La visita di Papa Ratzinger in Germania


Dalla sua elezione Bendetto XVI era già stato in Germania. In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù e, successivamente, durante un viaggio spirituale in cui ripercorse i luoghi della sua gioventù. In quell’occasione il Papa tenne la famosa lezione di Ratisbona che provocò le ben note incomprensioni, polemiche e discussioni. Ma da Capo di Stato, una visita ufficiale nel suo paese natale, Benedetto XVI non l’aveva ancora compiuta. Il viaggio, che è iniziato giovedì e che si concluderà oggi, è stato, dunque, un evento storico, anche perché è stata la prima volta che un Papa ha parlato davanti al Bundestag, il parlamento tedesco.
Ma è stata anche una visita dal grande significato simbolico e politico. La Germania è il paese in cui gli scandali sugli abusi sessuali nella Chiesa hanno dominato il dibattito pubblico negli ultimi due anni. Alla Chiesa non sono state risparmiati attacchi anche molto pesanti. Ancora oggi la Germania è molto divisa ed attende risposte ed azioni concrete che non sempre sono arrivate. E’ sufficiente sfogliare i giornali tedeschi per rendersi conto di quanto siano contrastanti i giudizi su questa visita ufficiale e sulla figura di Papa Benedetto XVI. Non a tutti è piaciuto, inoltre, che il rappresentante di una religione parlasse in Parlamento, che dovrebbe mantenere una posizione di neutralità. Ma è nei confronti del Papa stesso e della Chiesa cattolica che c’è molto scetticismo. La Chiesa vive, in Germania, uno dei periodi di maggiore difficoltà: perdita di fedeli e di credibilità.
Prima della Santa Messa allo stadio, Benedetto XVI aveva tenuto, al Bundestag, un importante e profondo discorso che è stato disertato da una parte dei parlamentari dei Verdi, dell’estrema sinistra e dell’SPD. Ricordiamo, inoltre, che non sono mancate manifestazioni di protesta nel centro di Berlino, in particolare a Potsdamer Platz. Ma anche questa volta Benedetto XVI deve aver deluso i suoi denigratori. “Niente afflato pastorale minimalista, niente catechesi ordinaria”, come ha giustamente fatto notare Giuliano Ferrara (Il Foglio, 23.09.2011), ma un discorso filosofico e giuridico su come un governante deve condurre una vita giusta e fare in modo di porre in essere leggi giuste.
Citando la Bibbia, Sant’Agostino e Kelsen, la Dichiarazione dei diritti umani e la Costituzione tedesca, il Papa ha evidenziato come la distinzione tra il bene ed il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente resta la questione decisiva davanti alla quale un uomo politico (e la politica in generale) si trova, oggi, ad interrogarsi. Il principio della semplice maggioranza non può essere sufficiente. Ricordiamo che proprio in Germania Hitler andò al potere con democratiche elezioni. E’ dunque necessario qualcos’altro. E’ qui che Benedetto XVI inserisce il Cristianesimo: “Nella storia, gli ordinamenti giuridici sono stati quasi sempre motivati in modo religioso: sulla base di un riferimento alla Divinità si decide ciò che tra gli uomini è giusto. Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio.”
In quest’affermazione sembra proprio esserci tutta la forza del Cristianesimo. Secondo Bendetto XVI, infatti, la cultura giuridica occidentale nasce dal legame pre-cristiano tra diritto e filosofia che, attraverso il Medioevo cristiano, porta allo sviluppo giuridico dell’Illuminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti Umani, per arrivare anche alla Legge Fondamentale tedesca. In questo senso è stata decisiva, sottolinea ancora Benedetto XVI, la posizione dei teologi cristiani contro il diritto religioso. Questi hanno riconosciuto come fonte giuridica valida per tutti la correlazione tra ragione e natura. E’ qui, ancora una volta, che Benedetto XVI vuole mettere in evidenza la differenza del Cristianesimo rispetto a chi vuole, al contrario, una sorta di stato teocratico.
Nel suo discorso il Papa ha anche citato ed elogiato, nell’ambito di un più ampio discorso sulla natura, il movimento ecologista tedesco: “Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare. Persone giovani, già negli anni Settata, si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’era qualcosa che non andava; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità. L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei però affrontare con forza ancora un punto che oggi come ieri viene largamente trascurato: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere.
L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana.” Si tratta di parole che non hanno, evidentemente, un significato politico immediato, ma possono, in prospettiva, cambiare gli equilibri stessi della politica tedesca. Benedetto XVI ha voluto, prima di tutto, rispondere ai tanti critici, ha cercato di dare un’immagine diversa (e meno legata a sterili stereotipi) di se stesso e della Chiesa, ma dall’altra ha voluto dare voce e farsi interprete anche di quella parte del mondo cattolico che crede (e che in Germania è molto presente) nell’importanza della difesa della natura e dell’ambiente.
(UNA VERSIONE PIU' ESTESA DI QUESTO ARTICOLO E' POSSIBILE LEGGERLA SU L'OCCIDENTALE)
di Ubaldo Villani-Lubelli

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