Cronache di una pandemia da Lipsia
Siamo a Lipsia, giovane realtà urbana di quella che sino a 30 anni addietro era Germania Est. Il 2021 è appena cominciato tra i lunghi viali alberati della città. I lampioni sono accesi su Karl-Liebkenecht-Straße eppure le strade sono vuote, i ristoranti chiusi, i negozi spenti. La Germania ha iniziato il nuovo anno in lockdown.
Qui, sempre a Lipsia, abbiamo trascorso l’ultimo semestre di un anno, il 2020, che ha messo a dura prova in maniera sempre differente il sistema sanitario nazionale di ogni realtà europea e non. Siamo arrivati con il primo vento d’autunno, quando i grandi parchi cominciavano a tingersi di sfumature giallo-arancione e la gente viveva in strada la fine dell’estate. La gestione della pandemia in Germania, comparata con l’esperienza italiana, si è dimostrata subito di gran lunga differente. A novembre, con l’aumento dei casi che ha allarmato un'intera Europa stravolta da coprifuochi, zone di restrizione contrassegnate da colori differenti e lunghi decreti lasciati al vaglio delle interpretazioni personali, la Germania ha puntato sulla coscienza personale di ogni cittadino le sue più grandi attenzioni.
Poche e semplici regole, chiamate inviti e percepite come tali. Il coprifuoco, sino all’ultima chiusura precedente alle festività natalizie e unicamente limitato ad alcuni giorni di esse, non ha mai interessato la Germania. Le decisioni sono state rapide, sentite e prese con una serietà massima e disarmante. Tra i giovani in particolare ci si è immediatamente adoperati riscoprire e mettere in atto la vita nelle WG, i tipici appartamenti condivisi da studenti nelle città tedesche. Le luci delle finestre si sono dunque accese, le tavole si sono colorate di sapori familiari e riunioni per stabilire, insieme, le regole da meglio seguire nel rispetto proprio e degli altri.
E poi l’arrivo del Natale e quel modello Merkel che lascia senza fiato il resto dell’Europa; desueto, contro corrente, lungimirante. L’arrivo del Natale a Lipsia è stato come esattamente doveva essere: all’insegna della sobrietà. Altrove ci si preparava con una certa leggerezza a vivere il primo Natale in pandemia e lo si faceva riaprendo gradualmente bar, strade e negozi d’ogni tipo. Si susseguivano notizie di una Londra che festeggiava la fine del secondo lockdown scendendo in piazza senza mascherina, di una Milano affollata ormai divenuta zona gialla e di Dublino fuori da ogni rischio.
Oggi che le vacanze sono appena terminate e quasi tutto il mondo è tornato in meno d’un battito di ciglia in lockdown, la terza ondata di Corona virus è ormai alle porte.
La Germania, con le nuove misure restrittive varate con almeno 10 giorni d’anticipo rispetto al resto d’Europa, ci attendeva in silenzio e con preoccupazione.
Un discorso, quello della cancelliera, ascoltato e sentito da tutti, definito il più toccante della sua carriera. Un discorso rivolto ai cittadini tedeschi come al resto del mondo, a ricordarci che alle volte bisogna avere il coraggio di attendere, avere fiducia, essere più rispettosi. E subito, il mattino seguente, quella Germania vitale e che non dorme mai si è fermata. Lo ha fatto perché fermarsi, talvolta, è l’unico modo per poter poi nuovamente ripartire e anche se doloroso, spesso è l’unica soluzione che ci resta.
Fanny Bortone
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