9 Novembre 1989 - La caduta del Muro di Berlino

Costruito nella notte tra il 12 ed il 13 Agosto del 1961, lungo 160 km e alto 3,5 m, il Muro di Berlino venne abbattuto il 9 novembre 1989. La costruzione fu rapida, fulminante e improvvisa. Il muro divise famiglie, amicizie, lavoratori, un’intera città e un unico popolo. Così come fu costruito, così cadde: inaspettatamente, improvvisamente e velocemente. Il 9 novembre di vent’anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare che in quella notte, sarebbero stati aperti i confini. Il regime era tuttavia da tempo sotto assedio ed in crisi: il 2 maggio in Ungheria inizia lo smantellamento della cortina di ferro con l’Austria, il 18 giugno in Polonia Solidarnosc ottiene la maggioranza assoluta, il 6 luglio Gorbaciov parla al Consiglio d’Europa del progetto di una “casa comune europea”, l’8 ottobre a Lipsia ci fu la grande e pacifica manifestazione contro il regime, il 18 ottobre si dimette Erich Honecker, il segretario del Partito comunista della DDR e, infine, tra il 4 ed il 5 novembre lasciarono la DDR migliaia di cittadini tedeschi attraverso la Cecoslovacchia. Si aspettava, all’est come all’ovest, un segnale di apertura da parte del regime, ma la totale apertura dei confini e la caduta del Muro era qualcosa di inimmaginabile, perchè il Muro di Berlino era il simbolo del blocco sovietico, era la prova di forza del comunismo. Nessuno si aspettava ciò che sarebbe accaduto, non era in programma alcuna manifestazione di protesta e le intenzioni del governo della DDR non erano certo quelle di capitolare.
La vita a Berlino, da una parte e dall’altra del muro, proseguiva, sostanzialmente, come sempre. Nel pomeriggio del 9 novembre 1989 era annunciata una conferenza stampa internazionale nella quale si aveva la sensazione che potesse succedere qualcosa di significativo. Il segnale che tutto il mondo si aspettava arrivò, alla fine dell’estenuante e noiosa conferenza, in una nuova direttiva sul passaggio del confine per i cittadini della DDR. Günter Schabowski, membro del Politburo, lesse il documento sulle nuove regole: i confini sono aperti ... da subito. Il Politburo non poteva immaginare gli effetti di questa decisione. Il regime voleva sì dare un segnale di apertura ai propri cittadini, ma non poteva immaginare che quelle nuove regole avrebbero portato al proprio crollo. Poche ore dopo tutti i telegiornali, all’est ed all’ovest, riportarono il contenuto della conferenza stampa, dopodichè in migliaia si riversano ai blocchi di confine. Dopo un’iniziale, quanto fragile e poco convinta resistenza della polizia, i blocchi non esistevano più ... il Muro era crollato.
La mattina del 10 novembre del 1989 l’Europa ed il mondo intero appresero che nella notte il Muro di Berlino aveva cessato di essere una barriera invalicabile. Le reazioni furono contrastanti, felicità per la fine di una follia, ma anche molta cautela perchè non erano chiari gli scenari futuri. Le conseguenze politiche di quella notte restarono a lungo imprevedibili, in quanto il Muro era stato anche il punto di equilibrio della Guerra fredda. Una cosa sembrava però evidente: la fine della divisione della Germania. Ma nei movimenti di opposizione al regime comunista, compresi quelli animati dalle chiese luterane dell’Est, non mancavano gli idealisti convinti di poter intraprendere una terza via tra il capitalismo e il comunismo. Anche ad Ovest non mancavano i critici come l’intellettuale Günter Grass, mai veramente convinto dell’unificazione della Germania. Senza il Muro la Germania dell’Est avrebbe perduto gli strati più qualificati della società. L’esodo di tecnici, di medici e di scienziati stava dissanguando il paese già da molti mesi prima della caduta del Muro. Tuttavia Helmuth Kohl, l’allora Presidente della Repubblica Federale Tedesca, scommise su una Germania unita ed a vent’anni di distanza possiamo dire che vinse la sua partita. Cambiò il debole marco della Germania dell’Est con il solido marco occidentale ed i cittadini dell’est avevano diritto a recarsi nelle banche ed avere cento marchi. La riunificazione avvenne nell’ottobre ’90 e fu una quasi-annessione. I mesi e gli anni immediatamente successivi alla caduta del muro furono dominati dall’entusiasmo, dall’euforia e dall’esaltazione. Tuttavia gli oneri economici e sociali della Repubblica federale per il recupero delle regioni orientali fu enorme a causa della debolezza economica della Germania orientale.
Nonostante, dunque, il disagio esplicito di Margaret Tatchter, di François Mitterrand e di Giulio Andreotti, tutti infastiditi e intimoriti dalla rinascita del gigante tedesco, Helmuth Kohl, appoggiato da Bush padre e Mikhail Gorbaciov, realizzò l’unificazione e promosse, al contempo, l’unione monetaria europea. La moneta unica fu in un certo senso frutto della caduta del Muro, una sorta di impegno tedesco in cambio della riunificazione. La storia, che a volte ha un ritmo non controllabile, ha travolto velocemente ed inesorabilmente gli ostacoli e le esitazioni di parte dell’Europa. E così, a vent’anni dalla caduta del Muro, Angela Merkel, allora cittadina della Germania dell’Est ed ora Cancelliere della Germania unita, ha ringraziato, in un discorso al Congresso degli USA, gli amici americani per il loro sostegno ed appoggio.
Il Muro di Berlino oggi sembra quasi scomparso, in parte smantellato, in parte venduto dal Governo della ex Germania comunista, in parte regalato come una sorta di “souvenirs storico” dai rappresentanti dei Governi della Germania unita. Oggi di quei 160 km resta ben poco: qualche segmento sparso per la città e tre torri di avvistamento. Eppure sono passati appena vent’anni dall’abbattimento del simbolo del XX secolo e della guerra fredda. I cosiddetti Ossis, i tedeschi orientali, hanno scoperto la realtà la vita dei Wessis, i tedeschi occidentali. Per anni l’avevano osservata, invidiata e sognata dalle televisioni seguendo i programmi occidentali a lungo vietati, poi tollerati e infine permessi dal regime comunista. Negli ultimi anni l’entusiasmo iniziale è però svanito e, soprattutto nelle generazioni più vecchie, tra Ossis e Wessis non è mancata una certa ostilità. I cittadini orientali hanno maturato un sentimento di frustrazione come fossero stati svenduti all’Ovest. La differenza sociale e culturale è gradualmente esplosa. Da qui anche il successo dell’estrema sinistra nelle ultime elezioni politiche nelle regioni orientali, dove è nata quella che i tedeschi chiamano Ostalgie, nostalgia dell’Est. Nonostante tutto, però, la Germania è sulla strada di una completa riunificazione economica, sociale e culturale e Berlino è ormai definitivamente entrata nel XXI secolo e si è messa alle spalle il Novecento ed il suo accanimento nei confronti della capitale tedesca. E sì, perchè un berlinese del secolo scorso ha su di sé tutto il peso della storia: due guerre mondiali in mezzo alle quali ci sono la Repubblica di Weimar ed il Nazismo, la Guerra fredda, con da una parte il regime comunista e dall’altra le democrazie occidentali, ed, infine, il 9 Novembre 1989, una data che comunque la si voglia interpretare è bene che resti nella memoria perché quella folla festeggiante e la magica atmosfera di quell’autunno berlinese non siano mai dimenticati.
di Ubaldo Villani-Lubelli
Pubblicato il 9.11.2009 su Puglia d'Oggi

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