Baviera al voto, con i conservatori mai così in crisi
In bavarese si dice Mia san mia! (Noi siamo noi!). È il motto con cui si rivendica l'orgoglio identitario e la propria diversità rispetto al resto della Germania (e non solo). Tra i simboli di tale diversità c'è anche un partito, la Csu, che come nessun altro rappresenta la Baviera. Non è un caso che governa ininterrottamente la regione dall'inizio del secondo dopoguerra (a parte due brevi parentesi con i governi del socialdemocratico Hoegner nel 1945-6 e nel 1954-5) e dal 1966 detiene la maggioranza assoluta nel parlamento regionale, unica eccezione dal 2008 al 2013, periodo nel quale ha governato con i liberali. Questa volta però in Baviera la CSU rischia di ottenne il peggior risultato dal 1950.
Il voto in Baviera potrebbe segnare la fine di un'era, con effetti anche nella capitale Berlino dove il fragile equilibrio dopo le elezioni federali di un anno fa è garantito più che dalla forza della coalizione di maggioranza dalla sfiducia costruttiva. L'istituto prevede che il parlamento può sfiduciare il Cancelliera solo se contestualmente concede la fiducia ad un nuovo esecutivo.
Le elezioni in Baviera
Gli ultimi sondaggi in Baviera danno la CSU intorno al 33-34 per cento (-14 rispetto al 2013), la SPD al 10-11 (-10 per cento), i Verdi al 18-19 (+10), l'AfD al 10-14 (+14), i Freie Wähler all'11 (+2), i liberali al 5.5 (+2) e la sinistra al 4.5 (+2.4). Per eleggere propri rappresentanti al parlamento regionale è necessario superare la soglia del 5 per cento.
I cristiano-sociali saranno quasi certamente costretti a un'inedita e complicata alleanza di governo con Verdi oppure con un'altrettanto difficile coalizione con i Freie Wähler, un partito di liberi elettori (freie Wähler, appunto) liberal-conservatori, eurocritici e fortemente legati alle tradizioni regionali tedesche (bavaresi in particolare, dove riscuotono i maggiori successi).
Verdi e Freie Wähler dovrebbero essere le vere sorprese di queste elezioni regionali. I Verdi vivono una fase di grande popolarità in tutto il territorio federale e la Baviera non fa eccezione. Garantiscono un continuo ricambio di leadership, traggono vantaggio dalla crisi dei socialdemocratici e in Baviera si giocano il secondo posto con l'estrema destra di AfD, che alle precedenti elezioni del 2013 non esisteva ancora in Baviera ma che alle scorse elezioni politiche di un anno fa ottenne, in Baviera, il 12.4 per cento. I Freie Wählersono diventati una costante delle elezioni regionali bavaresi dal 2008. Questa volta puntano a migliorare il già ottimo 9 per cento di cinque anni fa. Per la CSU sarebbe l'alleato più congeniale, seppur tutt'altro che facile.
La CSU in crisi
I motivi della crisi della CSU non sono riconducibili al governo uscente. La Baviera è la regione più ricca, con un'occupazione sotto il tre per cento e con un PIL (il 18 per cento dell'intera Germania) che è superiore a gran parte degli Stati Membri dell'Unione Europea. Non esistono reali motivi di insoddisfazione sociale o politica. Ciò nonostante anche qui ci sarà un'ondata di rinnovamento e di parcellizzazione del consenso su ben sette partiti che hanno la possibilità di avere una realistica prospettiva di entrare nel parlamento regionale.
Il vicolo cieco in cui si trova oggi la CSU viene da lontano. La legislatura che si è appena conclusa era iniziata sotto i migliori auspici per i cristiano sociali. Nel settembre del 2013, appena una settimana prima delle elezioni federali in cui Merkel raggiunse il suo massimo consenso (41.5 per cento), la CSU sfiorò il 48 per cento. Da allora è iniziato un lento e inesorabile declino. In particolare l'ascesa di AfD e la crisi dei migranti del 2015 ha eroso consenso ai cristiano-sociali. Il Ministro Presidente di allora Horst Seehofer pur criticando la politica del partito gemello della CDU sui temi dell'immigrazione ha sempre finito per andare a traino di Angela Merkel. Non è un caso che uno degli slogan di maggior successo dell'estrema destra recita: AfD mantiene ciò che la CSU promette. La crisi dei rifugiati, o più precisamente la gestione un po' disordinata che ha dato l'impressione che i confini della Germania fossero indiscriminatamente aperti, ha certamente contribuito alla crisi della CSU. Del resto, la Baviera è al secondo posto, dietro il Nord Reno Westfalia, per numero di richiedenti asilo: 82 mila (11.4%) nel 2016, 24 mila (12.2%) nel 2017 e 17 mila (13.6%) nel 2018 da gennaio a settembre (fonte: BAMF).
Un secondo motivo della crisi della CSU è uno scandalo iniziato cinque anni fa e che ha coinvolto in particolare un esponente di secondo piano della CSU, Jakob Kreidl, responsabile di aver utilizzato una sponsorizzazione illecita di 118 mila euro per una festa di compleanno. Proprio a fine ottobre inizierà il processo che vede coinvolti comunque diversi manger e politici della CSU. Seppur si tratti di una vicenda in cui sono implicate figure marginali del partito, la credibilità della CSU è stata evidentemente lesa.
L'altro grande problema della CSU, infine, è rappresentato dai continui contrasti tra i due pezzi grossi del partito: Horst Seehofer e Markus Söder. Dopo le elezioni federali del settembre 2017, in cui i cristiano sociali avevano raggiunto il 38 per cento (dieci punti in meno rispetto al 2013), i cristiano sociali hanno aperto, con molte polemiche e tensioni interne, la successione a Horst Seehofer che pur restando Presidente del Partito (e traslocando a Berlino al Ministero dell'Interno), ha ceduto la Presidenza della Baviera al più giovane Markus Söder. Il passaggio di consegne non è servito a molto, del resto, Seehofer non ha smesso criticare il partito gemello della CDU e la cancelliera Merkel aprendo ben due crisi di governo in sei mesi di vita del quarto governo Merkel.
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