Cosa è successo in Turingia: dal Modello-Magdeburg al modello-Erfurt?
La Germania vive una grande trasformazione politica. Le elezioni del 2017 hanno sancito la crisi dei partiti di massa (Unione e SPD), hanno aperto le porte del Parlamento a una forza di estrema destra con oltre novanta deputati e, infine, hanno rafforzato i partiti minori.
Le recenti vicende politiche di una regione al centro della Germania, la Turingia, sono diventate emblematiche di tale trasformazione.
In Turingia si è votato nell’ottobre scorso e dal risultato elettorale è emerso un parlamento regionale ingovernabile (ved. foto). Alla coalizione uscente rosso-rosso-verde guidata da Bodo Ramelow (Die Linke) mancavano quattro voti per raggiungere la maggioranza assoluta. Dall’altra parte, le forze conservatrici non avevano un progetto alternativo. Con la destra di AfD, che dopo le elezioni è diventata la seconda forza regionale, non volevano governare né i liberali (FDP) né i cristiano democratici (CDU). Dopo mesi di trattative e speculazioni su un possibile quanto fantasioso appoggio esterno della CDU a un governo di Bodo Ramelow (pur sempre il leader del partito di maggioranza relativa, Die Linke appunto) nel giorno dell’elezione del Presidente dal parlamento regionale, alla terza votazione, dopo che Bodo Ramelow non aveva raggiunto la maggioranza assoluta nelle prime due tornate, al terzo voto, in cui bastava la maggioranza semplice, i liberali hanno candidato Thomas Kemmerich (FDP) che ha ottenuto un voto in più del Presidente uscente grazie ai voti non ufficialmente richiesti ma evidente trattati dietro le quinte, di cristiano-democratici e soprattuto della destra di AfD. Un colpo di teatro che mostra una buona strategia dei liberali che con appena cinque deputati regionali sono riusciti a ottenere la poltrona più ambita di Presidente della Land. D’altra parte non si può negare un certo imbarazzo per i voti che vengono da una destra che in Turingia esprime la sua linea più estrema e xenofoba con Björn n Höcke, il leader della corrente di destra all’interno di AfD. Sia Kemmerich sia il Presidente nazionale della FPD, Christian Lindner, hanno subito preso le distanze da AfD sottolineando come il dato politico da prendere in considerazione è che il governo di sinistra-sinistra-centro (Die Linke, SPD, Verdi) di Bodo Ramelow in realtà era stato già bocciato dalle elezioni dell’ottobre scorso. Nel suo breve discorso post-elezione, Kemmerich ha aperto le trattative per formare un governo regionale anche a Verdi e SPD. Una proposta evidentemente irricevibile. A questo punto, è molto più probabile che ci sarà o un governo tra liberali e forse cristiano-democratici con un appoggio esterno (seppur non richiesto) della destra di AfD oppure elezioni anticipate, come richiesto dai leader nazionali di CDU (Annegret Kramp-Karrenbauer) e CSU (Markus Söder).
La situazione politica in Turingia può essere letta da diversi punti di vista. Indubbiamente la Turingia è storicamente una regione in cui ci sono precedenti che non possono essere ignorati. Tra la fine degli anni Venti e il 1932, qui i nazionalsocialisti passarono dall’11 al 42 per cento, parteciparono prima ad governo di coalizione per poi governare dal 1932 con Fritz Sauckel. Il riferimento storico agli anni Venti, pur spesso citato, non sembra però tanto pertinente, considerato del resto che nessun partito vuole effettivamente governare con AfD. Il caso specifico sembra piuttosto evidenziare che la strategia dell’esclusione di AfD da qualunque contrattazione politica inizia a vacillare e che il caso dell’AfD sia destinato ad assomigliare, su parti opposte, alla vicenda della Die Linke.
Dopo la riunificazione del 1990 il sistema partitico tedesco, infatti, si arricchì di un partito di estrema sinistra, la PDS (Partei des Demokratischen Sozialismus) che successivamente diventerà Die Linke. La PDS nasceva dalla SED (Socialistiche Einheitspartei Deutschlands), il partito-stato della Repubblica Democratica tedesca (DDR). L’ascesa e il consolidamento dell’estrema sinistra rappresentò una sfida rilevante anche per i socialdemocratici tedeschi. Se a livello nazionale non c’è mai stato un accordo politico, diverso è il caso dei governi regionali dove non è mancata una collaborazione tra SPD (ed in alcuni casi anche Verdi) e PDS/Die Linke. In particolare, nei primi anni Novanta, nacque il cosiddetto Modello-Magdeburg. In Sassonia-Anhalt (ex Germania Est) il governo di minoranza tra socialdemocratici e Verdi guidato da Reinhard Höppner, così come successivamente anche il governo Wowereit nel Land di Berlino, furono “tollerati" dalla PDS. In altri termini questi governi ebbero una sorta di appoggio esterno della PDS e furono nominati ‘modello-Magdeburg’, dalla città capoluogo della Sassonia-Anhalt.
Oggi la PDS/Die Linke non è più quel partito estremista di allora. E' arduo affermare oggi che per AfD sia iniziato un processo simile. Sarà possibile parlare di Modello-Erfurt? Difficile dirlo. I liberali, gli artefici di questa strategia contro Die Linke da una parte e la Cancelliera Merkel dall'altra (che ha il suo punto debole nell'ascesa della AfD alla sua destra) potrebbero anche perdere il controllo della situazione se ci dovessero essere elezioni anticipate dall'esito evidentemente alquanto incerto e con la possibilità addirittura di un rafforzamento della destra di AfD.
Oggi la PDS/Die Linke non è più quel partito estremista di allora. E' arduo affermare oggi che per AfD sia iniziato un processo simile. Sarà possibile parlare di Modello-Erfurt? Difficile dirlo. I liberali, gli artefici di questa strategia contro Die Linke da una parte e la Cancelliera Merkel dall'altra (che ha il suo punto debole nell'ascesa della AfD alla sua destra) potrebbero anche perdere il controllo della situazione se ci dovessero essere elezioni anticipate dall'esito evidentemente alquanto incerto e con la possibilità addirittura di un rafforzamento della destra di AfD.
In ogni caso si è consumata una rivolta delle forze conservatrici della Turingia contro un governo di sinistra che non aveva più una maggioranza e che dall’ottobre scorso non è sembrato rendersi veramente conto di non aver vinto le elezioni.
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