La Germania al voto: sull’eurocrisi vince la linea Merkel
A meno di un mese dalle elezioni
politiche tedesche, la crisi dell’euro entra nella campagna
elettorale.
Fino ad ora il tema era rimasto a
margine della discussione pubblica e, a parte gli
antieuropeisti di Alternativa per la Germania (AfD), i partiti l’avevano
accuratamente evitato. I buoni dati economici sull’Eurozona pubblicati
da Eurostat avevano rafforzato la linea della cancelliera Merkel e spuntato
l’offensiva elettorale euroscettica.
A cambiare la situazione è stata
l'ipotesi, espressa dal ministro delle Finanze Wolfgang
Schäuble durante una manifestazione elettorale ad Amburgo, di un terzo
pacchetto di aiuti alla Grecia. Da allora l’eurocrisi è all’ordine del giorno
del dibattito politico a Berlino, tanto da occupare tutte le prime pagine dei
principali giornali tedeschi.
Che l’argomento sia scomodo è
dimostrato da un articolo
della Bild. Il quotidiano tedesco, tra i più
letti in Germania, ha recentemente pubblicato una sua versione dei manifesti
elettorali. Non come sono, ma come dovrebbero essere secondo il giornale
stesso, sempre pronto a cogliere il sentimento nazional-popolare: “Mai più un
centesimo alla Grecia. Così la Germania resta forte” (CDU), “Non più miliardi
alla Grecia” (SPD), “La Grecia non riceverà più nulla” (FDP), “I Verdi non
danno più nulla alla Grecia” (Verdi).
Anche l’autorevole giornale
economico Handelsblatt
ha dedicato lo speciale dello scorso fine settimana alla crisi dell’euro
pubblicando in copertina il titolo "Salvataggio dell’euro. Il conto,
prego" con una foto della Merkel con il naso di Pinocchio.
Infine la Welt am Sonntag, quotidiano conservatore, ha
sottolineato come in piena campagna elettorale sia arrivato il momento
della verità sul terzo pacchetto di aiuti alla Grecia. Jürgen Stark, ex
componente del board della Banca Centrale Europea (Bce) ha dichiarato che “da
almeno il 2011 la Grecia è un contenitore senza fondo. A prescindere se l’euro supererà
la crisi o meno, costerà ancora molto”.
Le polemiche sui costi della moneta
unica per i contribuenti tedeschi hanno rivitalizzato gli euroscettici
di AfD che nelle ultime settimane erano spariti dai media e nei sondaggi erano
scesi intorno al 2%. Ora le rivelazioni più ottimistiche li danno al 3.5%.
Bernd Lucke, il portavoce di AfD, durante una lunga giornata di campagna
elettorale a Berlino si è dimostrato fiducioso sul risultato elettorale e
sicuro di superare lo sbarramento del 5%.
Per l’Europa e la Germania sarebbe
un brutto colpo perché un’eventuale (ancorché improbabile)
truppa antieuropeista nel Bundestag ostacolerebbe tutte le iniziative del
governo per il consolidamento della moneta unica. Gli euroscettici ritengono
fallimentare la politica di salvataggio dell’euro portata avanti dal governo
tedesco e vogliono o tornare al marco o, più plausibilmente, creare un
euro forte del Nord Europa [carta], lasciando al proprio destino i paesi
del Sud del Vecchio Continente.
Sull’entità dell’aiuto alla Grecia
ha fatto chiarezza lo stesso ministro delle Finanze greco sulle
colonne dell’Handelsblatt:
“Per il 2014 e il 2015 abbiamo bisogno di circa 10 miliardi di euro. Ci sono molte possibilità per
coprire questo buco. Ma non ha senso discutere oggi delle diverse opzioni che
abbiamo perchè fino a luglio 2014 siamo coperti.” Insomma, Giannis Stournaras
butta acqua sul fuoco e cerca di minimizzare. Lo stesso Schäuble sempre in
un’intervista all’Handelsblatt
ha detto che il terzo pacchetto di aiuti alla Grecia era stato già deciso nella
runione dell’Eurogruppo del 2012; ha inoltre aggiunto che “la situazione in
Grecia, anche se lentamente, migliora. Nel prossimo anno l’economia di Atene
ricominicerà a crescere dopo 5 anni di recessione… Non è ancora deciso da dove
prenderemo i soldi. Abbiamo a disposizione il fondo di salvataggio Esm
(European stability mechanism) dal quale possiamo ancora attingere.”
L’attuale dibattito sulla moneta
unica s’inserisce in una lunga e complessa discussione sulla
guerra dell’euro in Germania. Era del resto impensabile che la questione
rimanesse fuori dallo scontro elettorale a lungo. Una vecchia volpe come
Gerhard Schröder (l’ex cancelliere tedesco della SPD), in un incontro a
sostegno di Steinbrück, ha abilmente attaccato Merkel proprio sulla sua
politica in Europa mettendola evidentemente in difficoltà e ridando anche un
po’ di fiducia al suo partito, che rischia un’altra débâcle come nel 2009.
Chi guarda alle elezioni di Berlino
nella convinzione che la linea mantenuta fino ad ora dalla Germania possa
cambiare rischia di rimanere deluso: Angela Merkel resta popolarissima e il suo
partito gode di un consenso (40% circa) che ricorda i tempi d’oro di Helmut Kohl.
I tedeschi si ritengono soddisfatti
dalla linea mantenuta dalla cancelliera in Europa. Il suo stile
temporeggiante ma sempre fermo e rassicurante è considerato la migliore strada
possibile per difendere gli interessi della Germania. Inoltre, la cancelliera e
il suo governo sono impegnati in una campagna di comunicazione focalizzata
sull’importanza dell’euro e sulle opportunità di lavoro e di vita offerte
dall’Ue ai i cittadini tedeschi. Recentemente, in piena campagna elettorale, il
Tag der
offenen Tür (il giorno delle porte aperte di tutti i ministeri
tedeschi, a cui hanno partecipato 150 mila persone) ha avuto come filo
conduttore l’Europa. I cittadini tedeschi sembrano gradire il governo tedesco
se è vero, come ha ricordato la Welt,
che il 22 settembre prossimo la Merkel potrebbe ricevere un vero e proprio
assegno in bianco dagli elettori.
Del resto, in una campagna
elettorale molto concentrata sulla politica interna si discute
poco di unione bancaria e ancor meno di eurobond. Lo stesso sfidante
socialdemocratico Peer Steinbrück, che in passato aveva aperto a questa
possibilità, in un’intervista
radiofonica passata quasi inosservata ha sì affermato l’indispensabilità di
stabilizzare l’Europa ma non necessariamente con l’introduzione degli eurobond,
e comunque solo a patto di garanzie di consolidamento del bilancio dei paesi
indebitati e di una cessione di consistenti quote di sovranità. Steinbrück,
consapevole di avventurarsi su un tema scivoloso, ha voluto soprattutto
rassicurare i contribuenti tedeschi che non hanno alcuna voglia di pagare i
debiti altrui. Solo i Verdi restano oggi esplicitamente a favore degli
eurobond.
È opinione diffusa che la politica
di austerità di Angela Merkel sia stata condizionata in gran
parte dalle elezioni del 22 settembre. In realtà essa non si basa
esclusivamente un calcolo politico, ma anche su una una vera e propria
convizione culturale confermata dalla storia recente di Berlino. Le riforme
della famosa Agenda 2010 avviata da Gerhard Schröder hanno dato i loro frutti
in questi anni e oggi la Germania è il paese europeo con la crescita più forte.
Ovviamente il
modello tedesco non è perfetto, ma a prescindere da chi
governerà è chiaro che la Repubblica Federale Tedesca chiede ai partner europei
tre cose: conti in ordine, stabilità politica e, quindi, competitività
internazionale. Tre elementi indispensabili per una crescita solida e duratura. (Pubblicato originariamente su Limes, 30.08.13)
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