Chi è Klose - calciatore gentiluomo

Miro Klose come Maradona, o quasi. Certo, quella
dell'attaccante tedesco in forza alla Lazio non diventerà celebre come la Mano de Dios di uno dei più grandi giocatori di sempre. Non solo per il contesto in cui i due gol irregolari sono stati realizzati, ma anche per le conseguenze: l'Argentina, grazie a quel gol, si laureò campione del Mondo; Klose, invece, l'irregolarità l'ha confessata. Perdendo, poi, la partita.
Durante quel Mondiale del 1986 disputatosi in Messico, Klose giocava ancora nelle giovanili del SGB-Diedelkopf. Maradona un campione affermato e controverso, mentre Klose poco più di un ragazzino. Eppure le due storie, seppur così lontane, sembrano essere state collegate da un sottilissimo filo proprio grazie ad un gol realizzato con la mano.
Miroslav Josef Klose, di origine polacca nato il 9 giugno 1978, arriva in Germania da giovane e ne ottiene la cittadinanza. Figlio di un calciatore professionista debutta in Bundesliga nella stagione 1999-2000 vestendo la maglia del Kaiserlautern, per poi passare nel 2004 al Werder Brema

Nel 2002 viene convocato per il campionato del Mondo in Corea. “Miro”, come viene soprannominato, gioca tutte le partite che portano la Germania alla finale contro il Brasile. E la rincorsa al titolo mondiale riavvicina le storie dei due campioni:Ho due sogni: il primo è giocare un mondiale, il secondo è vincerlo”, diceva El Pibe de Oro, alla sua prima intervista. Desiderio realizzato proprio nel mondiale in Messico. Un sogno che il panzer tedesco, invece, ha accarezzato da vicino più volte, senza mai poterlo afferrare. Sono un ricordo pesante la finale persa con il Brasile al mondiale in Corea, la bruciante sconfitta ad opera dell'Italia nel torneo del 2006 giocato in casa e l'ennesima semifinale amara in Sudafrica. Ma è il palcoscenico internazionale a consacrare il centravanti tedesco come uno dei più micidiali realizzatori del mondo. Scarpa d'oro al mondiale in Germania, Klose ha giocato 124 partite segnando 64 gol con la maglia della nazionale tedesca, secondo soltanto a Gerd Müller. Proprio come Maradona, costretto a stare dietro a Pelè per il titolo di miglior giocatore del mondo.
Capocannoniere della Bundesliga nel 2006, l'anno successivo passa al Bayern Monaco. I quattro anni trascorsi alla corte di mister Louis Van Gaal si rivelano vincenti, grazie alla conquista di due campionati, due Coppe di Germania, una Coppa di lega tedesca ed una Supercoppa di Germania. Vittorie macchiate dai continui minuti in panchina che gli vengono riservati nell'ultima stagione. Il tecnico olandese, infatti, preferisce servirsi della vena realizzativa di Thomas Muller e Mario Gomez. Così i fili tornano ad incrociarsi e nelle storie di Maradona e Klose troviamo un tratto decisamente comune: la Serie A. Maradona approda al Napoli nel 1984, dopo aver rotto i rapporti con il Barcellona. Klose, invece, firma nel 2011 un biennale con la Lazio, la squadra della Capitale. Nel primo anno in Italia realizza 12 reti, trascinando la sua squadra al quarto posto, ripresentandosi quest'anno con due gol in altrettante partite. L'ultimo, guarda caso, proprio al Napoli di Maradona e viziato da un colpo di mano. L'arbitro convalida il gol, ma Miro Klose confessa. “Se me ne fossi reso conto, sono onesto nel dire che non avrei dato una mano all'arbitro”, aveva detto il portiere della Nazionale italiana e della Juventus Buffon, dopo un gol-fantasma non dato al Milan nella sfida scudetto, scatenando numerose polemiche. Proprio così fece Maradona dopo il gol realizzato con la mano, quando suggerì ai compagni perplessi di andarlo ad abbracciare, dicendo: “altrimenti l'arbitro non convalida la rete”. Il tedesco, invece, ha confessato aiutando l'arbitro nella scelta. Tutta qui la differenza con la Mano de Dios.
Giuseppe De Lorenzo

Commenti

  1. http://www.fiorentinanews.com/2012/10/di-canio-macche-fair-play-klose-e-stato-costretto-a-confessare/

    non incensate chi non se lo merita...

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    1. L'intenzione non è incensare, ma sottolineare un gesto non scontato. Sono certo che Klose qualche volta avrà anche simulato, ma in quell'occasione ha dimostrato sicuramente sportività. Quando Di Canio (calciatore citato nel link) fermò la palla con la mano invece di fare gol perché il portiere della squadra era a terra infortunato, venne giustamente premiato con il premio fair play. Eppure fu sempre lui a spingere violentemente l'arbitro facendolo cadere, in un'altra partita. Klose poteva non dire nulla e magari prendersi un giorno di squalifica. Che lo abbia fatto dopo qualche secondo può starci: l'istinto iniziale può essere quello di portare a casa il risultato, ma una valutazione successiva lo ha spinto a confessare. Da lodare.

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  2. Anonimo
    Risposta corretta: è un gesto non scontato che mette in luce un modo tipico di comportamento di noi tutti, calciatori o semplici cittadini. Sottoposti ad una qualsiasi tensione siamo portati a reazioni inconsulte, ma siamo anche capaci di gesti generosi. Come meravigliarsi che anche Klose o Di Canio (citati, ma potrebbero essere tanti altri) si comportino da "uomini autentici"? Non va incensato ma nemmeno accusato di "non meritarlo" perchè sarebbe troppo comodo e ingiusto giudicare una persona dai comportamenti apparentemente contraddittori. Una piccola analisi sui nostri comportamenti personali basterebbe ad avere più benevolenza e giudizi più lungimiranti.

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