Germania in campagna elettorale


La Germania è già in campagna elettorale. Se le elezioni politiche sono solo apparentemente lontane (settembre del 2013), nel frattempo sono i risultati delle regionali a determinare gli equilibri. Il 25 marzo si è votato nella Saar, un Land si solo 800.000 abitanti ed il secondo più piccolo tra i Länder della Repubblica Federale Tedesca. Qui, dove governava una coalizione-Giamaica (come la chiamano in Germania) tra cristiano-democratici, liberali e verdi, ora è tempo di una grande coalizione. I risultati elettorali sono stati chiari. La CDU resta il primo partito con il 35,2 per cento e il suo candidato Annegret Kramp-Karrenbauer continuerà ad essere il Ministro-Presidente della piccola regione tedesca. La SPD, nonostante una crescita di oltre sei punti percentuali, si è fermata al 30,6 e si dovrà accontentare di essere il partner di coalizione dei cristiano democratici. La sinistra (Die Linke) ha ottenuto il 16 per cento dei consensi. Un risultato solo apparentemente buono, in quanto si tratta, comunque, di una sostanziale perdita (-5,2 rispetto alle precedenti elezioni). Non è, dunque, bastato il carisma di Oskar Lafontaine, già in passato Presidente del Land, ad evitare un’emorragia di voti. I Verdi limitano le perdite e si confermano all’interno del parlamento regionale con il 5 per cento. Continuano la loro discesa all’inferno i liberali: perdono l’8 per cento dei consensi, si fermano ad un magro 1,2 per cento e sono così fuori anche da questo parlamento regionale. Confermata, invece, l’ascesa del partito dei Pirati che dopo il successo di Berlino, ottengono un ottimo 7,4 per cento.
Il risultato del piccolo Land della Saar non può, ovviamente, alterare gli equilibri politici nazionali, ma conferma una trend e dimostra, soprattutto, che il quadro politico tedesco sta vivendo un cambiamento radicale. Ma andiamo con ordine.
Il primo dato è il crollo dei liberali (FDP). Il cambio di leadership da Guido Westerwelle a Philipp Rösler non ha cambiato, sostanzialmente, nulla. Oggi la FDP sarebbe fuori dal Bundestag e cancellata dalla geografia politica tedesca. E’ un dato non nuovo, in quanto la crisi è iniziata già nel 2010, ma è, in ogni caso, un fatto clamoroso se si pensa che appena nel 2009 la FDP era un partito che aveva circa il 15 per cento di consensi a livello nazionale ed era considerata l’ago della bilancia degli equilibri politici a Berlino. Oggi il peso politico di Rösler e compagni è ridotto quasi zero e a nulla è servita la buona strategia politica usata per la scelta di eleggere Joachim Gauck alla Presidenza della Repubblica. Una tattica che ha spiazzato e messo all’angolo Angela Merkel, che ha dovuto sostenere il candidato che appena due anni fa era stato rifiutato. In realtà, ai liberali serve molto di più. Serve una nuova missione politica e, perché no, ideale. Tra l’altro proprio la FDP è al centro di dure critiche per essere stata contraria al salvataggio di una catena di drogheria molto famosa in Germania, la Schlecker. Tra le critiche di molti analisti c’è quella di aver salvato e finanziato banche durante la crsi, ma che una catena di drogheria viene fatta fallire con gravi conseguenze per i lavoratori. Tutto questo in nome delle dure leggi del mercato. La Süddeutsche Zeitung ha commentato eloquentemente: incapaci, cinici, liberali.
Collegata alla crisi dei liberali è, inevitabilmente, anche il futuro dell’Unione (CDU/CSU) di Angela Merkel. E qui siamo al secondo dato che indica il cambiamento del quadro politico tedesco. La Cancelliera oggi sa che, nonostante l’Unione resti stabilmente il primo partito (secondo l’ultimo autorevolissimo DeutschlandTrend della prima rete tedesca avrebbe 9 punti in più della SPD) con circa il 37 per cento dei voti, ha bisogno di un alleato per governare. I liberali non sono più considerati alleati possibili. Ammesso che riescano a recuperare i voti necessari per riuscire a superare il cinque per cento ed entrare nel Bundestag, non sarebbero comunque sufficienti a formare un governo. Le alternative, a questo punto, non sono molte. I Verdi potrebbero essere un possibile alleato e forse l’abbandono del nucleare dello scorso anno, oltre che essere condizionato dal voto nel Baden-Württemberg, sembrava lasciar intendere una possibile futura alleanza. In realtà però le differenze tra Verdi e CDU sono notevoli soprattutto sul piano del programma economico e sociale ed al momento sembra molto difficile che i due partiti possano presentarsi agli elettori come un’alleanza. I Verdi e la SPD, d’altronde, aspirano a raggiungere una maggioranza che li permetta di poter governare, ma al momento la somma tra il 28 per cento dei socialdemocratici ed il 14 per cento degli ambientalisti, non garantirebbe la maggioranza di seggi nel Bundestag. É più probabile, a questo punto, che la CDU e la SPD si stiano preparando ad una nuova grande coalizione. Sarebbe la terza Grosse Koalition della storia della Repubblica Federale Tedesca e la seconda guidata da Angela Merkel. La situazione di instabilità politica ed economica a livello internazionale giustificherebbe e rafforzerebbe questo scenario. Un’ampia coalizione garantirebbe una larga maggioranza in Parlamento. Ricordiamo che proprio l’attuale governo Merkel ha spesso dovuto fare i conti con una maggioranza sì solida, ma sempre molto litigiosa al proprio interno, con le diverse anime (liberali, conservatrici, cattoliche, europeiste e antieuropeiste) in continuo contrasto.
Il terzo dato è la solidità dei Verdi. É sicuramente passato l’anno miracoloso, il 2011, in cui gli ambientalisti tedeschi hanno sperato di superare addirittura i socialdemocratici – ricordiamo che il sorpasso (fallito) era previsto nella capitale tedesca con l’elezione di Renate Künast a sindaco di Berlino. I sondaggi, in ogni caso, li danno stabilmente intorno al 15 per cento ed i Verdi restano una realtà indiscutibile ed in crescita della geografia politica tedesca. Se dunque il centrosinistra tedesco non riesce ad ottenere la maggioranza dei seggi in parlamento per formare un governo, non è certo colpa dei verdi quanto dell’incapacità della SPD di stabilizzarsi oltre il 30 per cento dei consensi.
Il quarto ed ultimo dato è l’ascesa dei Pirati. Un partito nato appena sei anni fa ma che si è imposto con circa l’8 per cento dei consensi nella città di Berlino e che si è confermato anche nella Saar. I sondaggi danno i Pirati, a livello nazionale, al 12 per cento. Se così dovesse essere i Pirati nel settembre del 2013 faranno il loro ingresso nel Bundestag, il Parlamento tedesco, e sostituiranno, con molto probabilità e stando ai dati attuali, i liberali (FDP). In cinque anni la Germania ha visto, prima, salire da quattro a cinque il numero dei partiti rappresentati in Parlamento – nel 2009 è entrata in Parlamento anche la Die Linke con il 10 per cento – e l’anno prossimo, poi, la presumibile esclusione di un partito di lunga tradizione politica, la FDP, con un nuovo movimento, i Pirati appunto, che ha un programma certamente più innovativo e che parla, di più dei liberali, alle nuove generazioni. Trasparenza è la parola forte dei Pirati. “Mentre i partiti tradizionali rispondono alla paura di Internet, il partito dei Pirati desidera rappresentare lo spirito del tempo”, la Süddeutsche Zeitung descriveva così la differenza tra i Pirati e gli altri partiti. Se per molti politici tradizionali internet è un problema, va limitato o non ne hanno ancora capito le potenzialità, per i Pirati è un risorsa. La vera difficoltà della politica tradizionale è di non capire che le dinamiche, spesso contraddittorie, della rete non si possono inserire nel modello classico del panorama dei partiti politici. I Pirati incarnano, da un parte, gli ideali di giustizia della sinistra, ma dall’altra gli ideali di libertà della destra. É tutto qui il successo dei Pirati, che deve, comunque, ancora essere messo alla prova della governance, come spesso sottolineato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Ora, alla luce di questi elementi il quadro politico tedesco è evidente come sia in una fase di profonda trasformazione ed a contribuire ulteriormente a questo processo di cambiamento ci saranno altre due elezioni regionali nei Länder dello Schleswig-Holstein e del Nordreno Westfalia.
Nel Land più a nord della Germania, lo Schleswig-Holstein, si voterà il prossimo 6 maggio. Qui, l’attuale maggioranza tra cristiano democratici e liberali non dovrebbe essere riconfermata e l’alternativa è: grande coalizione (CDU e SPD) o centro-sinistra (Verdi e SPD). Tutto dipenderà dal risultato che riusciranno ad ottenere i socialdemocratici.
Più importante la partita che si gioca nel Nordreno-Westfalia, che con circa diciotto milioni di abitanti è il più popoloso Land tedesco. Alle ultime elezioni del 2010 il candidato della CDU Rüttgers, presidente uscente, venne sonoramente confitto e il suo partito perse circa dieci punti percentuali. I liberali si fermarono al 6,7 e così il governo uscente non fu confermato. Tuttavia, alla coalizione tra socialdemocratici e verdi mancava, per un solo seggio, la maggioranza assoluta. La leader della SPD, Hannelore Kraft, decise di formare un governo di minoranza che è durato, però, meno di due anni e così il 13 maggio gli elettori sono chiamati a votare il nuovo parlamento regionale di Düsseldorf. Al momento, secondo i sondaggi, verdi e socialdemocratici dovrebbero ottenere una maggioranza tale da poter formare un governo stabile. Ricordiamo che il Nord Reno Westfalia è stato a lungo uno dei feudi della socialdemocrazia e roccaforte del centrosinistra. La parentesi di centrodestra, dal 2005 al 2010, si è rivelata in realtà solo una fase transitoria. In ogni caso la CDU aspira, anche in questo Land, a restare il primo partito. Ci sarà un testa a testa con la SPD, che è, oggi, comunque in vantaggio. La FDP, da parte sua, pur di non perdere anche queste elezioni regionali ha messo in campo un nome di peso, Christian Lindner, il segretario generale del partito. Basterà a superare la soglia del 5 per cento?
Salvo imprevisti, ed escluse le elezioni nel Land del Niedersachsen nel gennaio 2013, i test in Schleswig-Hostein e Nord-Reno Westfalia sono le ultime consultazioni prima delle elezioni politiche nazionali del settembre del prossimo anno. È chiaro come, in questo contesto politico, molte scelte, anche in Europa, siano fortemente condizionate dal clima elettorale. Molte posizioni rigide (o vere e proprie imposizioni) di Angela Merkel sulla Grecia, sul Fiscal Compact e, più in generale, sul rigore finanziario sono una conseguenza della necessità della Cancelliera di guardare ai propri elettori e agli equilibri interni. Come giustamente evidenziato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, l’Unione (CDU/CSU) di Angela Merkel è comunque riuscita a dominare la crisi mantenendo sostanzialmente invariati i propri consensi. Angela Merkel resta ancora oggi il politico più popolare in Germania e secondo il DeutschalandTrend ben il 62 per cento dei tedeschi è soddisfatto del lavoro svolto dalla Cancelliera.
Un’altro aspetto, messo in risalto dalla Zeit, è dato dal fatto che in Germania si sta affermando un politico con caratteristiche diverse dal passato: donna, pragmatico, umile e autentico. La Cancelliera Angela Merkel (CDU), la Ministro-Presidente del Saarland Annegret Kramp-Karrenbauer (CDU) e la Ministro-Presidente del Nord-Rhein Westfalen Hannelore Kraft (SPD) rappresenterebbero la nuova classe politica tedesca, composta da personalità meno spettacolari, meno brillanti, meno affascinanti, meno carismatiche, ma più pragmatiche. Chissà se questo può essere un modello anche per il resto d’Europa (Pubblicato su Liberal, 04 aprile 2012)

Ubaldo Villani-Lubelli

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