Angela Merkel e la crisi europea
Vi propongo un articolo di Dörte Dinger dal sito della Fondazione Italianieuropei: Si tira a campare: Angela Merkel di fronte alla crisi europea.
La Germania non fa coincidere più i propri interessi nazionali con quelli dell’Europa. Questo è, giunti a questo punto, un dato di fatto. E in effetti, quanto possiamo osservare nel corso della crisi attuale non è una nuova forma tedesca di euroscetticismo. Il problema della politica europea di Berlino oggi è la mancanza di una strategia coerente, di obiettivi chiari e di una sana dose di passione.
Per diversi anni, il moderato stile di governo di Angela Merkel è stato anche la chiave del suo successo. Il cancelliere cristiano-democratico tende ad aspettare lo svolgersi degli eventi, è piuttosto avversa a correre rischi e preferisce lasciare che siano gli altri a farlo, posponendo le decisioni fino all’ultimo momento. Angela Merkel non indirizza l’opinione pubblica, ma la segue. Non formula messaggi univoci, ma permette che si sviluppi una cacofonia fra i membri del suo governo.
...
Angela Merkel manca del vigore necessario per porre fine a questi battibecchi all’interno della sua stessa coalizione. Oppure, più semplicemente, preferisce cedere di fronte alle pressioni interne piuttosto che impegnarsi in una soluzione sostenibile della crisi dell’eurozona. In ogni caso, il cancelliere lascia correre proprio quando è il momento di agire.
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Ma le circostanze attuali richiedono un maggiore, piuttosto che un minore, impegno nei confronti dell’Europa: questa non sarebbe la prima volta, del resto, che un passo avanti sulla via dell’integrazione europea è compiuto nonostante l’opinione pubblica tedesca. I tedeschi hanno rinunciato con riluttanza al marco, e hanno esitato anche di fronte all’allargamento verso Est. Ciò nonostante, i predecessori della Merkel, Kohl e Schröder, accettarono la sfida, argomentando a favore di una maggiore integrazione, spiegando le ragioni e, alla fine, convincendo l’elettorato. Leggi qui l'intero articolo
La Germania non fa coincidere più i propri interessi nazionali con quelli dell’Europa. Questo è, giunti a questo punto, un dato di fatto. E in effetti, quanto possiamo osservare nel corso della crisi attuale non è una nuova forma tedesca di euroscetticismo. Il problema della politica europea di Berlino oggi è la mancanza di una strategia coerente, di obiettivi chiari e di una sana dose di passione.
Per diversi anni, il moderato stile di governo di Angela Merkel è stato anche la chiave del suo successo. Il cancelliere cristiano-democratico tende ad aspettare lo svolgersi degli eventi, è piuttosto avversa a correre rischi e preferisce lasciare che siano gli altri a farlo, posponendo le decisioni fino all’ultimo momento. Angela Merkel non indirizza l’opinione pubblica, ma la segue. Non formula messaggi univoci, ma permette che si sviluppi una cacofonia fra i membri del suo governo.
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Angela Merkel manca del vigore necessario per porre fine a questi battibecchi all’interno della sua stessa coalizione. Oppure, più semplicemente, preferisce cedere di fronte alle pressioni interne piuttosto che impegnarsi in una soluzione sostenibile della crisi dell’eurozona. In ogni caso, il cancelliere lascia correre proprio quando è il momento di agire.
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Ma le circostanze attuali richiedono un maggiore, piuttosto che un minore, impegno nei confronti dell’Europa: questa non sarebbe la prima volta, del resto, che un passo avanti sulla via dell’integrazione europea è compiuto nonostante l’opinione pubblica tedesca. I tedeschi hanno rinunciato con riluttanza al marco, e hanno esitato anche di fronte all’allargamento verso Est. Ciò nonostante, i predecessori della Merkel, Kohl e Schröder, accettarono la sfida, argomentando a favore di una maggiore integrazione, spiegando le ragioni e, alla fine, convincendo l’elettorato. Leggi qui l'intero articolo
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