Mittelstand, il segreto dei tedeschi

La copertina di Mittelstand,
l'ebook di Danilo Zatta
edito da goWare

Qual è l’arma segreta dei tedeschi? La riposta è da ricercare nel Mittelstand, le piccole e medie aziende esportatrici leader mondiali nel loro settore, ci dice Danilo Zatta nel suo nuovo ebook.
La Germania è il Paese campione delle esportazioni, capace di competere sui mercati mondiali con le tigri asiatiche, i BRICS e gli Stati Uniti. Ma quali sono le imprese che hanno realizzato negli anni questo successo economico?
I tedeschi, in effetti, hanno un’arma segreta; non sono i soli ad averla, ma il livello di diffusione, di capillarità e di radicamento a tutti i livelli della società, la rende un esempio straordinario e oggetto di ammirazione. Quest’arma si chiama Mittelstand: sono le medie aziende esportatrici. Campioni nascosti che non amano la ribalta, sono a conduzione familiare, si autofinanziano e sono focalizzate sul loro settore.
Molti di loro detengono quote mondiali superiori al 50 per cento, e alcuni coprono fino al 70-90 per cento del proprio mercato. In media sono grandi più del doppio del competitor più prossimo. Rappresentano l’avanguardia del processo di globalizzazione, poiché hanno un approccio tenace e sostenibile al perseguimento dell’eccellenza su scala globale.

La moderna letteratura sul management sembra concordare sul fatto che soprattutto (o soltanto) le grandi corporation rappresentino esempi da imitare. Nell’ebook  “Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi” – edito da goWare – Danilo Zatta, tra i maggiori esperti e studiosi del fenomeno, opera invece un ribaltamento di prospettiva, mostrando che molte delle aziende più solide, più fortunate e più competitive operano dietro un velo di discrezione e restano sconosciute anche agli esperti del settore.
«Le loro strategie e metodi di leadership ci impartiscono lezioni straordinarie e preziose, spesso lontane dalla pratica delle grandi corporation e dalle ultime mode lanciate dagli esperti» scrive l’autore.
Quali sono i fattori che portano le aziende al successo? Come fa una Pmi a conduzione familiare a diventare leader nel proprio mercato? Quali sono i casi di successo internazionali e quali quelli italiani? A tutte queste domande Danilo Zatta dà una risposta chiara, aiutandoci a capire e a impostare strategie di successo nel lavoro quotidiano.

Vi propongo un breve estratto del libro di Danilo Zatta. Buona lettura!

L’idea di studiare le strategie di aziende poco note ma leader globali di mercato è nata nel 1986, quando conoscemmo il professor Theodore Levitt, celebre guru del marketing e docente alla Harvard Business School. Tre anni prima, nel 1983, Levitt aveva reso popolare il termine “globalizzazione” in un influente articolo apparso sulla “Harvard Business Review”. Durante quell’incontro avviammo una discussione sul successo nelle esportazioni: perché alcuni Paesi primeggiano nell’export mentre altri versano in difficoltà? Oggi, oltre vent’anni dopo, la discussione potrebbe continuare più o meno nella stessa forma. Ted Levitt è mancato nel 2006.
Com’era vero in passato, ancor oggi la persistente eccellenza nell’esportazione di Paesi come la Germania non è dovuta all’operato delle grandi aziende. Imprese di grandi dimensioni e attive a livello internazionale, con un significativo volume di esportazioni, esistono in tutti i Paesi altamente industrializzati. Nel nostro scambio di idee con il professor Levitt ipotizzavamo che la causa del duraturo successo dei Paesi di lingua tedesca nelle esportazioni fosse da ricondurre alle piccole e medie imprese. Nazioni come gli Stati Uniti, la Francia, la Russia o il Giappone, che hanno molte meno aziende di questo tipo e non sono altrettanto attive sui mercati internazionali, non riscuotono un successo paragonabile nelle esportazioni. Una dopo l’altra, abbiamo scoperto un’infinità di aziende di medio calibro che sono leader mondiali nei rispettivi mercati. La tesi secondo cui questi leader di mercato sono all’avanguardia del processo di globalizzazione non è cambiata negli ultimi dieci anni: anzi, il loro ruolo in quel processo è diventato ancor più cruciale.
Abbiamo presentato e discusso questa teoria nei cinque continenti, scoprendo ovunque l’esistenza di leader mondiali di mercato che restavano sconosciuti. Ne abbiamo trovati in America, Brasile, Giappone, Russia, Sudafrica, Corea, Nuova Zelanda e in molti altri Paesi. Tra queste aziende si sono evidenziate chiare affinità in termini di cultura, strategia e leadership; ma la maggioranza di esse si trovava ancora nei Paesi di lingua tedesca.
Stimiamo che il 60 per cento dei leader mondiali di mercato di calibro medio provengano da quella regione. Alla fine degli anni Ottanta abbiamo coniato il termine “Campioni nascosti” per definire questa particolare tipologia di aziende; nel 1992 ebbe particolare risalto un articolo pubblicato sulla “Harvard Business Review”. Il gioco di parole fra due termini apparentemente contraddittori, “campioni” e “nascosti”, non faceva che infittire il mistero. La definizione “Campioni nascosti” (hidden champions) si è imposta in tutto il mondo: la ricerca di “hidden champions” su Google produce oltre 300.000 risultati, e il libro è edito in oltre venti Paesi. L’idea dei Campioni nascosti è finita persino sulla copertina di “BusinessWeek”.
Più che mai prima, siamo convinti che l’eccellenza del management e delle strategie si riscontrino più facilmente tra i Campioni nascosti che non nelle grandi aziende. Eppure gli esperti e gli studiosi di management, così come le pubblicazioni specializzate, continuano a focalizzarsi sulle aziende più grandi e più note. General Motors negli anni Cinquanta, e IBM negli anni Settanta, erano viste come modelli di management da imitare. Più di recente, sono balzate agli onori della cronaca aziende come Microsoft, Nokia, Toyota, Google o Facebook.
Il successo di queste imprese nel loro periodo di massima notorietà è innegabile: ma la gloria di General Motors e di molti altri è sbiadita con il tempo; e Microsoft, come le altre aziende-star dei nostri tempi, forse apparirà assai meno affascinante quando la si vedrà con il senno di poi del 2035. Inoltre, cosa può imparare davvero l’osservatore medio dalle imprese più celebri del secolo, come Microsoft o Google, aziende che nei rispettivi settori sono inimitabili quanto lo era Albert Einstein nel suo? Le aziende sostanzialmente “normali”, come i Campioni nascosti, sono modelli più facili a cui ispirarsi e rappresentano esempi più istruttivi. Le piccole e medie imprese – e anche le grandi – di tutto il mondo hanno molto più da imparare da questi misconosciuti leader di mercato, che non dalle grandi corporation.

L’ebook “Mittelstand. L’arma segreta dei tedeschi” è disponibile su Apple iBookstoreAmazon Kindle StoreBookrepublic e tante altre librerie digitali.

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