La nuova vita di Kurz

Per lungo tempo l’Austria è stata politicamente noiosa per chi la osservava dall’esterno. A parte qualche breve parentesi, dal dopoguerra ad oggi, si sono susseguite prevalentemente grandi coalizioni tra popolari e socialdemocratici (dal 1949 al 1964, dal 1987 al 2000, dal 2007 al 2017). Ora l’Austria si candida a essere il Paese in cui ci sarà il più interessante esperimento politico degli ultimi anni: un governo tra il Partito popolare austriaco (ÖVP) e i Verdi. 
Negli ultimi due anni l’Austria ha avuto una vita politica piuttosto travagliata. Prima il governo tra i popolari (ÖVP) e i nazionalisti (FPÖ), bruscamente interrotto dopo gli scandali di corruzione che hanno riguardato il leader della FPÖ Heinz-Christian Strache, poi il primo governo tecnico della storia austriaca e, infine, le elezioni di fine settembre scorso che hanno visto una grande affermazione dell’ÖVP di Sebastian Kurz (37,5%) e dei Verdi (13,9) che due anni prima non erano neanche riusciti a superare la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento.
Sebbene i due partiti e i rispettivi elettorati non potrebbero essere più diversi - per stessa ammissione di Sebastian Kurz in occasione della presentazione del programma - il giovane leader austriaco ha aperto una trattativa complessa lunga tre mesi. Non si può negare, tuttavia, che dopo le ultime elezioni la strada di un accordo con i Verdi era un sentiero pressoché obbligato. Per la ÖVP l’alternativa ai Verdi era un ritorno, altrettanto difficile, alla coalizione con i nazionalisti della FPÖ che alle ultime elezioni avevano perso circa un terzo del proprio consenso. 
Il nuovo governo austriaco di Sebastian Kurz avrà come vice il leader dei Verdi Werner Kloger, che ha sottolineato come questo governo nasca dall’esigenza di unire e creare ponti tra posizioni diverse per un futuro migliore per l’Austria. I Verdi avranno un superministero che comprenderà le deleghe all’ambiente, ai trasporti e alle infrastrutture, all’energia e alla tecnologia e innovazione.
Una novità importante è la nascita di un Ministero dell’integrazione. Per questa posizione è stata individuata Susanne Raab che fino a ora conduceva la sezione integrazione del Ministero degli Esteri. In generale in Verdi avranno tre ministeri (avranno anche Giustizia e Affari sociali) e i popolari bene dieci (a parte l’integrazione e il Cancelliere avranno anche le finanze, la formazione, l’economia, lavoro e famiglia, interni, esteri, agricoltura e difesa). 
Con il governo turchese-verde, dai colori dei due partiti che lo compongo, inizia una nuova era per Sebastian Kurz che si sta costruendo un profilo più autorevole rispetto a quanto fatto nei primi anni della sua folgorante carriera politica. Da popolare conservatore molto rigido e intransigente sui temi dell’immigrazione oggi Kurz si presenta come un leader democratico che non solo è riuscito a limitare l’ascesa della destra nazionalista tanto da marginalizzarla nel dibattito politico ma anche come un leader politico che è riuscito a coniugare il conservatorismo popolare con i valori dell’ambiente e della sostenibilità.
Dall’altra parte anche i Verdi austriaci hanno mostrato una notevole maturità politica andando oltre le divisioni ideologiche dando vita a un programma (lungo oltre 130 pagine!)che, se realizzato, potrebbe rappresentare un progetto pionieristico nella difesa dell’ambiente. Il governo intende sostenere l’utilizzo dei mezzi pubblici con un biglietto unico valido un tutto il territorio austriaco, riduzione drastica delle emissioni di CO2, una riforma del sistema fiscale in senso ecologico entro il 2022, un aumento del pedaggio autostradale per i mezzi pesanti ad alto livello di inquinamento. 
Dal punto di vista politico, l’Austria si pone all’avanguardia rispetto al resto dello scenario politico europeo e, forse, con questo esperimento politico indica una percorso che potrebbe essere seguito anche altrove. In particolare nella vicina Germania. Se poi questo governo sarà un successo, potrà confermalo solo il tempo.

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