La sovranità è ormai perduta: inutile prendersela con Angela Merkel


E ci risiamo. Sui quotidiani di centrodestra, periodicamente, si rinfocola la polemica anti-Merkel. Il motivo è sempre quello: Frau Merkel, appoggiando la richiesta del suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, chiede di nominare un superministro UE per l’euro con potere di veto sui bilanci dei paesi con difficoltà finanziarie.
Richiesta sacrosanta, alla luce delle richieste di integrazione politica avanzate altrettanto periodicamente dai paesi dell’Europa mediterranea, ossia quelli con i bilanci più disastrati. Sì, perché quando si parla di “fare passi avanti sulla via dell’unione politica” dopo quella monetaria, per ogni paese membro dell’area euro significa condividere gioie e dolori con tutti quanti gli altri. E per i paesi virtuosi come Germania, Olanda, Lussemburgo, Danimarca e Finlandia, significa farsi carico dei debiti altrui, in particolare dei paesi membri del PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). Perciò, se si chiede ai paesi virtuosi di farsi carico dei debiti dei paesi ladroni, che almeno non si pretenda che lo facciano gratis et amore dei. Insomma, i paesi latini sono sull’orlo del fallimento e loro stessi chiedono di essere messi in “amministrazione controllata”. Ma con quest’ultima, si sa, nelle imprese commerciali il controllo passa dalle mani dei proprietari a quelle mani dei creditori. Nel caso degli stati, invece della proprietà quel che si cede è la propria sovranità. O almeno quel che ne è rimasto.

Infatti, grazie a quell’autentico capolavoro di idiozia che è l’euro, i paesi che l’hanno adottato hanno ceduto fette consistenti di sovranità. E a favore di chi? In teoria di un’entità nuova, neutrale rispetto ai singoli stati; ma poiché nella logica del potere non c’è nulla di neutrale (il potere lo esercita sempre qualcuno nei confronti di qualcun altro), in pratica la sovranità di paesi deboli come i summenzionati Piigs è stata ceduta ai paesi virtuosi del nord Europa capitanati dalla Germania. E in tutto questo non c’è alcun complotto dei perfidi crucchi a danno dei paesi mediterranei. È semplicemente nella natura delle cose che in un’associazione di stati come l’Unione Europea, vi siano paesi guida e altri che li seguono. Purtroppo, per oltre un decennio, opinionisti e commentatori hanno sviato l’opinione pubblica operando la distinzione tra sovranità monetaria e sovranità politica, come se la prima non fosse parte integrante della seconda.
Per questo, con l’adozione di una moneta comune era chiaro che veniva meno una delle leve (la moneta) attraverso cui la sovranità politica si manifesta concretamente. E chi si lamenta che Frau Merkel voglia venire a spulciare i nostri bilanci pubblici, violando così la nostra sovranità, sappia che, di fatto, già da tempo i paesi dell’area euro, con l’adozione della moneta unica, hanno pattuito di condividere scopi e destini. E in tal modo, i problemi di un paese diventano automaticamente i problemi di tutti. Da qui lo scontro tra due principi: quello della sovranità degli stati e quello dell’adempimento delle obbligazioni contratte. Infatti, per far fronte agli obblighi degli stati spendaccioni la Bce sottoscrive tutti i giorni titoli di Stato di questi ultimi sul mercato secondario creando così liquidità. Ebbene, si vorrebbe che la Bce facesse ancor di più senza che gli stati spendaccioni modifichino le loro abitudini di spesa pubblica allegra. In Italia, si levano da anni litanie contro i rigoristi del pareggio di bilancio. In questi giorni, Berlusconi, con la sua consueta e irritante semplicioneria se ne è uscito con il più classico “basta rigore, è ora di pensare alla crescita”, concetto espresso da tempo (anche se con altre parole) dal responsabile economico de Pd Stefano Fassina. Per non parlare di Sel, Lega, Idv e grillini, che concorrono al gran premio della demagogia e fanno a gara per chi la spara più grossa allo stupidario del complottismo.
La verità è che risolvere i problemi italiani stampando moneta e creando inflazione è pura illusione. Se manca liquidità è perché con una tassazione così alta e una burocrazia così soffocante, fare impresa nel Bel Paese è impossibile e chi può investe denaro liquido altrove drenandolo dall’Italia. Se non si crea ricchezza non è a causa del rigore nei conti pubblici, ma perché lo Stato spende troppo, e per finanziare i suoi sprechi, le sue ruberie e un welfare state insostenibile è costretto a tassare imprese e famiglie, impedendo così la crescita. Prima lo si capisce e meglio sarà per tutti (Tratto da La Voce di Romagna, 21/10/2012)
Carlo Zucchi

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