Un punto a favore della Merkel, ma la partita, in Germania, non è ancora finita
Doveva essere il giorno della verità. E così è stato. Angela Merkel si giocava tutto: la sua credibilità politica e quella della maggioranza del governo che guida. Nulla era scontato, anche se la Cancelliera aveva dimostrato una certa fiducia e sicurezza. Ci riferiamo al voto al Bundestag, il parlamento tedesco, sull’allargamento del fondo salva-stati, noto anche con la criptica definizione EFSF (European Financial Stability Facility).
In realtà, non è mai stata in discussione l’approvazione dell’allargamento del fondo, quanto la tenuta della maggioranza nero-gialla tra liberali (FDP), cristiano democratici (CDU) e cristiano sociali (CSU). Due dei tre partiti di opposizione, i Verdi e la SPD, avevano, infatti, annunciato il voto a favore. La Linke, invece, ha votato contro. Alla fine l'allargamento del fondo di salvataggio EFSF è stato votato con una larga maggioranza composta da 523 parlamentari, solo 85 i voti contrari e tre gli astenuti. In sette erano assenti. Nello specifico hanno votato a favore 226 parlamentari della CDU-CSU e 89 della FDP, pari a 315 voti che significano che la maggioranza di governo sarebbe stata comunque autosufficiente anche senza l’appoggio di parte dell’opposizione. L’asticella da superare era quella dei 311 voti.
Il peggior incubo di Angela Merkel non si è, fortunatamente, avverato. La maggioranza di governo ha tenuto nonostante l’enorme litigiosità interna e le numerose sconfitte elettorali di quest’anno durante le elezioni regionali. C’è comunque stata una fronda interna alla coalizione: Wolfgang Bosbach, Thomas Dörflinger, Herbert Frankenhauser (CSU), Alexander Funk, Peter Gauweiler (CSU), Josef Göppel (CSU), Manfred Kolbe, Carsten Linnemann, Thomas Silberhorn (CSU), Klaus-Peter Willsch hanno votato contro l’allargamento del fondo e Veronika Bellmann si è astenuta. Nella FDP hanno votato contro Frank Schäffler, Torsten Heiko Staffeldt, Jens Ackermann e si è invece astenuta Sylvia Canel. Questa situazione dimostra come, in realtà, i maggiori ostacoli alla propria politica europeista Angela Merkel li trovi tra le mura amiche della propria maggioranza.
Durante il dibattito che ha preceduto il voto, il ministro della finanze Wolfgang Schäuble ha fatto un appello alla responsabilità a tutti parlamentari: non si tratta di una decisione facile, ma comunque necessaria. Il leader dei liberali e ministro dell’economia Philipp Rösler ha voluto sottolineare, invece, come l’Europa sia una ragione di stato. Peer Steinbrück della SPD, pur annunciando di votare a favore, ha evidenziato la necessità che i paesi in difficoltà diano vita a quelle riforme che impediscano che si creino, in futuro, situazioni come quelle attuali. L’entità del fondo è, del resto, comunque insufficiente.
Con il voto di ieri la Germania è l’undicesimo paese (gli altri sono Belgio, Spagna, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Finlandia) su diciassette che aumenta la propria garanzia di credito da 123 miliardi di euro a 213 miliardi di euro. La Germania ha la quota più consistente. Il voto a favore dell’EFSF è un segnale politico molto importante perché arriva dalla prima economia europea e dal paese che più di ogni altro sembra influenzare la politica economica dell’Unione Europea.
Anche se Angela Merkel e la sua coalizione, con questo voto, hanno ottenuto un ottimo risultato e raggiunto il loro obiettivo, siamo sicuri che la questione non finirà qui perché in Germania la discussione ed il dibattito pubblico su questo tema non sono assolutamente finiti e continueranno ancora a lungo. Il malessere e l’insofferenza nei confronti dell’Europa è, infatti, crescente. (Tratto da L'Occidentale)
di Ubaldo Villani-Lubelli
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