In Turingia sdoganata l'estrema destra. Un azzardo politico

Da qualche anno la Germania si interroga sulla destra di Alternative für Deutschland (AfD). Un partito nato come movimento anti-euro e finito per diventare una forza estremista, nazionalista e xenofoba. Fino a ieri valeva il principio dell’esclusione da qualsiasi coinvolgimento politico.
Nessun partito cooperava con AfD e anche uno dei vice-presidenti del Parlamento tedesco (che spetterebbe di diritto ad AfD) dopo oltre due anni non è stato ancora eletto in quanto le altre forze democratiche si sono sistematicamente rifiutate di eleggere i rappresentati nominati da un destra che continua a usare toni discriminatori e a relativizzare il Nazismo. Anche a livello regionale AfD non viene presa in considerazione da nessuno degli altri partiti per possibili o eventuali alleanze.
La strategia dell’esclusione ha funzionato fino alla fine del 2019, ovvero fino alle elezioni in tre regioni orientali della Germania dove AfD è andata molto bene. Il caso più complesso è rappresentato dalla Turingia nella quale AfD, che qui esprime il suo volto più estremista e radicale, è diventato il secondo partito e con il suo consenso ha di fatto impedito che il governo uscente di Bodo Ramelow formato da Die Linke, Socialdemocratici e Verdi avesse la maggioranza assoluta.
Dalle elezioni di fine ottobre si è cercata una soluzione per formare un governo. Si è addirittura a lungo discusso della possibilità di una qualche cooperazione tra cristiano-democratici (CDU) e Die Linke che erano la forza di maggioranza relativa.
Un’opzione forse fin troppo fantasiosa tanto da essere stata presto messa da parte a favore di un governo di minoranza tra Die Linke, socialdemocratici e Verdi. Al momento dell’elezione però qualcosa è andato storto. Alla terza votazione del parlamento regionale, in cui bastava la maggioranza semplice, il candidato dei liberali, che costituiscono il gruppo più piccolo (solo 5 deputati regionali), ha ottenuto un voto in più del presidente uscente Ramelow, grazie al sostegno (concordato dietro le quinte da liberali e cristiano-democratici) della destra di AfD.
La strategia dell’esclusione adottata fino a ora si è sfaldata. La politica tedesca si ritrovata improvvisamente ad aver riconosciuto ad AfD un ruolo e un’importanza nelle dinamiche politiche e nel difficile gioco delle alleanze che diverse personalità di AfD hanno subito evidenziato con entusiasmo e orgoglio.
Nella vicenda della Turingia si intrecciano dinamiche regionali e nazionali. Prima di tutto, i fatti sono accaduti, forse non del tutto casualmente, nel momento in cui la cancelliera Angela Merkel si trovava in aereo per un viaggio istituzionale in Sud Africa e Angola. Certamente, poi, c’è stata una rivolta delle forze conservatrici contro Bodo Ramelow (e la sua coalizione di sinistra) che non aveva più una maggioranza ma che sin dal giorno dopo le elezioni dell’ottobre scorso non è sembrato rendersi veramente conto di non aver vinto le elezioni.
Dall’altra parte i liberali e cristiano-democratici della Turingia hanno voluto portare avanti un’operazione politica non priva di rischi contro i vertici nazionali dell’Unione (CDU/CSU), in particolare contro Annegret Kramp-Karrenbauer e Angela Merkel, che hanno portato l’Unione su posizioni troppo moderate e progressiste.
C’è stata una convergenza di interessi dell’opposizione interna della CDU e dei liberali di Christian Lindner e Wolfgang Kubicki che da sempre si oppongono ad Angela Merkel; non si dimentichi il fallito governo di coalizione nell’autunno del 2017. In questo complicato gioco di incastri si è inserita la destra di AfD che ha trovato una spazio di manovra in una debolezza oggettiva di un Parlamento regionale ingovernabile in quanto non c’è una chiara maggioranza e di una lotta tra cristiano-democratici e liberali.
A farne le spese sono state le istituzioni regionali - tanto che in Turingia potrebbero esserci presto elezioni anticipate - e la stessa democrazia tedesca. Un azzardo politico dalle conseguenze imprevedibili non solo per la Germania ma per l’intera Europa.

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