L'occasione persa della partecipazione politica in rete

La rete ha allargato i confini della partecipazione politica. Ma non sta cambiando solo la politica, è la democrazia rappresentativa che si sta trasformando e verrà integrata, sempre di più, da forme di democrazia diretta. La nuova parola d’ordine è partecipazione che oggi ha raggiunto uno stadio differente rispetto al passato.
Dagli anni Settata in poi la partecipazione politica è diminuita: l’astensionismo è costantemente cresciuto, la partecipazione all’interno dei partiti si è ridotta fino a esaurirsi del tutto, le grandi organizzazioni internazionali che influenzano la nostra vita sono avvertite oscure e indecifrabili e, infine, le stesse istituzioni locali restano entità lontane dai cittadini. Per l’elettore incidere nei processi politici è sempre più difficile. Tuttavia, in alcuni casi, la politica sembra aver compreso la crescente frustrazione dei cittadini.
Dalle parlamentarie del Movimento5Stelle al portale “Politica e Valori” di Felice Belisario (IDV) fino al Partito Liquido lanciato da Michele Santoro a Servizio Pubblico, dall’esperienza di Liquid Feedback dei pirati tedeschi alla realizzazione, in Islanda, della Costituzione tramite il coinvolgimento online dei cittadini si moltiplicano le forme di partecipazione tramite la rete. Tutti questi esperimenti (e se ne potrebbero aggiungere altri) sono forme di partecipazione politica grazie alle quali i cittadini possono esercitare direttamente il proprio potere politico. Il Web si è dimostrato capace di dare rappresentanza a istanze che non riuscivano a trovare soddisfazione nei tradizionali canali della politica. È chiaro che la rete ha cambiato le regole del gioco perché tutte queste forme di partecipazione sono orizzontali e non conoscono gerarchie. 
Che la rete abbia permesso di dare vita a nuove forme di partecipazione politica non significa che i partiti e le istituzioni verranno spazzati via, ma semmai rafforzati grazie ad una maggiore trasparenza dei processi decisionali. 
Il Partito Pirata Tedesco, ad esempio, ha un’organizzazione sul territorio molto tradizionale. Ma usa la rete, tramite Liquid Feedback, per rendere più trasparente e democratica la vita e la discussione all’interno del partito. Ma i pirati non sono gli unici. Anche il Partito Conservatore inglese (quindi tradizionale e non nato online) ha utilizzato la rete per raccogliere idee per il proprio manifesto politico. La lista potrebbe continuare.
I partiti e le Istituzioni hanno una grande sfida davanti a sé: utilizzare e sfruttare le potenzialità della rete. Non mancano, del resto, gli esempi. Dal 2005 in Estonia si può votare legalmente via internet e nel 2011, oltre il 15 per cento dei cittadini ha votato online. Non è un caso che l’affluenza, da quando è stato introdotto il voto online, sia costantemente aumentata. In Islanda, come già accennato, c’è stato un esperimento di un coinvolgimento diretto (tramite la rete) dei cittadini per la stesura di una nuova Costituzione. In Finlandia si è costituita una piattaforma aperta alla proposta di leggi fatta dai cittadini grazie a OpenMinistry uno strumento ufficiale di democrazia diretta.
Quanto al mondo dei partiti, è principalmente il movimento pirata in Germania che si è imposto all’attenzione internazionale per un uso proficuo della rete tramite la nota piattaforma Liquid Feedback. Il sistema permette di discutere e formulare proposte tra gli iscritti al sistema. Chiunque può accedere e dare il proprio contributo. Il principio alla base di Liquid Feedback è semplice: gli iscritti possono proporre e discutere su qualsiasi tema all’ordine del giorno dell’agenda politica. In questo modo i Pirati si fanno interpreti di un’idea di democrazia orizzontale meno suscettibile alle pressioni e agli interessi dei singoli o delle lobbies. Si instaura, così, un circuito virtuoso tra tecnologia e libertà di espressione in cui tutti gli iscritti (un tempo avremmo detto militanti) e cittadini sono interconnessi e possono scambiarsi informazioni e opinioni. 
Liquid Feedback è stato utilizzato, in parte, dal M5S. Questo ha fatto sì che parte della stampa abbia paragonato i due movimenti considerandoli gemelli. In realtà, sebbene si siano entrambi imposti tramite la rete, le differenze tra i due movimenti sono abissali. Ma ciò che più li distingue è l’utilizzo della rete stessa. Mentre il Partito Pirata utilizza le potenzialità della rete per realizzare un’effettiva e reale organizzazione orizzontale e democratica, il M5S utilizza la rete a corrente alternata. Ha sì scelto online i suoi candidati (le cosiddette Parlamentarie) ma la scelta dei candidati è sempre passata sotto il vaglio attento di Grillo e Casaleggio e non sono mancate anche espulsioni eccellenti negli ultimi mesi. Questo perché l’utilizzo della rete rende ingestibile il processo di formazione delle decisioni che nel movimento deve essere (e restare) verticistico. Del resto il partito è personale, appartiene ai due Guru e non certo ai tanti cittadini che, pur ammirevolmente, si impegnano in prima persona. E qui veniamo all’altra fondamentale differenza: il Partito Pirata segue il criterio per cui tutti sono dirigenti e tutti portavoce, rifiutano il leaderismo. Il M5S è dominato dalla personalità totalizzante di Grillo, che però evita accuratamente di candidarsi. La logica che muove il M5S è quello della delega in bianco all’uomo della provvidenza. Niente di più lontano dalla collegialità partecipativa delle altre iniziative di partecipazione tramite la rete. Infine: la rete rappresenta una grande occasione di trasparenza e di partecipazione politica che può rinnovare la nostra democrazia. In Italia, però, come dimostra l’attuale campagna elettorale, questa grande opportunità si sta rivelando un’occasione persa. (Tratto da Quotidiano di Puglia, 21 febbraio 2013)
twitter @uvillanilubelli

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