Helmut Haller, mezz'ala di successo in Italia
Si è spento, all'età di 73 anni, un'icona del vecchio calcio, quello che, ormai, non si gioca più. Helmut Haller, forte mezz'ala di Bologna e Juventus tra il 1962 e il 1973, ha giocato per più di dieci anni in Serie A, conquistando tre scudetti e l'ammirazione di tutto il mondo calcistico italiano.
Haller inizia a giocare nel calcio che conta molto presto, esordendo in scena internazionale a soli 19 anni. La sua consacrazione avviene in Italia nel capoluogo emiliano: sette stagioni ed uno scudetto strappato all'ultima giornata alla Grande Inter di Herrera. Quella partita, lo spareggio, finì 2-0 per il Bologna guidato da Fulvio Bernardini, che si consacrò Campione d'Italia per la settima ed ultima volta. Haller divenne uno dei pezzi più pregiati del Bologna fc, che nel suo comunicato ne ricorda i “dribbling irresistibili, il suo genio innato, il suo grande fiuto del gol, il suo carisma alla conquista del titolo tricolore”.
Dopo 180 partite e 48 gol, il centrocampista si trasferisce alla Juventus. Cinque stagioni coronate da due scudetti, quelli del 1972 e del 1973. Anche qui, Haller diventa “uno dei simboli della nostra storia” - dice il comunicato della Juventus-, giocando 116 partite e realizzando 21 gol. Unica macchia, la finale di Coppa dei Campioni nel 1973 persa contro l'Ajax di Cruyff.
La sua avventura calcistica conosce anche tre esperienze mondiali, vestendo la maglia della Germania Ovest: Cile 1962, Inghilterra 1966 e Messico 1970. Due ricordi su tutti: del mondiale '66 si riportò a casa il pallone con cui realizzò la rete nella finale contro i padroni di casa, nascondendolo sotto braccio anche alla regina Elisabetta durante la premiazione; in Messico, invece, fu costretto a guardare dalla panchina la storica semifinale con l'Italia, persa 4 a 2.
La sua carriera agonistica si conclude in Germania, ad Augsburg, nel 1979.
Un centrocampista con il vizio del gol, abile nel dribbling e con molta tecnica. Un calcio diverso, dicevamo. Un calcio elegante che verso la metà degli anni '70 comincia a trasformarsi nel calcio più fisico e tattico che oggi conosciamo. Quello in cui Haller non rientrava più.
Giuseppe De Lorenzo
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