Germania 2.0

Vi riproponiamo un articolo uscito su Liberal, 02.10.10, in occasione della festa della riunificazione della Germania.


A vent'anni dalla riunificazione, i problemi per il Bundestag non mancano: invecchiamento della popolazione e debito impensieriscono il “motore” dell’Ue

Se nell’immaginario collettivo la caduta del muro di Berlino resta un evento decisivo della storia del Novecento, lo sono molto meno gli undici mesi successivi. Dal 9 novembre 1989 fino al 3 ottobre 1990 la Germania ha, infatti, cercato di porre le basi per ricostruire e re-inventare se stessa: libere elezioni nel marzo del 1990, unione monetaria nel luglio dello stesso anno, il 31 agosto la ratificazione del patto di unificazione e il 3 ottobre la tanto attesa riunificazione. L’artefice di questa impresa in tempi così brevi fu Helmut Kohl. La Germania unita è per noi, oggi, un dato acquisito, normale, quasi scontato, ma in quegli undici mesi non tutti ritenevano opportuno e giusto l’annessione della Germania comunista (DDR) alla Repubblica Federale Tedesca. L’intellettuale di sinistra Günter Grass preferiva una confederazione e temeva la voglia di potenza di una Germania unita, Oskar Lafontaine ed i Socialdemocratici erano critici e sottovalutarono l’euforia popolare per la riunificazione. E per questo persero le elezioni del marzo 1990. In Occidente, poi, Margaret Thatcher, George Bush padre e François Mitterand erano scettici ed avevano paura di un ritorno della grande potenza tedesca. Kohl riuscì ad avere l’appoggio internazionale, in cambio diede l’impegno della futura Germania per la costruzione dell’attuale Unione Europea e soprattutto per l’introduzione dell’Euro.

A vent’anni di distanza possiamo dire che, nonostante siano stati commessi degli errori, l’unificazione tedesca fu un successo e si può fare un primo bilancio. Il momento è, tra l’atro, dei migliori: la Germania è tornata ad essere la prima economica dell’area euro ed un modello per tutto l’Occidente. In occasione del ventesimo anniversario dalla riunificazione della Germania, il Governo federale tedesco ha presentato un rapporto sullo stato del processo di unificazione. Nella relazione sono messi in evidenza punti di forza e di debolezza di tale processo. C’è sicuramente ancora molto da fare, ma i progressi sono indubbi. Del resto, lo stato dell’economia della vecchia Repubblica Democratica Tedesca (DDR) era peggiore di quanto si immaginava o si poteva percepire dall’esterno. Fu attraverso un corposo programma di sostegno ed investimenti economici ai nuovi Länder della Germania dell’Est che si cercò di ridurre il più possibile il gap economico e sociale Fino ad oggi sono stati spesi dalla Germania Occidentale circa 82,2 miliardi di euro per finanziare e sostenere lo sviluppo dell’ex Germania dell’Est attraverso i cosiddetti Solidarpakt I e II. Il Solidarpakt II è ancora oggi in vigore e durerà fino al 2020. Inoltre, fino al 2013 ci saranno anche i fondi dell’Unione Europea. Si tratta di cifre ingenti e di iniziative, che, seppur molto impopolari nelle zone occidentali della Germania – in quanto una parte di tutti gli stipendi viene an cora oggi prelevato per sostenere i nuovi Länder – hanno permesso di ridurre sostanzialmente la differenza economica tra le due parti della Germania.

Del resto, fatto 100 il prodotto interno lordo della Germania occidentale, nel 1991 il prodotto interno lordo dei Länder dell’Est era al 42,3%, ma nel 2009 è arrivato ben al 75,0%. Questo è naturalmente stato possibile grazie al processo di privatizzazione delle imprese, che nella vecchia Germania dell’Est erano naturalmente tutte statali. C’è poi da registrate che questo faticoso tentativo di riunire la Germania non solo politicamente, ma anche e soprattutto economicamente si è dovuto scontrare con l’emigrazione di molti cittadini dell’Est nella Germania dell’Ovest: circa 5,5 milioni dall’unificazione ad oggi – un milione in meno da Ovest ad Est. Un dato solo apparentemente negativo, come ha giustamente ricordato la Merkel in occasione dell’anniversario della firma del patto di unificazione. In ogni caso, fino al 2006, la popolazione ad Ovest è costantemente aumentata, è, al contrario, diminuita di circa il 9,5 per cento nell’Est. C’è del resto un evidente squilibrio: nel 2008 in Germania vivevano 82 milioni di persone, di cui solo 16,5 milioni nell’Est, ovvero appena il 20,1 per cento. In più, sono soprattutto i giovani ad abbandonare i territori dell’Est della Germania.

Attualmente sono 452.000 gli anziani tra gli 80 e gli 85 anni e da qui al 2025 si stima che saranno il doppio. Anche le nascite sono diminuite e dalle 200.626 del 1990 si è passati alle 133.284 del 2008. Infine, un dato rilevante è quello della disoccupazione: nei Länder dell’ex Germania comunista è al 13%, nel resto del paese al 6,9. Stando ai dati, la Germania sembra un Paese diviso in due: Est contro Ovest. Secondo uno studio del Die Welt addirittura il 19 per cento dei cittadini della Germania Occidentale non è mai stato nella Germania dell’Est ed il 12 per cento di questi ultimi non ha mai visitato i Länder dell’Ovest. È indubbio che l’unificazione non è ancora del tutto completata e che ha portato con sé numerosi problemi, che ancora oggi non sono del tutto risolti. Ci sono certamente ancora molti delusi, ma è comunque una minoranza. È vero che il successo della Linke (l’estrema sinistra tedesca), che ha nelle regioni dell’ex Repubblica comunista la gran parte dei suoi elettori, è la testimonianza più evidente di come il malcontento cresca e le aspirazioni di quegli undici mesi tra il novembre del 1989 e l’ottobre del 1990 non si sono sempre trasformate in realtà. Come ha recentemente ricordato Angela Merkel, si deve ancora costruire un patrimonio concettuale comune, ma è solo questione di tempo. L’annessione ha sostanzialmente cancellato una parte della storia della Germania. Una volta che il 3 ottobre 1990 si è realizzata l’unità politica, costituzionale ed amministrativa, è poi iniziata la discussione sull’identità della nuova Germania. Non è stato solo un radicale cambiamento per i cittadini dell’Est che hanno finalmente potuto conoscere i principi di libertà e di democrazia. È l’intera Germania che ha dovuto e potuto, finalmente, riflettere su stessa, in cerca di una nuova identità. La Germania ha abbandonato il cosiddetto Sonderweg. Quella via speciale, quello stato di eccezionalità che per tutto il Novecento è stato parte della vecchia identità nazionale. Con la riunificazione la Germania ha iniziato a re-inventarsi. La Germania di oggi ha una nuova generazione che ha trovato una nuova patria nei Länder dell’Est: e questo è il simbolo più evidente del successo raggiunto il 3 ottobre 1990.

di Ubaldo Villani-Lubelli

Sempre il 3 ottobre 2010, su L'Occidentale, è uscito un altro mio articolo, La riunficazione della Germania è diventata una festa europea, che vi ripropongo in questa pagina del mio blog:

Il 3 ottobre 1990 la Germania tornava ad essere una nazione unita. Appena undici mesi dopo la caduta del Muro di Berlino, si realizzò quello che in un primo momento sembrava irrealizzabile: l’annessione della vecchia Germania comunista alla Repubblica Federale. Al tempo erano in tanti a non essere convinti del programma per la riunificatore presentato al Parlamento tedesco dal cancelliere Helmut Kohl il 28 novembre del 1989. La sinistra politica ed intellettuale era sostanzialmente contraria. Oskar Lafontaine, candidato cancelliere alle elezioni del marzo del 1990 per i socialdemocratici, sottovalutò il desiderio del popolo tedesco di tornare unito. leggi l'intero articolo qui

di Ubaldo Villani-Lubelli

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