Il modello sociale tedesco: pregi e difetti in un nuovo ebook


In cosa consiste il modello sociale tedesco? È esportabile? E se sì, come? A queste domande provano a rispondere Laura Lucchini e Stefano Casertano, due bravi giornalisti esperti di politica tedesca, in un nuovo ebook Germania copia e incolla #2, edito da goWare e disponibile nelle principali librerie online.

Con l’acuirsi della crisi economica la Germania è diventato sempre di più un punto di riferimento in Europa. Nella Repubblica Federale c’è una bassa disoccupazione, la crescita economica è migliore rispetto agli altri Paesi europei e il debito pubblico in rapporto al PIL è inferiore alla media europea. Questi numeri hanno reso il sistema tedesco un modello da seguire, magari da copiare.

Stefano Casertano aveva già scritto lo scorso anno Germania copia e incolla in cui spiegava il fantomatico modello tedesco e avvisava da facili entusiasmi: la Germania è un caos! Ed in effetti è difficile dargli torto. Dalla costruzione della Filarmonica di Amburgo alla Metropolitana di Colonia (che ha causato anche il crollo del prezioso Archivio storico), dalla (ri)costruzione del vecchio Castello al posto del suggestivo Palast der Republik fino al nuovo aeroporto BER a Berlino, dagli accesi dibattiti al Parlamento tedesco fino al recente caos per i posti per la stampa estera al processo a Monaco contro i neonazi, la Germania è effettivamente un caos. Tuttavia, il caos tedesco è come la stella danzante di Friedrich Nietzsche: è produttivo. Le istituzioni, seppure con qualche dimissione di troppo negli ultimi anni, funzionano.

Ora, Laura Lucchini e Stefano Casertano hanno scritto la seconda parte di Germania copia e incolla. L’analisi sviluppata nell’ebook è incentrata principalmente sul mercato del lavoro. La scelta non è causale in quanto il libro è stato pubblicato in occasione del decimo anniversario dell’Agenda 2010, quel complesso di riforme del lavoro e dello stato sociale che a detta di numerosi commentatori sono alla base dei successi della Germania di oggi. Che la Repubblica Federale debba molto (quasi tutto) all’Agenda 2010 è indiscutibile. Ma come scrivono gli autori è anche vero che un fattore decisivo nello sviluppo della crescita tedesca l’hanno avuto l’Euro e, soprattutto, la Cina. La Germania ha tratto grandi vantaggi dall’introduzione della moneta unica ed ha saputo valorizzare al meglio le relazioni commerciali con Pechino tanto da aver approfittato del “piano di stimolo” avviato in Cina nel biennio 2008-2009.

Ma non è tutto oro quel che luccica nel modello sociale ed economico tedesco. La Germania, ad esempio, ha una disparità sociale crescente e preoccupante, affitti alle stelle e a sempre meno cittadini riesce la scalata sociale. Che la Germania sia poi un effettivo modello esportabile all’Italia, è una questione complessa. L’economia e il modello sociale italiano sono molto diversi da quelli tedeschi e proprio in Germania, in passato, non sono mancate neanche forme di cauta ammirazione.

Un recente studio della BCE evidenziava come il patrimonio privato dei cittadini di Italia, Spagna, Portogallo e Cipro sarebbe superiore a quello dei cittadini tedeschi. Naturalmente le cose non stanno esattamente come descritte a Francoforte. Lo hanno detto sia l’Institut der deutschen Wirtschaft di Colonia sia la stessa Cancelliera Angela Merkel. La realtà, banale ma vera, è che il sistema italiano e quello tedesco sono sistemi sociali ed economici molto diversi tra loro.

Tornando all’idea di poter eventualmente “copiare”  l'Agenda 2010 e "incollarla" all’Italia – tesi sostenuta tra l’altro da autorevoli commentatori, giornalisti e politici – dipende tutto da cosa si intende esportare, come giustamente ricordano Lucchini e Casertano Uno degli effetti più discussi dell’Agenda 2010 sono stati i cosiddetti mini-job, contratti di lavoro a 450 euro. In Italia, contratti simili ai mini-job esistono già e sono i nostri “famigerati co.co.co”, sottolineano gli autori.

Altro discorso se si intende avviare, genericamente, una razionalizzazione della spesa pubblica. Parlare di copiare e incollare il modello tedesco, in realtà, non ha senso e, in fondo, non è neanche quello che gli autori del libro intendono veramente proporre. Lucchini e Casertano descrivono il modello tedesco con precisione e competenza. Ne conosco pregi e difetti. Raccontano la storia di Alfredo, un artista che dopo sei in Germania passati tra disoccupazione e occupazione parziale, costa allo stato tedesco 450 euro, oppure la storia di successo di Maruska, restauratrice italiana emigrata in Germania e che grazie al sussidio è riuscita a creare una famiglia e un’impresa.

L’aspetto che Lucchini e Casertano vogliono mettere in evidenza è che esistono storie di fallimento e di successo. In Germania le riforme sociali erano state avviate per creare una protezione sociale più equa in vista di un reinserimento nel mercato del lavoro. Naturalmente non sempre tutto ha funzionato come previsto e non sono mancati gli approfittatori. L’aspetto che forse più preoccupa ed è giustamente messo in evidenza dagli autori è che le riforme tedesche hanno diminuito la disoccupazione, ma non è diminuito, al contempo, il numero di coloro che necessitano il sussidio di stato.  

Un’ultima piccola perla del libro elettronico Germania copia e incolla #2 sono i video, selezionati da Stefano Cipriani, di alcuni film di Rainer Werner Fassbinder. Ogni capitolo è collegato ad una scena di un film del regista tedesco. A un grande ammiratore dell’autore di Veronika Voss e della serie Berlin Alexanderplatz, quest’integrazione non è che una manna dal cielo.

Ma l’interazione con i video dimostra anche un altro elemento che ancora molti lettori tradizionali non riescono a comprendere: l’ebook è il futuro, ma non in virtù di un facile e adolescenziale entusiasmo per la tecnologia, ma perché permette un'esperienza di lettura totalmente nuova e che oltre al semplice testo permette l’integrazione con diversi contenuti che il libro cartaceo non consente per evidenti limiti.

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