Intellettuali tedeschi
Il
dibattito politico-culturale tedesco non è in mano ai soliti noti: Günther
Grass, Peter Handke, Martin Walser, Jürgen Habermas o Hans Magnus Enzensberger.
Anche se questi continuano ad essere intellettualmente molto attivi – come
dimostrano le poesie-denuncia di Grass o le polemiche contro l’Euro e Bruxelles
di Enzensberger – e a occupare, insieme alla femminista Alice Schwarzer e al
Nobel Elfriede Jelinek, i primi posti della consueta classifica
dei più noti intellettuali tedeschi stilata ogni anno dal mensile Cicero,
tra i protagonisti del dibattitto culturale in Germania ci sono anche altri
intellettuali più giovani e, forse, ancora poco conosciuti all’estero. La lista,
per essere completa, dovrebbe essere molto lunga, ma limitiamoci ad alcuni dei
nomi più significativi.
Primo
fra tutti c’è Frank Schirrmacher, classe 1959 e
semisconosciuto in Italia, giornalista e condirettore del giornale
conservatore Frankfurter Allgemeine
Zeitung (FAZ). È uno scrittore di gran successo. I suoi libri, dalla
denuncia del preoccupante invecchiamento della popolazione in Europa fino al
recente saggio d’accusa contro la società del profitto passando per il bestseller in cui criticava, già nel
2009, gli effetti perversi del multitasking, sono garanzia di successo.
Un
po’ più anziano rispetto a Schirrmacher è Ulrich Beck, molto noto anche in
Italia. Il sociologo tedesco è certamente uno dei protagonisti del dibattitto
politico tedesco. Ha fatto parte della commissione di saggi che, dopo
l’incidente di Fukushima, doveva valutare la sicurezza delle centrali nucleari
tedesche e se la Germania dovesse effettivamente abbandonare l’atomo come fonte
energetica. Beck è anche autore di Europa tedesca,
un’accusa alla politica europea della Cancelliera Merkel.
Tra
i più giovani intellettuali tedeschi non si può non citare lo scrittore Daniel
Kehlmann, classe 1975, autore del bellissimo La misura del mondo,
romanzo dell’anno (era il 2005) in Germania. Kehlmann, anche se non è mai riuscito
a replicare il successo del romanzo del 2005 e nonostante la sua giovane età,
viene spesso invitato per lezioni magistrali nelle Università tedesche e in numerosi festival letterari. Molto
bella (e forse un po’ sottovalutata) la sua recente raccolta di saggi sulla
letteratura, Elogio (Rowohlt 2010).
Altro
grande intellettuale di denuncia è Günter Wallraff (in parte tradotto
anche in italiano) autore di inchieste giornalistiche che hanno fatto storia
nella Repubblica Federale Tedesca.
C’è,
poi, Margot Kässmann, teologa e Vescova luterana tedesca. Tra il 2009 e il 2010
ha guidato la Chiesa protestante tedesca, ma si è dimessa dopo essere stata
fermata alla guida della sua auto con i valori dell’alcol appena sopra la
soglia consentita. Nonostante questo episodio increscioso, proprio per le sue
immediate dimissioni, è molto apprezzata e ascoltata dai cittadini tedeschi.
Un’altra
grande donna è Elke Heidenreich, critica letteraria e vera e propria
intellettuale impegnata. Resta ancora oggi famosa la sua battaglia contro la
guerra in Iraq.
Se
ritorniamo alla classifica di Cicero,
c’è anche un pezzo di Italia. Non si può del resto ignorare l’influenza di
Giovanni Di Lorenzo, direttore della Zeit.
Anche in virtù dell’essere figlio di padre italiano, non rinuncia mai ad
attaccare il nostro Paese. Ha anche “lanciato” Saviano in Germania. Giovanni Di
Lorenzo, molto presente in televisione e radio, è uno degli intellettuali e
scrittori politicamente più influenti nella Repubblica Federale. Di origine
italiane è anche Udo di Fabio, giurista, ex giudice costituzionale. È uno dei
punti di riferimento del mondo conservatore. I suoi articoli su Cicero e la FAZ (così come i suoi libri) non passano mai inosservati.
Sul
fronte progressista non si può certo dimenticare Klaus Wagenbach, certamente
non più tanto giovane, ma con la sua omonima Casa Editrice è, da sempre, il
punto di riferimento della sinistra tedesca. A dire il vero anche della sinistra
extraparlamentare degli anni 60 e 70. Un vero e proprio viaggio nella storia
politica e culturale della Germania dal dopoguerra ad oggi è il suo La libertà dell’editore, una raccolta di
saggi e discorsi uscito nel 2010 e da poco disponibile
anche in traduzione italiana per Sellerio.
Ma
accanto a questi intellettuali tradizionali, anche il mondo della rete ha i
suoi punti di riferimento. Il blogger più famoso in terra tedesca si chiama
Sascha Lobo. Un simpatico signore con una grande cresta colorata. La sua
rubrica, S.P.O.N.
– Die Mensch-Maschine, sullo Spiegel online è seguitissimo e molto citato. Sascha Lobo è una
vera e propria autorità sui temi e dibattiti legati alla rete e ai rapporti con
la politica. Sempre su questo argomento, molto conosciuto è anche Christoph
Bieber, professore a Gießen e tra i primi intellettuali a vedere gli elementi
di novità del Partito
Pirata Tedesco.
Il
panorama politico e culturale è, dunque, molto più vario e ricco di quanto noi
italiani spesso siamo portati a pensare. L’agenda culturale tedesca non è dettata
esclusivamente dai soliti grandi vecchi mostri sacri. Molti degli intellettuali
tedeschi, purtroppo, non sono molto conosciuti nel nostro Paese anche se incidono
nella formazione dell’opinione pubblica. Nonostante la Germania resti un
“modello” da seguire, dalle riforme del lavoro alle fonti energetiche, dalle
politiche europee al ruolo di Internet in politica fino dai finanziamenti
pubblici alla cultura, resta, almeno in Italia, un Paese troppo spesso ridotto
a poche e solite voci. Questa incapacità di andare in profondità nella
conoscenza di una Nazione a noi molto vicina dimostra anche quanto la Germania sia
spesso vittima di facili e superficiali clichés
interpretativi.
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