La Merkel rassicura i tedeschi sul piano salva banche e salva Grecia


A pochi giorni dal voto in Parlamento sul fondo slava-Stati (EFSF) la cancelliera Angela Merkel ha difeso la sua politica europeista ed ha messo in guardia contro la riduzione del debito della Grecia. Tutto questo avveniva in un’intervista in una delle più importanti trasmissioni di approfondimento politico in Germania: “Günther Jauch”, sulla prima rete tedesca (ARD). La tempistica di questa intervista non è, evidentemente, casuale: subito dopo la storica visita di Papa Benedetto XVI in Germania, immediatamente prima dell’incontro con il primo ministro greco Papandreu a Berlino previsto per oggi e, inoltre, poco prima del voto di giovedì in Parlamento sul fondo di salvataggio europeo per il quale non è scontato che Angela Merkel avrà la maggioranza. La Cancelliera ha, però, anche detto di non voler legare questo voto ad una fiducia e questo lascerebbe pensare che, nonostante la litigiosità interna della coalizione, la Merkel ha sotto controllo la propria maggioranza di governo.

Nell’intervista la Cancelliera ha, dunque, difeso la sua politica dei piccoli passi, quell’approccio molto spesso criticato tra le mura di casa: “A volte è necessario prendere tempo per capire bene la situazione e riportare tutto in ordine, per evitare che si ricrei la situazione attuale nella quale abbiamo dovuto aiutare finanziariamente tre stati dell’Unione Europea” [Grecia, Irlanda e Portogallo], ha detto Angela Merkel.

Nel caso della Grecia, poi, che ha ricevuto il sostegno più sostanzioso, la situazione è particolarmente complicata perchè è indispensabile che vengano realizzate le necessarie riforme, di cui siamo sicuri si parlerà oggi a Berlino nell’incontro Papandreu-Merkel. Del resto, lo scenario che da più parti sembra essere ormai il più probabile è un default controllato della Grecia.

La Merkel ha anche detto che la politica del debito in Europa deve finire, anche per la Germania che, anche se meno degli altri, ha fatto, in passato, troppi debiti. E’ necessaria una vera e propria svolta nella politica economica. Ma l’intervista di Angela Merkel è avvenuta a ridosso anche del G20 di Washington dove i ministri finanziari del mondo si sono impegnati a sostenere gli sforzi dell’Europa per superare le crisi del debito sovrano. Si sono rafforzati gli inviti a potenziare il fondo salva-Stati (EFSF) reso permanente e già più ricco rispetto al maggio 2010. L’ambizioso programma per salvare l’euro prevede un piano di tre mila miliardi.

L’obiettivo sarebbe quello di espandere il bailout europeo in vista del default controllato della Grecia. Il piano ha tre aspetti: ricapitalizzazione delle banche europee vulnerabili (sarebbero sedici le banche interessate), il fondo di bailout da 440 miliardi alzato fino a tremila miliardi e il default pilotato della Grecia facendo rimanere il paese all’interno della Eurozona. In questo modo si cerca di assicurare che ci sia la potenza finanziaria per far fronte non solo all’ormai scontato (e controllato) default greco, ma anche ad assicurare che il contagio non si diffonda nell’Eurozona.

Politica della Banca Centrale Europea (che a breve verrà guidata dall’italiano Draghi) e fondo salva-Stati servono, insieme, a contenere la crisi dell’Eurozona ed a rafforzare il sistema bancario del Vecchio Continente. Tuttavia non bisogna pensare che alcuni governi, come ad esempio la Germania, intendono finanziare ulteriormente uno strumento che servirebbe a salvare gli Stati poco virtuosi, come la Grecia. Uno dei metodi per aumentare il Fondo senza impegnare nuove risorse degli Stati, è quello che gli Usa hanno fatto all’indomani del crack della Lehman Brothers, ovvero trasformare il Fondo Efsf in una banca, in modo che possa prendere in prestito soldi della Bce ed andare in aiuto dei Paesi in difficoltà.

Il programma è stato accolto molto bene dalle borse, anche Milano ha chiuso con un confortante +3,3. Diversa invece la reazione dell’agenzia di rating Standard & Poor’s secondo la quale l’allargamento del fondo salva stati potrebbe essere un pericolo per la credibilità della Germania che rischierebbe di perdere la tripla A della classifica dell’agenzia americana. (Tratto da L'Occidentale)
di Ubaldo Villani-Lubelli

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