Stéphane Hessel: I cittadini devono esercitare più pressione e non lasciarsi manipolare
Le proteste e e gli scontri in tutta Europa contro i programmi di austerità mi hanno ricordato un'intervista a Stéphane Hessel letta sul Financial Times Deutschland lo scorso 26 ottobre. Hessel, nato nel 1917, emigrato in Francia nel 1924 ha combattuto per la Resistenza francese. Nel 1944 venne catturato dalla Gestapo e sopravvisse ai Lager. Dal 1945 ha lavorato come Diplomatico. Nel 2010 ha pubblicato Empoert Euch!. tradotto in italiano nel 2011 con il titolo Indigatevi!
Qui di seguito alcuni stralci dell'intervista sopra citata.
Signor
Hessel, Lei ha detto: "Vista da fuori l'Europa è il paese del passato. Il paese del capitalismo che non si è rinnovato." Era il 1962. Come si deve rinnovare il
capitalismo alla luce della crisi dell'Euro?
L'idea di
trasformare l'Europa è la più importante e riuscita operazione della mia generazione. Il
XX secolo è stato caratterizzato dalla
costruzione dell'Europa. Sfortunatamente quest'Europa non ha ancora trovato la
sua forma migliore. Il divario tra ricchi e poveri si è allargato.
La
soluzione potrebbe essere il ritorno all'economia sociale di mercato?
Il
concetto chiave resta la giustizia, l'uguaglianza. Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo
avuto una fase di circa 30 anni in cui l'economia era stabile e i bisogni
fondamentali degli europei soddisfatti, proprio perché il mercato era regolato. Era la Germania di Adenauer e
Brandt, l'America di Carter. Purtroppo sono seguiti Tatcher, Kohl, Reagan e
Bush. Dobbiamo ristabilire la giustizia sociale. Viviamo, sfortunatamente, in
un sistema che definirei oligarchico. Le decisioni sono prese da un gruppo
limitato di politici che si lasciano dettare le loro azioni dai mercati
finanziari. I cittadini devono esercitare maggiore pressione e non si devono
lasciar manipolare dai lobbisti. Devono entrare in gioco per la difesa del bene
comune.
Il 45 per
cento dei tedeschi si esprimono a favore dell'uscita della Grecia
dall'Eurozona. Per l'Europa che lei auspica, non sarebbe favorevole.
Ho molta
simpatia per la Germania e conto molto sulla Germania per la soluzione della
crisi europea. Nonostante tutte le difficoltà
che ha dovuto affrontare il popolo tedesco sono riusciti a costruire la più forte economia d'Europa - grazie anche agli Americani ed
al piano Marshall. I tedeschi hanno una grande responsabilità e non è accettabile affermare: noi
stiamo bene, gli altri devono cavarsela in qualche modo. Anche a i politici
devono capire che la scomparsa dell'Euro significherebbe una grossa perdita.
Sono convinto che la maggioranza dei tedeschi sia ancora oggi favorevole all'euro.
Già in "Indignatevi!" avete criticato il feticcio della crescita.
Come considerate l'idea di un benessere senza crescita teorizzata da Tim
Jackson?
È esattamente la via che
dovremmo seguire. Abbiamo bisogno di una educazione al senso civico. Dobbiamo smetterla di volere sempre di più e cercare di creare rapporti umani
più stabili. I valori della
democrazia sono degenerati negli ultimi 300 anni, dobbiamo rivitalizzarli. I
giovani di oggi hanno più possibilità rispetto a noi, cinquant'anni fa. Grazie a Internet e Facebook
hanno la possibilità di progettare una concezione
dell'essere umano e della società che corrisponda alle necessità e sfide di oggi.
Sia il
movimento Occupy sia le rivoluzioni arabe hanno dimostrato che esiste nella
società una volontà di cambiamento. Queste hanno rappresentato solo l'inizio.
Possono passare decenni prima che le
richieste vengano esaudite.
(Intervista tradotta da twitter @uvillanilubelli, tratta da Financial Times Duetschland, 26 ottobre, a cura di Hanna Klimpe)
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