La Mafia dall'Italia alla Germania: sangue, affari, politica e devozione,



Il ciclo di incontri “Di mafia si è scritto” continua la sua ambiziosa campagna di sensibilizzazione verso un tema delicato come la mafia. Quarto ospite, in una sala gremita di giovani, è Petra Reski, corrispondente per il settimanale tedesco Die Zeit ed autrice del dossier “ Santa Mafia”, edito da Nuovi Mondi. “Definirlo un reportage è riduttivo”, spiega Francesca Lamberti, ordinaria di Diritto Romano dell'Università del Salento, che preferisce descriverlo come una ricostruzione profonda e dettagliata di luoghi, legami e relazioni. Il libro, infatti, è uno studio approfondito del crimine organizzato, attraverso la sagace analisi di personaggi la cui esperienza è, in vario modo, legata alla mafia. Le vicende di un “aitante e latitante” boss di Palermo si intrecciano, così, con quelle di Letizia, fotoreporter e simbolo della cultura e dell’intellighenzia locale, regalando al lettore una minuziosa fotografia del tessuto siciliano odierno.
Il "viaggo", dalla Sicilia porta fino in Germania, sottolineando come la mafia abbia, da anni, assunto un carattere sovranazionale. L’autrice vorrebbe approfondire l’analisi dei legami tra il crimine organizzato e l’imprenditoria tedesca, ma deve sottostare alla rigida censura dell’editore e di una Germania che continua a considerare la mafia un fenomeno esclusivamente italiano. La provocatoria reazione di Petra Reski è quella di lasciare alcune pagine nere risvegliando, così, gli animi e la curiosità dei lettori.
Alle rigide norme che limitano spesso la libertà d’espressione di scrittori e giornalisti, si contrappongono alcune gravi lacune normative che caratterizzano l’ordinamento tedesco in materia di crimine organizzato. A spiegarlo è Paola Balducci, docente di Procedura Penale all'Università del Salento, sottolineando la necessità di un coordinamento all’interno dell’Unione Europea e di una maggiore armonizzazione tra gli ordinamenti nazionali.
Ad anticipare l’intervento di Petra Reski è, poi, Giulio De Simone, professore di diritto Penale presso l’Università del Salento che, elogiando la prosa accattivante, si sofferma su un altro aspetto: non si tratta solo di un libro-denuncia, bensì anche di una sincera dichiarazione d’amore verso la Sicilia e dell’innegabile bellezza delle terre che hanno accolto la giornalista sin dagli anni 80. L’attenzione si sposta sui giorni che hanno preceduto la stesura dell’opera ed, in particolare, sulle ragioni che possono spingere una giornalista tedesca ad interessarsi al tema della mafia. 
E’ l’autrice stessa a raccontare come la curiosità sia nata solo dopo la visione del film “Il Padrino” e di quanto sia stato difficile far avvicinare lettori (ma anche colleghi) tedeschi alla materia. Paragonavano il mio interesse – ironizza la Reski – a quello che hanno alcune persone per l’ornitologia.
Durante il suo intervento, momenti intensi si alternano spesso ad altri più leggeri, come il racconto dei 2000km che l’hanno portata a Corleone, raccontato in Sulla strda per Corleone. Il suo modo di parlare è crudo, diretto: non ha timore di affermare che il sangue versato a  Duisburg è stato, per lei, una fortuna. Di mafia si è scritto ma i lettori, purtroppo, se ne interessano solo all’indomani di una strage.
A moderare il dibattito che ha fatto seguito all’incontro è stato Ubaldo Villani-Lubelli, assegnista di ricerca all'Università del Salento e curatore, insieme a Francesca Lamberti, dell'intera rassegna.
Rachele Caracciolo




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