso “ponte aereo” per fornire viveri ai berlinesi. La successiva costruzione del Muro non fece altro che acutizzare questa condizione di eccezionalità.
Oggi, sebbene non sia rimasto quasi più nulla di quel lungo argine artificiale nel cuore dell’Europa, non significa che il Muro sia dimenticato. Al contrario, questa ferita nel cuore dell’Europa, che ha segnato il volto di Berlino per quasi tre decenni, è ancora presente. Nel bene e nel male ha determinato profondamente l’identità della capitale della Germania. Il Muro, o quel poco che ne resta, è diventato un luogo da fotografare, da riprendere, da dipingere o, forse, solo da contemplare. Di quel muro non restano che piccole parti buone come attrazione turistica. Abbattuto, smantellato e venduto dal Governo della ex Germania comunista, in parte regalato come souvenir dai rappresentanti dei Governi della Germania unita, dei 160 km resta ben poco: qualche segmento sparso per la città e tre torri di avvistamento.
Anche se non c’è più, ed anche se ormai tra le due Berlino le differenze sono quasi impercettibili, il Muro è comunque entrato a far parte del tessuto della storia della città e la sua fama ha superato la negatività della sua costruzione e si è trasformato in uno dei simboli di Berlino stessa. Le celebrazioni previste per i cinquant’anni della sua costruzione lo dimostrano. Sono previste mostre, conferenze, video, film storici ed anche nuovi film come la divertente staffetta del muro girata dal regista Gerd Conradt (vedi i video qui a accanto): alcuni cittadini berlinesi ripercorrono, con una staffetta e con una grande bandiera della città di Berlino, il percorso del Muro che non c’è più.


twitter @uvillanilubelli

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