La Germania (al voto) e il suo mondo
Gli occhi del mondo guardano a Berlino. Le elezioni di domenica sono uno degli eventi dell’anno e avranno inevitabili ripercussioni anche a livello internazionale.
Anche se la politica estera interessa poco agli elettori tedeschi,
la questione del ruolo della Germania in Europa e nello scacchiere
internazionale resta sullo sfondo di qualunque dibattito politico. Non
potrebbe essere diversamente, considerato che nessun paese europeo è
tanto dipendente dal mercato globale quanto la Germania.
Il dilemma della classe dirigente tedesca è come
Berlino debba esercitare il ruolo di guida in Europa. La Repubblica
Federale si trova in una posizione non facile. Più degli altri partner
europei ha instaurato ottimi rapporti commericali con le economie
emergenti dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), Al
contempo, l’export tedesco si regge soprattutto sul mercato europeo.
Per la Germania resta indispensabile che l’Europa
sia competitiva nel mercato globale. A questo si aggiungano la questione
dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, lo scandalo dello
spionaggio dell’Nsa e, infine, la recente questione siriana. Rispetto a
tutti questi temi i partiti tedeschi sono chiamati a dare risposte
concrete. Vediamo cosa propongono.
Il futuro dell’Europa
All’inizio della campagna elettorale il dibattito si è limitato alla crisi dell’euro
da una prospettiva esclusivamente interna: quanti soldi costerà ai
contribuenti tedeschi il salvataggio della moneta unica? La distanza tra
l’analisi tedesca e quella nel resto d’Europa è evidente.
Il continente analizza la crisi interrogandosi sulla questione strategica,
ovvero sul ruolo della Germania - accusata di tutelare i propri
interessi e di imporre austerità e sacrifici, senza preoccuparsi di
rilanciare la crescita. In Germania invece si discute di regole interne
all’Ue, di competitività nel mercato europeo e ci si rifiuta di
tollerare i debiti altrui. La richiesta degli europartner di maggiore
integrazione e di condivisione del debito resterà inascoltata finché
Berlino non riceverà garanzie certe sulla stabilità politica e la
solidità economica dei paesi indebitati.
Europa non significa solo euro: c’è anche la
questione politico-istituzionale. Cristiano-democratici (CDU) e liberali
(FDP) vogliono un’Unione politica con strutture decentrate, sul modello
federale. Anche se su questo punto in realtà il programma della CDU
resta molto vago. I Socialdemocratici (SPD) propongono un governo
economico comune dell’Eurozona, con funzioni di coordinamento ma anche
con responsabilità condivise. Da qui nasce l’idea di un fondo di
ammortamento per il debito pubblico che porti, gradualmente, a una
comunione dei debiti.
La Turchia nell'Ue?
Collegata al futuro politico di Bruxelles c’è la
questione di un possibile ingresso della Turchia nell'Ue. Il tema in
Germania è molto sentito, anche per via dell’enorme comunità turca
(circa 1,6 milioni
di persone) presente nel territorio federale. Proprio il 12 settembre
scorso cadeva il 50° anniversario dell’accordo di associazione tra la
Turchia e l’allora Comunità Economica Europea, il primo passo
dell’avvicinamento di Ankara all’Europa.
Sono passati cinquant’anni, ma la Turchia è ancora molto lontana da Bruxelles.
Sulla questione i partiti tedeschi non hanno una posizione unica. La
CDU è contraria all’ingresso di Ankara Tuchia nell'Ue, ma favorevole al
rafforzamento dei rapporti economici e commericali. SPD e Verdi
vogliono, al contrario, avviare delle trattative che portino
gradualmente Ankara nell'Unione. In questo socialdemocratici e verdi
possono contare anche sul sostegno della Linke (Sinistra).
D'altronde, il governo rosso-verde di Gerhard Schröder
era un sostenitore dell’ingresso nell'Ue della Turchia. Era l’estate
del 2005; con l'apertura delle trattative nel settembre di quello stesso
anno a Bruxelles, Ankara sembrava a un passo dal far parte del club
europeo. Ancora oggi, in una recente intervista al mensile Cicero, l’ex cancelliere ha difeso l’ingresso della Turchia in Europa.
Il ruolo dei Brics
Chiunque governerà a Berlino continuerà a investire nelle relazioni commerciali con le economie emergenti.
Sia il programma della CDU sia della SPD riconoscono l’importanza per
la Repubblica Federale Germania di sfruttare la crescita di queste
economie. Accanto ai Brics si citano Messico e Nigeria (nel programma
della CDU) e in generale l’Asia (nel programma della SPD).
Sia la SPD sia la CDU, in una paragrafo a parte dedicato alle relazioni con Mosca,
sottolineano la necessità che in Russia vengano rispettati i diritti
democratici e lo Stato di diritto. In particolare la CDU s’impegna a
contribuire e alleggerire le regole per i visti per scienziati, imprese e
studenti. Più in generale la SPD sottolinea che i rapporti con le
economie emergenti non si devono limitare agli scambi commerciali ma
devono essere relazioni politico-diplomatiche finalizzate al
riconoscimento dei valori dei diritti umani e della democrazia. In
particolare i Verdi vogliono che i Brics siano maggiormente sensibili
alla difesa delle risorse naturali e scommettano su una crescita
ecologicamente sostenibile.
Il dibattito sui Brics si è evoluto nel corso della campagna elettorale.
Il rallentamento dell'economia indiana e di quella cinese hanno messo
in discussione il modello di sviluppo dei mercati emergenti. La Frankfurter Allgemeine Zeitung
ha sottolineato come non si possa avere una crescita duratura e stabile
senza riforme strutturali. Un monito rivolto indirettamente anche alle
cancellerie europee e che rivela la condizione culturale dietro la
ricetta tedesca in economia.
Siria
Nelle ultime settimane il governo ha dovuto affrontare la spinosa questione
di un possibile intervento militare in Siria, a sostegno di Usa e
Francia contro il regime di Assad - intervento che grazie all'accordo
Kerry-Lavrov è stato per il momento congelato. Merkel già alla fine
della prima giornata di lavori del G-20 a San Pietroburgo aveva
rilasciato un’intervista alla seconda rete tedesca in cui aveva spiegato
la posizione di Berlino: "La Germania non parteciperà ad un intervento
militare. Siamo invece favorevoli ad un'azione politico-diplomatica."
Nessun partito tedesco si è dichiarato favorevole all'attacco
e il clima nel paese è di evidentente contrarietà a qualsiasi forma di
ingerenza che non preveda la via politico-diplomatica. La scelta di
Merkel si spiega con una ragione contingente - un intervento in Siria
avrebbe rischiato di compromettere il risultato elettorare del 22
settembre - ma è anche in linea con l’astensione sulla guerra in Libia.
La Siria, però, rimane un tema scomodo. Su richiesta
del gruppo parlamentare della Linke, il ministero dell’Economia ha
ammesso che sia il governo di Schröder sia la grande coalizionie di
Merkel, dal 2002 al 2006, hanno venduto a Damasco prodotti chimici che
sono stati utilizzati per fabbricare armi. La Cancelliera, in
un’intervista televisiva alla prima rete tedesca, ha difeso la scelta
sostenendo che tali prodotti, stando alle informazioni a lei
disponibili, dovevano essere usati esclusivamente a scopi civili. Merkel
ha anche auspicato un veloce e deciso intervento del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite.
Stati Uniti
Infine, la questione dello spionaggio della National Security Agency (Nsa).
In Germania, un paese i cui cittadini sono molto sensibili alla privacy
- considerando che i residenti nell'ex DDR hanno vissuto un sistematico
controllo della vita privata - le rivelazioni di Snowden non potevano
passare inosservate. Sin dall’inizio media e cittadini si sono occupati
della questione e hanno preteso risposte che non sono mai arrivate.
Spiegazioni vaghe, giustificate spesso con la necessità di garantire la
sicurezza dei cittadini.
Merkel fece anche una gaffe durante la visita di Obama a Berlino
nel mese giugno: "Internet è per noi tutti terra incognita", disse la
cancelliera. Tuttavia, il tema non sembra spostare più di tanto gli
equilibri.
L’unico partito a guadagnare qualche voto è stata la
Piratenpartei che più degli altri è sembrata a proprio agio
nell’affrontare il tema, proponendo un radicale diritto all’anonimato in
rete. Non è un caso che né il programma della CDU né quello della SPD
diano alcuna risposta specifica.
Lo scandalo Prism avrebbe potuto mettere in crisi i già complicati rapporti con gli Stati Uniti, ma nel corso della campagna elettorale la discussione ha perso gradualmente di interesse.
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