Insegnare tedesco in Italia: l'esperienza di Johannes Kurzeder

Da 21 anni in Italia, Johannes Kurzeder, collaboratore linguistico all'Università “AlmaMater Studiorum” di Bologna, non crede che il numero di studenti di tedesco in Italia possa continuare ad aumentare così tanto come negli ultimi anni: “È un fenomeno che sarà destinato a fermarsi – dice – ed è legato al primato economico attuale della Germania. Che, forse, non durerà così a lungo”. Siamo seduti nell'aula di laboratorio linguistico della facoltà di Scienze Politiche, e il professore ha da poco concluso l'ultima lezione della settimana.
Professore, il suo percorso di studi in Germania era finalizzato all'insegnamento del tedesco agli stranieri ed in particolare in Italia?
Diciamo una serie di circostanze. Dopo gli studi di germanistica, paragonabile ad un corso di laurea in Lettere, mi sono specializzato in Deutsch als Fremdsprache (Tedesco per stranieri, ndr). Vivendo a Friburgo, una città universitaria con molti studenti stranieri, ero indeciso se rimanere in Germania o andare all'estero ad insegnare. Poi, ho conosciuto mia moglie che aveva già proposte professionali a Modena e abbiamo deciso di rimanere in Italia. Così, uno tra mille professori di tedesco, mi sono ritrovato in Emilia.
Oltre all'Università, collabora con il DAAD, Deutscher Akademischer Austausch Dienst (Servizio tedesco per gli scambi accademici, ndr). Cosa è e in cosa consiste la collaborazione?

Parlerei piuttosto di cooperazione da circa 12 anni ovvero da quando il DAAD ha “scoperto” i numerosi lettori di lingua madre tedesca in Italia. Con “scoperto” intendo che l’ente si è rivolto a questo gruppo di circa 120 persone, distribuito in quasi tutte le sedi universitarie della penisola e che avevano giù una vasta conoscenza dell’Italia e del luogo in cui prestavano il loro lavoro, ma allora non ancora organizzati tra di loro. Il DAAD, con fondi del Ministero degli Esteri tedesco (Auswärtiges Amt) ha cominciato a sostenere idealmente, con materiali didattici e con risorse economici il nostro lavoro di didattica. Dalla nostra parte ci rendiamo disponibili a fornire consulenze a studenti e docenti quando desiderano la richiesta di una borsa di studio per un soggiorno in Germania.
Dopo dieci anni qual è il bilancio?
Oggi siamo un gruppo più piccolo di circa 80 persone (per via di pensionamenti senza sostituzione con giovani) con un sito internet e una lista di distribuzione. L’incontro annuo di tutti i lettori di lingua tedesca, finanziato sempre dal DAAD e che si svolge tutte le volte in una città italiana diversa, è senz’altro il momento che crea più compattezza sociale, più coerenza tra di noi. Da qualche anno. durante i mesi estivi, in più, possiamo fare domanda per un seminarioche si svolgono in Germania e sono dei validi ed utili corsi di aggiornamento professionale. Dunque, il giudizio e solo positivo.
Un'associazione di insegnanti di tedesco in Italia?
Ha usato appropriatamente la parola “insegnanti”...
Perché?
Il nostro status giuridico, in Italia, è combattuto da circa 35 anni. All'inizio i cosiddetti “lettori di madre lingua” venivano considerati docenti, ora questo è venuto meno. Oggi la nostra categoria non fa parte della docenza, ma siamo chiamati ufficialmente “collaboratori ed esperti linguistici di madre lingua”, una parolona con non molto significato. Non sono, quindi, un docente, ma faccio ufficialmente parte del personale tecnico amministrativo.  Una cosa che non funziona gran che: sono a tempo indeterminato, ma al momento ci costringono a rimanere sotto questa veste che ci sta molto molto stretta. Le differenze sono molte e tutti i governi promettono cambiamenti per la nostra categoria, magari con un nuovo contratto. Ma non credo accadrà.
L'Italia e le sue Università creano le giuste condizioni per l'insegnamento di una lingua straniera? Oppure è più facile insegnare in Germania?
Devo dire che in Germania nella scuola e come docente di ruolo il lavoro è più facile ed anche meglio pagato. Ma i miei colleghi equivalenti in Germania sono trattati alla stessa stregua. Con la mia qualifica e nella mia categoria tra l'Italia, la Germania ed altri paesi non c'è molta differenza. Siamo in un limbo, non accettati né dai docenti né dai tecnici-amministrativi. Occorre sapersi arrangiare, e non tutti i colleghi riescono, anche a livello di materiale didattico.
Vuole dire che mancano le aule e non sono equipaggiate?
Le aule mancano anche in Germania, intendiamoci, ma non in maniera così marcata come in Italia. Inoltre in Germania, una volta che la si ottiene per il semestre, all'interno si trova tutto l'occorrente. Qui, non sempre se hai l'aula hai anche il materiale adatto.
E' sufficiente, partendo da zero, un corso di due o tre semestri all'Università per imparare il tedesco davvero?
Assolutamente no. L'Università fa riferimento ai livelli europei e, sulla carta, i nostri studenti escono con un livello B1. Ma se uno dopo facesse un esame di livello al Goethe-Institut...
Potrebbe non passarlo?
No, sicuro non lo passa. Ed è una cosa che mi dispiace: dopo i nostri corsi i ragazzi sanno leggere bene, ma è impossibile che imparino a parlarlo.
Per imparare il tedesco, andare in Germania è ancor più necessario rispetto all'inglese, che in Italia si insegna fin dalle scuole primarie?
E' un discorso diverso tra inglese e tedesco, per due motivi: uno, è vero, perché l'Inglese si comincia ad imparare da prima, cosa che incide molto sul processo di apprendimento; poi, perché viene insegnata come se fosse staccata da una cultura ed un modo di vivere. Cosa che con il tedesco non funziona. Se uno si illude di impararlo solo per poter commerciare con la Germania, dopo due mesi smette. Se, invece, il percorso di apprendimento viene accompagnato anche da argomenti culturali e se la persona mette un po' di radici in Germania, il gioco risulta più facile. Anche perché, lo ammetto, il tedesco può risultare più difficile rispetto ad altre lingue europee.
Quali sono le difficoltà specifiche della lingua tedesca?
La frase tedesca, con la sua sintassi, è schematica e se uno assimila alcune regole non trova difficoltà con la grammatica. Certo, gli studenti con alle spalle un percorso di studi liceale sono più avvantaggiati, perché sono abituati a pensare schematicamente. Ma il vero problema è il lessico.
Perché?
Gli italiani, devo dire, imparano mal volentieri le parole. Non voglio far leva su un pregiudizio, ma a differenza di studenti dell'est o francesi, gli italiani tendono a pensare che stando seduti in aula si apprendono anche i vocaboli. E questo, purtroppo, non è vero. Bisognerebbe stare 5 minuti al giorno ed impararsi 20 vocaboli. Un italiano che faccia questo, non l'ho ancora mai visto.
Quale è, secondo lei, il miglior metodo di insegnamento del tedesco?
E' chiaro che il miglior modo sarebbe affrontarlo nella vita quotidiana. Dove questo non è possibile, per riuscire ad impararlo in poco tempo, è bene affrontarlo attraverso l'analisi di testi attuali che stimolino gli studenti a capire il contenuto. Mettendo la grammatica al secondo posto. Questo vale soprattutto per studenti universitari. Devo dire che non è un approccio prettamente personale: ormai la grammatica classica, quella che parte della singola parola, non esiste quasi più. Oggi si parla dell'insieme del testo e del contesto, da cui bisogna estrapolare e dedurre le regole grammaticali.
Quali consigli si sente di dare a chi si avvia allo studio della lingua tedesca? Oltre i 5 minuti di lessico giornalieri...
Per riprendere l'argomento del lessico, sono esiti di studi affidabili a dire che, se la memoria viene confrontata più volte, ma in un breve lasso di tempo, con la cosa da assimilare essa sarà appresa più  rapidamente ed in maniera più strutturata: mentre con il famoso “studio prima della maturità”, cioè cercare di apprendere tutto nelle ultime tre notti, si dimenticherà tutto il giorno dopo. Non vengono assimilati nella memoria a lungo termine.
L'altro consiglio è quello di apprendere attraverso più canali: un libro di testo; file audio che oggi si trovano in CD allegati ai libri; un podcast sullo smartphone o sul lettore mp3;  un giornale in tedesco, non di alto livello, per leggerne anche solo i titoli; inoltre, avvicinarsi ad un branco della musica in lingua tedesca può essere di molto aiuto. Anche internet è utile, ma occorre saper scegliere bene.
In Italia cresce il numero di studenti di tedesco: nell'ultimo anno +18%. Inoltre, vista la differenza dei tassi di disoccupazione, le prospettive di un lavoro in Germania potrebbero spingere gli italiani a prendere in considerazione questa lingua. E' un fenomeno che continuerà a crescere?
Vorrei partire da qualche considerazione sulla condizione politico-economica europea..
Prego...
Credo che la Germania sia dipendente dal contesto europeo. Se crolla, verrà meno anche la Germania. Non la vedo come roccia forte nel mare.
Vuole dire che fa la roccia forte, ma ha bisogno del mare?
In parte sì, e spesso sono anche gli altri paesi che disegnano la Germania come la roccia forte. Ma non è così. Credo che quello della crescita degli studenti di tedesco sia un fenomeno legato al primato economico attuale della Germania, ma un genitore che faccia apprendere il tedesco oggi ai figli, non può pensare che sia una garanzia per un lavoro tra 20 anni. E' vero che se uno oggi è infermiere e conosce il tedesco, spostarsi può essere vantaggioso: viene preso a braccia aperte e guadagna subito il doppio. Ma vale solo per alcune categorie e questo primato non potrà durare a lungo. La crescita di studenti di tedesco è un evento passeggero, non credo durerà.

Giuseppe De Lorenzo



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