Israele, Günter Grass e La Versione di Barney


A proposito della polemica seguita alla poesia di Günter Grass (Was gesagt werden muss), pubblichiamo un passo tratto dal libro di Mordecai Richler, La versione di Barney:

Non mi fraintendere. Io aborro l’antisemitismo. Ma ogni volta che qualche mentecatto imbratta una sinagoga con le svastiche o lancia un sasso in un cimitero, i ragazzi si innervosiscono e attaccano a telefonarmi offrendosi di fare qualsiasi cosa. In ogni caso, quest’anno butta così, quindi ti resta una sola possibilità, tormentare il tuo uomo con l’Olocausto. Sciorina pure tutto il repertorio, Auschwitz, Buchenwald, i criminali di guerra che continuano a vivere indisturbati in Canada. Poi spara “Senta ma lei è sicuro che tutto questo non potrebbe accadere di nuovo, anche qui da noi? E se accadesse, lei dove andrebbe?” E a quel punto ricordi al fesso che Israele è la sua assicurazione sulla vita.

La poesia di Grass si può leggere qui in tedesco e qui di seguito in traduzione italiana (Tratto da Repubblica, 04.04.2012)

Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt´al più le note a margine.

E´ l´affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un´atomica.

E allora perché mi proibisco
di chiamare per nome l´altro paese,
in cui da anni — anche se coperto da segreto -
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?

Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d´uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l´esistenza di un´unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.

Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d´Israele
al quale sono e voglio restare legato
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l´ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi — come tedeschi con sufficienti colpe a carico -
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.

E lo ammetto: non taccio più
perché dell´ipocrisia dell´Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un´istanza internazionale.

Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d´uscita,
e in fin dei conti anche per noi.
(Traduzione di Claudio Groff)

Commenti

  1. Was Grass sagt, sind Banalitäten, die JEDER kennt, selbst diejenigen, die das am entschiedenesten bestreiten. Angesichts der Tatsache, dass jeder, der sie zu benennen versucht systematisch mundtot gemacht wird, ist an sich jeder willkommen, dem es gelingt, damit die Öffentlichkeit zu erreichen, nur: On jd., der sich als Praeceptor Germaniae so gründlich selbstdelegitimiert hat wie Grass mit einem ,Gedicht(?)’ ohne jeden literarischen Wert viel erreicht, ist fraglich. Besser wäre es man gäbe den zahlreichen prominenten Juden wie Chomsky, Finkelstein, Barenboim, Hecht-Galinsky, den Vertretern der israel. Friedensbewegung ein größeres Forum. Und das Beste, was ich über Israel kenne, kommt von einem Überlebenden von Auschwitz, dem man zwar Preise, aber kein Forum gegeben hat (vgl. http://www.j-zeit.de/archiv/artikel.189.html). Was die Gründung Israels verursachen würde hat schon der einzige wirkliche Staatsmann des Nachkriegseuropa vorausgesagt (http://www.youtube.com/watch?v=toKG_MFh7IU), warum das Nachkriegsdeutschland sich zum Sklaven des Zionismus machen musste, hat ein eingefleischter Realpolitiker immerhin unumwunden zugegeben (http://www.youtube.com/watch?v=6M2ddX-BRRk). Das einzig wirklich Produktive, was anscheinend von westlicher Seite heute möglich scheint, ist, wenn die Türkei Israel das sagt, was jeder europäische Politiker gern sagen würde, sich aber nicht getraut, und dann auch noch eine Politik macht, die zum Glück weder Israel noch die USA irgorieren können (http://www.youtube.com/watch?v=rsn3PkUGZ3Y&feature=related; http://www.youtube.com/watch?v=8ZemCF7hwGM).

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  2. Non conoscevo l'articolo di Kurt Goldstein, molto interessante. Lo riprenderò in qualche altro mio articolo. Condivido la tua posizione. Concordo, in gran parte, con le tesi di De Gaulle. Apprezzo le polemiche di Erdogan e il video di Adeanuer è illuminante sul rapporto Germania-Isreale. In ogni caso non mi sento di condannare Grass o di liquidarlo con un semplice: banalità. Grass, a modo suo, ha posto un problema. Forse non è stato molto orginale, forse avrebbe fatto meglio a non comporre una poesia (sic!) ... ma quello che dice è vero. Grass ha fatto la sua parte ed il suo nome fa sempre molto discutere. Il fatto è che, secondo me, ha sbagliato il modo. Poteva scrivere un articolo, farsi fare un'intervista o altro ancora (non gli mancano certo i mezzi!).

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