Rigore protestante e lassismo cattolico


Oggi vi propongo un articolo di Massimo Franco tratto dal Corriere della Sera di ieri 5 settembre. Si tratta di in articolo su alcuni pregiudizi diffusi nel Nord Europa sui paesi mediterranei. Alla base di questi pregiudizi ci sarebbero le convinzioni religiose e le differenze tra protestanti e cattolici. 
Forse non tutti lo sanno, ma in Nord Europa molti pensano che lo spread alto sia il frutto di un peccato cattolico. In tedesco il termine «Schuld» non significa solo debito ma anche colpa. Sono sfumature semantiche che riflettono differenze culturali profonde. E aiutano a comprendere meglio la diffidenza marcata, fino al pregiudizio, di alcune nazioni europee del Nord nei confronti dei Paesi percepiti come membri di un incosciente «Club Med». Lo spread, il differenziale fra titoli di Stato italiani e spagnoli e quelli tedeschi, finisce così per assumere un'eco con vibrazioni etiche: discriminanti ben più dei bilanci dei singoli Stati. Rimanda senza volerlo, anzi quasi con la paura di dirlo, a valori che impastano cultura e religione, e iniettano nelle fibre stanche dell'Ue veleni antichi.
Di fatto, viene toccato e infranto un tabù che riporta in auge fantasmi di Riforme e Controriforme, e guerre combattute all'ombra del Dio europeo. Si tratta di un aspetto delle polemiche degli ultimi mesi affrontato solo di sfuggita. Eppure affiora a intermittenza, mentre l'euro comincia a evocare non più ricchezza e stabilità ma disoccupazione, povertà e declino. La retorica anti-italiana e anti-mediterranea, e all'opposto antitedesca, si nutre inconsciamente di stereotipi non soltanto culturali ma religiosi. «Verità» antiche, sepolte nella memoria del Vecchio Continente; e da non riesumare per non spezzare il faticoso compromesso fra nazioni che ha garantito per decenni pace sociale e politica. L'incertezza le riconsegna però a quanti propugnano nuovi isolazionismi, nella convinzione illusoria che da soli ci si possa salvare meglio.
È una solitudine accarezzata da alcuni circoli della Germania che si definisce luterana, e da Paesi a maggioranza protestante come Olanda, Finlandia, e via risalendo. Al punto che si è arrivati a teorizzare che se Martin Lutero, il teologo tedesco del XVI secolo, avesse potuto essere presente a Maastricht nel 1992, quando furono gettate le basi dell'unione monetaria, avrebbe bocciato l'adesione delle nazioni del Mediterraneo. «Leggete le mie labbra: nessun Paese cattolico che non ha vissuto la Riforma protestante» deve entrare nell'euro, si immagina che avrebbe detto Lutero. La tesi è di Stephan Richter, direttore del Globalist , il sito che analizza i trend mondiali nell'era della globalizzazione.
Richter è un commentatore cattolico ma soprattutto tedesco. E teorizza che «un eccesso di cattolicesimo danneggia la salute fiscale delle nazioni, anche adesso nel XXI secolo». Sarebbe questa la «legge di Lutero» che oggi il Nord Europa si rammarica non sia stata applicata; e la cui violazione sarebbe alla base di molti guai. Se invece le sue parole immaginarie fossero state interpretate a dovere, «l'euro sarebbe più compatto, e l'economia europea meno in difficoltà». Insomma, per analizzare l'idoneità di una nazione a far parte della moneta unica sarebbe bastato non passare al setaccio i suoi bilanci ma i suoi cromosomi religiosi: sarebbe stato tuto più facile. L'assunto è assai semplice: i cosiddetti Pigs, o Piigs, acronimo che sta per «maiali» in inglese e indica le iniziali di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, o con la doppia «i» comprende anche l'Italia, sono tutti Paesi con una maggioranza di cattolici, tranne la Grecia ortodossa.

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