Non è affatto detto che Hollande e Merkel alla fine non s'intendano

Merkozy, adieu! Gli elettori francesi hanno archiviato l’alleanza di ferro tra Merkel e Sarkozy e premiato François Hollande, il normale. Se si prendono in considerazione i risultati delle elezioni in Francia ed in Grecia sembra proprio che ancora una volta sia l’Europa ad uscirne a pezzi... o quantomeno l’Europa del rigore e dell’austerità di Angela Merkel.
Le imposizioni tedesche degli ultimi mesi hanno, evidentemente, pesato. Che questo porti ad un nuovo corso nella politica europea, è tutto da vedere. Ci sarà un “nuovo inizio”, come ha titolato il The Guardian? Archiviato il Merkozy, la Cancelliera, in realtà, ha già trovato in Mario Monti un fedele alleato. La questione che si pone oggi è: quali saranno le relazioni franco-tedesche?
Il timore dei più critici verso Hollande e degli europeisti convinti è che il nuovo presidente francese possa “affossare” l’Europa. Eppure il socialista è un europeista convinto (discepolo di Delors e Mitterand) ma critico della deriva teutonica degli ultimi mesi. Rileggere un’intervista rilasciata al mensile tedesco Cicero prima delle elezioni può essere di aiuto per capire meglio quali possano essere gli scenari futuri.

Intervistato da Jacques Pilet, Hollande ha affermato che la Francia deve tornare ad avere un ruolo in Europa, “la parola della Francia deve contare”. François Hollande tiene, inoltre, a precisare che seguire il modello tedesco non può significare imitare la Germania perché ogni paese ha una sua caratteristica specifica che non può essere ignorata. L’accordo sul Fiscal Compact deve essere rivisto, completato e migliorato, ma non stracciato.
Il neo-presidente dunque vuole rapporti paritari. Francia e Germania sono il nucleo portante dell’Europa: sono le prime due economie dell’area euro, insieme hanno il 48 per cento del Prodotto interno lordo dell’Eurozona, il 36 per cento del budget dell’Unione Europea e il 31 per cento dei voti in Consiglio Europeo. François Holland aveva le idee chiare prima delle elezioni e confermerà le sue posizioni anche una volta acquisiti pieni poteri.
Naturalmente Holland dovrà però fare i conti con un’occupazione al 9,8 per cento (quasi il doppio rispetto alla Germania), una disoccupazione giovanile al 22 (oltre il doppio rispetto alla Germania) ed una crescita di un quarto inferiore alla Repubblica federale tedesca. Insomma, la Francia non ha, oggi, la stessa solidità sociale ed economica della Germania.
E’ molto probabile che Hollande cambierà modi e forma dei rapporti franco-tedeschi, ma nella sostanza le novità saranno poche. Il margine di manovra, in questa fase, è ristrettissimo. L’asse di ferro è finito, ma Francia e Germania sono destinate a far uscire insieme l’Europa dalla crisi – ed un ruolo fondamentale lo giocherà anche l’Italia.
Infine non è da sottovalutare la capacità di persuasione di Angela Merkel che probabilmente convincerà anche il “nemico” Hollande a seguirla nella strada già intrapresa negli ultimi mesi. Secondo lo Spiegel online Hollande ha ottenuto il lavoro più difficile al mondo e dovrà deludere molti dei suoi concittadini che l’hanno votato.
Non dimentichiamo che se Sarkozy è stato l’undicesimo capo di governo o di stato ad uscire sconfitto da quando è iniziata la crisi, attualmente, il partito della Merkel resta, secondo i sondaggi, il più popolare. Questo significa che seppur con una coalizione diversa da quella attuale, se dovessero essere confermati i dati attuali, Angela Merkel dovrebbe essere confermata alla guida del governo tedesco. Un fatto in evidente controtendenza rispetto al resto d’Europa.
Molti analisti, infine, si sono sempre chiesti come mai Merkel e Sarkozy fossero riusciti ad andare così d’accordo: due personalità tra le più diverse. Sobria e poco carismatica la tedesca, spettacolare e carismatico il francese. Ora, Hollande è, antropologicamente, molto più simile alla Cancelliera. Alla fine potrebbe anche essere che i due andranno molto d’accordo. Se e su cosa potrà esserci una convergenza di idee, bisognerà aspettare l’incontro a Berlino prima del prossimo G8. (Tratto da L'Occidentale, 10 maggio 2012)
di Ubaldo Villani-Lubelli

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