Berlino, la nuova capitale d'Europa


Il 20 giugno del 1991, a poco meno di due anni dalla caduta del Muro di Berlino, il Parlamento tedesco, allora ancora a Bonn, decise che le sedi del Parlamento e del Governo dovevano essere trasferite a Berlino. Non fu un esattamente un giorno di festa. La maggioranza fu risicata: 338 favorevoli e 320 contrari e non mancarono le polemiche. Ci furono contrasti non solo tra i vari partiti ma anche al loro interno e molti dipendenti pubblici non accettarono senza polemiche la prospettiva di doversi trasferire a Berlino. In molti, infatti, preferivano restare a Bonn. Ancora oggi, del resto, molti dirigenti pendolano tra la vecchia e la nuova capitale - con enormi costi per lo Stato come recentemente ricordato dalla Süddeutsche Zeitung (27.10.2010) - e alcuni ministeri sono divisi tra Berlino e Bonn.

Al tempo era del tutto comprensibile lo scetticismo tra coloro che dovevano trasferirsi. Berlino era un’incognita, una città che doveva ritrovarsi e re-inventarsi. Con quel voto Bonn era destinata a tornare l’anonima, piccola e borghese città di provincia, Berlino sarebbe presto tornata la grande città di una Germania desiderosa di avere una capitale che potesse competere con Parigi, Londra o Roma.

Sono passati ben diciannove anni, ma Berlino non rappresenta ancora quello che è Parigi per la Francia, Londra per l’Inghilterra e Roma per l’Italia. Berlino, tuttavia, negli ultimi due decenni è diventata una delle principali attrazioni d’Europa e non solo per qualche eterno frikkettone, per gli studenti o per i turisti. Fermenti culturali dominano la città. Artisti e scrittori da tutto il mondo decidono di vivere a Berlino. Ed anche politicamente la città ha acquisito la centralità che le spetta. Non è ancora necessariamente la città in cui si fanno gli affari, non è ancora necessariamente la città dei potenti. Non è ancora l’aeroporto di Berlino il più importante della Germania e forse mai lo diverrà. Nonostante tutto ciò Berlino ha, però, ancora, una forza d’attrazione unica e straordinaria. Nonostante l’enorme estensione della città, chiunque, a Berlino, sembra poter trovare la propria dimensione. A Berlino sembra esserci un certo distacco ed una certa leggerezza difficilmente percepibili in altre metropoli europee o occidentali. E forse è qui il senso della famosa definizione di Berlino data dal proprio primo cittadino Klaus Wowereit: povera, ma sexy.

Eppure Berlino è una città piena di conflitti, di contraddizioni (a volte manifeste, a volte nascoste) e di inefficienze. Recentemente il Magazine del settimanale Die Zeit ha riportato il racconto di una violenza subita da una redattrice del giornale in un borghese e residenziale quartiere berlinese. Il mensile Cicero (Dicembre 2010) ha raccontato le inefficienze dei trasporti, la sporcizia della città e messo in risalto l’enorme debito dell’amministrazione berlinese. Nel lungo servizio sulla capitale tedesca si descrive una città senza lustro, onore e decoro. Sempre la Zeit (9.10.2010) ha, poi, ironizzato sull’enorme distesa di nulla, quella sorta di deserto che circonda la nuova e modernissima stazione ferroviaria.

Del tanto atteso nuovo aeroporto di Schönefeld, del quartiere ghetto Neukölln, del deficit di bilancio, delle inefficienze dei trasporti e degli eterni cantieri dispersi per la città si parla nell’attuale campagna elettorale per l’elezione del nuovo Sindaco. Una campagna elettorale, a dire il vero, iniziata con largo anticipo; si voterà, infatti, soltanto a settembre. Anche se non è prevista l’elezione diretta, è come se lo fosse. A contendersi la poltrona di primo cittadino saranno i Socialdemocratici (SPD) ed i Verdi, Klaus Wowereit contro Renate Künast. I cristiano democratici ed i liberali, tradizionalmente, non sembrano avere molte possibilità di poter vincere. Una partita tutta a sinistra nella quale potrebbero però rientrare i cristiani-democratici (CDU) nel caso in cui Künast vincesse e decidesse di aprire alla CDU invece che all’SPD. Al momento la Künast ed i Verdi sono leggermente in vantaggio su l’SPD di Wowereit, il Sindaco che governa la città dal 2001 e che forse non riesce più a farsi interprete delle esigenze della nuova Berlino, nonostante in una lunga intervista alla Frankfurter Sonntag Zeitung (5.12.2010) ha rimarcato che è ancora lui ad essere il grande favorito.

Il “povera ma sexy” di Wowereit sembra ormai un lontano ricordo degli anni novanta. Berlino, però, è, e resta tutt’ora, una città affascinante, da vivere e da scoprire. E’ ancora tante città in una ed ha un’impressionante varietà sociale, culturale ed economica tra i vari quartieri. La Berlino degli anni immediatamente successivi all’unificazione, ovvero la città ancora segnata profondamente dalla storia recente, e nella quale riuscivano a coesistere realtà molto differenti, tende gradualmente a sparire o già non esiste più. Quella Berlino frutto di circa settant’anni di follia, dall’avvento del Nazismo, alle guerre mondiali fino alla divisione in Est ed Ovest, è stata un’eccezione che non poteva che finire.

Gli anni novanta di Berlino, in cui un’insieme di forze si sono concentrate nella capitale tedesca ed hanno dato vita ad una qualcosa di unico in Europa, sembra un momento irripetibile. Del resto, il simbolo di questo stato d’eccezione, il berlinese che ha vissuto per intero il ventesimo secolo e che era testimone diretta o indiretta del Novecento, per una questione anche solo puramente anagrafica, non c’è quasi più. La Berlino di oggi torna gradualmente alla sua dimensione originaria, torna ad essere quella capitale monumentale, prussiana ed imponente quale è tradizionalmente stata. La demolizione del famoso Palast der Republik ed il tentativo di ricostruzione, almeno parziale, dell’antico Schloßplatz ne è probabilmente la dimostrazione più evidente.

La divisione Est-Ovest è ormai impercettibile, impalpabile. Berlino ha i problemi di tutte le grandi metropoli e la dinamica è, ovviamente, centro-periferia. Berlino torna ad essere la città degli anni ’30, si riappropria della propria storia, ma con le categorie del ventunesimo secolo. Berlino è tornata una capitale consapevole e cosciente della propria grandezza, importanza ed imponenza. Berlino è tornata Berlino: se stessa, ma proiettata verso il futuro. Per capire quanto Berlino sia tornata a quella dimensione naturale di grande città è sufficiente osservare la città di oggi e confrontarla con il film-documentario Berlin – Die Synfonie der Großtadt di Walter Ruttmann del 1927 (visibile tra l’altro nella Galerie der Moderne di Berlino) in cui si descrive un normale giorno di attività e di lavoro berlinese o ancora ricordare il disorientato protagonista Franz Biberkopf in Berlin Alexanderplatz di Rainer Werner Fassbinder, che nonostante anni di carcere riesce ad ambientarsi nuovamente a Berlino.

Il giudizio del mensile Cicero o le ironie della Zeit, anche se descrivono situazioni oggettivamente reali, sono sicuramente eccessive ed ingenerose per una città che è destinata ad essere non solo la capitale della Germania, ma, ancor di più, dell’intera Europa.

di Ubaldo Villani-Lubelli

Pubblicato su L'Occidentale il 19.12.2010

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