Le elezioni in Francia e la crisi dell'Euro
Le elezioni in Francia e la caduta del governo olandese hanno causato un nuovo crollo delle borse. Dopo quello che i giornali hanno definito "lunedì nero", all'ordine del giorno della politica europea c'è, nuovamente, il futuro dell'Euro e dell'Europa.
Oggi vi propongo uno stralcio di un articolo di Paul Krugman, uno dei più importanti economisti al mondo, secondo il quale la salvezza dell'Europa sarebbe uscire dall'Europa:
Sabato il Times ha pubblicato un articolo che parla di un fenomeno apparentemente in crescita in Europa: suicidi imputabili alla "crisi economica", persone che si tolgono lavita in preda alla disperazione per essere rimaste senza lavoro o aver visto fallire la propria azienda. Un articolo straziante. Sono sicuro, tuttavia, di non essere stato l`unico lettore, specialmente tra gli economisti, a essersi chiesto se la vera questione non riguardi tanto i singoli individui, quanto l`evidente determinazione dei leader europei a far commettere un suicidio economico all`intero continente.
Soltanto pochi mesi fa nutrivo qualche speranza per l`Europa. Forse ricorderete che alla fine dell`autunno scorso l`Europa sembrava sull`orlo di una catastrofe finanziaria. Ma la Banca centrale europea - l`equivalente europeo della Fed - corse in aiuto dell`Europa. Concesse alle banche europee linee di credito aperte a condizione che esse offrissero come collaterali i cosiddetti "eurobond". Ciò servì a puntellare direttamente le banche e indirettamente i governi e mise fine al panico.
La situazione a quel punto cambiò: si trattava di capire se quell`intervento temerario ed efficace sarebbe stato l`inizio di un più ampio cambiamento; se la leadership europea avrebbe utilizzato il margine di respiro creato dalle banche per riprendere in considerazione le politiche che in primis avevano portato a una crisi tanto profonda.
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Se dunque i leader europei volessero veramente salvare l`euro, starebbero cercando una valida alternativa. L`alternativa possibile sta assumendo di fatto una forma molto chiara: il continente europeo ha bisogno di politiche monetarie più espansive, sotto forma di una disponibilità - una disponibilità dichiarata- da parte dellaBancacentrale europea ad accettare un`inflazione un po ` più alta. Ma l`Europa ha bisogno anche di più espansive politiche fiscali, sotto forma di sistemi di compensazione tra i budget tedeschi e quelli di paesi in difficoltà come la Spagna e altre nazioni inguaiate della periferia europea. Anche così, con queste politiche, le nazioni della periferia d`Europa dovranno affrontare anni di difficoltà. Ma, quanto meno, qualche speranza di ripresa potrebbe esserci.
Ciò a cui stiamo assistendo, invece, è una totale mancanza di flessibilità. (leggi l'intero articolo qui)
A Paul Krugman ha risposto, tra gli altri, Guido Rossi su Il Sole 24 Ore:
Ebbene, caro Krugman, l'euro non è una reliquia barbara e il suo paragone è sbagliato. È invece la moneta unica di un'Europa che si salva solo se continua nel suo processo di unificazione, affiancando all'euro una politica fiscale e monetaria unitaria e una forte spinta verso una vera Europa federale. Si potrà allora dotare la Banca centrale europea di veri poteri di una banca centrale, favorire l'emissione degli eurobond, il cui progetto ha molti sostenitori ed è già stato ampiamente illustrato nei particolari e fors'anche stimolare la domanda con meno riguardo a pur controllati processi inflazionistici.
Ma di questo pare che ai leader europei, schiavi della logica del capitalismo finanziario, poco importi, tant'è che il tanto esaltato fiscal compact firmato a marzo trova le risposte alla depressione europea solo nell'austerità fiscale: basta che i mercati finanziari speculino e guadagnino. E' dunque l'ora di cambiare rotta senza alterigia e non solo a parole.
Quella sopra indicata è allora, piaccia o non piaccia anche ai politici e agli intellettuali americani, l'unica strada per fare uscire l'Europa dalla crisi; un'Europa che coesa in una politica non solo monetaria, fiscale e culturale unitaria, potrà essere seriamente concorrenziale con gli Stati Uniti d'America, soprattutto nell'eliminazione delle disuguaglianze sociali e nella qualità della vita, finalità contrarie alle logiche del capitalismo finanziario. (leggi l'intero articolo qui)
a cura di Ubaldo Villani-Lubelli
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