Il futuro è nel Mediterraneo: Go South!
La crisi
dell’Euro sta dividendo l’Europa e mettendo in risalto le enormi differenze
sociali e culturali tra i Paesi europei. Se un tempo il Sud d’Europa era il
lungo dell’ispirazione intellettuale e simbolo della cultura europea, ammirato
da Goethe fino a Robert Gernhardt e Dieter Richter, oggi il Sud è diventato un
luogo di divisione e motivo di conflitto. Un tempo, come ha scritto la
giornalista Birgit Schönau, l’estate era la stagione che univa Nord e Sud
perché era nel Mediterraneo che i cittadini del Nord Europa amavano trascorrere
le proprie vacanze. Oggi le coste del Mediterraneo sono diventate
simbolicamente il teatro di una guerra economica, sociale e culturale. I PIGS
(Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) sono descritti come spendaccioni e parassiti,
mentre i Paesi del Nord come efficienti e rigorosi. In questo cliché c’è certamente un fondo di
verità, eppure secondo un recente studio della Banca Centrale Europea (BCE) i
cittadini di Cipro, Italia, Spagna, Grecia e Portogallo sarebbero più ricchi dei
tedeschi. Questi risultati non sono stati accolti bene a Berlino. I tedeschi si sentino
ancora una volta imbrogliati e presi in giro e non capiscono proprio perché
loro dovrebbero contribuire a pagare i debiti altrui.
Una recente
copertina dello Spiegel titolava: La menzogna della povertà. Come i Paesi
europei in crisi nascondono il loro patrimonio. Seguono, poi, una serie di giudizi
e accuse pesanti ai Paesi mediterranei che si possono sintetizzare nella tesi
di fondo secondo la quale questi Paesi devono risolvere a casa loro i problemi
tassando ulteriormente i patrimoni. Ora, le cose naturalmente non sono così
semplici e non tutta la verità è nei numeri dello studio della BCE. I tedeschi
dimenticano che gli stipendi italiani sono di circa un quarto inferiori e dimenticano,
ancora, le altissime tasse già esistenti sui patrimoni immobiliari, come l’IMU, che hanno
creato povertà. Ma come ha evidenziato l’Institut der deutschen Wirtschaft di Colonia in riferimento a Spagna e Germania, i
dati sono imparagonabili in quanto molti più cittadini spagnoli (ma vale anche
per l’Italia) hanno case di proprietà. Ed inoltre in Germania il sistema di
assicurazione sociale è molto più efficiente e meno dispendioso per il singolo
cittadino di quanto non sia in Spagna o in Italia.
Ma oltre al
commento dell’Institut der deutschen
Wirtschaft di Colonia è oggi ancor più utile e importante rileggere un
libro uscito qualche mese fa in Germania. Mi riferisco a Zukunft in Süden. Wie die Mittelmeerunion
Europa wiederbeleben kann (Körber-Stiftung, Hamburg 2012) di Claus Leggewie, professore di scienze
politiche, direttore del “Kulturwissenschaftliches Institut” di Essen e uno
degli intellettuali più influenti in Germania secondo la classifica stilata
annualmente dal mensile tedesco Cicero.
Proprio in virtù dello spessore dell’autore, il suo libro controcorrente merita
di essere preso molto sul serio. La tesi centrale di Leggewie è semplice: Il
futuro dell’Europa è a Sud! L'Unione per il Mediterraneo è la chiave per far rinasce e
rianimare un’Europa in agonia. Se il Vecchio Continente vuole trovare una soluzione alle
sofferenze della sua periferia e continuare sulla strade dell’integrazione,
deve diventare più pragmatica e guardare al Mediterraneo come area e occasione
di sviluppo: Go South!, dice Leggewie (pag. 219).
Il libro è un
invito a scommettere sull’area mediterranea per rafforzare l’Europa e farla
uscire presto dalla crisi. È qui indispensabile una precisazione: l’impostazione
dell’intellettuale tedesco
non è ascrivibile al solito romanticismo tedesco verso il Mediterraneo. È
qualcosa di molto più complesso e raffinato. È soprattutto una vera e propria
proposta politica, forse a tratti un po’ utopica, ma al contempo con concrete
proposte.
Secondo Leggewie
il futuro dell’Europa è al Sud perché se è vero che molti problemi dei PIGS
sono nati in casa, sono stati aggravati dalle politiche di austerità imposte dal
Nord Europa. Nel Mediterraneo, secondo l’autore, si celano anche grandi
possibilità di innovazione. È dunque il momento di rimettere al centro del
progetto europeo proprio il Mediterraneo attraverso quattro punti di
intervento. In primo luogo è necessario creare un’unione energetica che metta
insieme l’Europa Nord-Occidentale, il Mediterraneo e l’Africa subsahariana. È
poi importante avviare una revisione della ripartizione
economica del lavoro e dei flussi demografici tra nord e sud al fine di
garantire un lavoro dignitoso e una giustizia sociale che superi i confini
nazionali. Il terzo punto dell’autore è il turismo che non deve più essere di
massa ma dovrebbe essere economicamente efficiente e sostenibile dal punto di
vista sociale e ambientale. Il quarto punto è dunque la difesa e tutela delle
coste marine. Nella difesa delle proprie bellezze paesaggistiche c’è la grande
forza del Mediterraneo.
“L’Europa non è ancora persa. Le crisi fanno parte della
storia dell’Unione Europea ed in un certo senso sono state sempre il motore
dell’integrazione e lo stimolo per il raggiungimento di un ulteriore livello di
coesione” (pag. 9), afferma Leggewie nel suo libro. Proprio il Mediterraneo,
sul quale si scagliano le tante facili ironie dei grandi giornali tedeschi –
dalla Zeit, allo Spiegel passando per la Frankfurter Allgemeine Zeitung – e che viene spesso considerato
“il tallone d’Achille dell’Unione Europea” (pag. 142), diventa, nel libro dell’intellettuale,
politologo e professore tedesco, la speranza per il futuro e la chiave per
un’Europa che investe in energie rinnovabili, nell’ambiente e nel turismo.
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